Marco Bellinazzo, giornalista esperto di finanza legata al mondo del calcio, ha spiegato sul suo blog su “Il Sole 24 Ore” i possibili scenari futuri connessi all’investimento di Aurelio De Laurentiis nel Bari ed il perchè l’eventuale mancato acquisto di un bomber come Cavani non sia legato a questa operazione. Ecco alcuni estratti dal suo articolo:

Non è facile interpretare le mosse di Aurelio De Laurentiis, come l’acquisizione del titolo sportivo del Bari calcio, un imprenditore che nei colloqui privati si è sempre definito un “giocatore di poker conservativo”.

Sia chiaro: Napoli e il calcio Napoli gli devono molto. Ma è altrettanto vero che il presidente De Laurentiis, destinatario di nuove contestazioni da parte della tifoseria organizzata (che c’è da augurarsi restino civili e legali, a differenza del passato in cui si sono tradotte in forme estorsive ai danni del patron azzurro) a sua volta deve molto a Napoli e al calcio Napoli. Una centralità politica e sportiva che difficilmente avrebbe avuto con il proseguo della sua attività cinematografica (lo sviluppo dello Sport System globale va in questa direzione e dunque non la si prenda come una diminutio).

Il patron azzurro si è appena “sdoppiato” come proprietario rilevando il Bari (o per attenersi alla dizione dei tifosi pugliesi “la Bari”) fallito per la seconda volta in quattro anni. Un affare, visto che si tratta di una delle piazze calcistiche più importanti della Penisola (unica squadra di una città con oltre un milione di abitanti, tanto per cominciare).

“La nascita di un Regno calcistico del Sud”

La calata di presidenti di Serie A a Bari (ci hanno provato anche l’immancabile Lotito, già proprietario di Lazio e Salernitana, e Preziosi) dimostra lo stato degenerativo e autoreferenziale fino al parossismo in cui versa il calcio tricolore. Con le due principali piazze del Mezzogiorno in mano alla stessa persona. E l’incapacità di un sistema imprenditoriale sportivo di esprimere alternative credibili. Certo, si potrà vaneggiare la nascita di un Regno calcistico del Sud in lotta contro i potentati del Nord. Con questi concetti vanno a nozze i media e le organizzazioni neoborboniche e i fautori del sovranismo in tutte le salse.

Il reale motivo dell’investimento

“Le ragioni dell’investimento di De Laurentiis nel Bari vanno oltre questi scenari. L’idea base è quella di precostituirsi una alternativa al Napoli, che magari potrà cedere senza uscire di scena completamente da un mondo a cui sente ormai di appartenere e che ha saputo sfruttare molto meglio di altri”.

Per riportare il Bari in A occorreranno, a seconda della velocità della risalita dalla Serie D, 20/25 milioni. Anche in Serie B i Galletti saranno fonte di perdite. Con l’approdo in Serie A invece potranno contare su una base di 40 milioni di diritti tv. La stessa scommessa l’avevano fatta Paparesta e Giancaspro. De Laurentiis ha le spalle più larghe. E soprattutto non dovrà comprare il titolo con il Lodo Petrucci come fece con il Napoli con un esborso iniziale vicino ai 30 milioni. Il Bari perciò potrà essere redditizio tra tre anni a De Laurentiis ma in quel momento dovrà essere ceduta una delle due società visto che due club appartenenti allo stesso proprietario non possono giocare lo stesso campionato”.

L’operazione Bari non è legata al mancato acquisto di un top-player

Il mancato acquisto di Cavani o di altri bomber perciò non è legato all’operazione Bari, bensì a una situazione di conti che andrebbero fuori controllo. De Laurentiis lo ha detto e in questo caso c’è da credergli. Prendere un giocatore con un ingaggio da 7,5 milioni in su (che lordi sono il doppio) e ammortizzarne il cartellino (per altri 10/12 milioni a stagione) per una società che compresa la Champions fattura intorno ai 200 milioni e ha già un analogo costo della rosa (tra compensi e ammortamenti) sarebbe un suicidio.
A meno di non cedere giocatori con ingaggi e ammortamenti che pesino per almeno 25 milioni.

Pubblicato da Giovanni Musella

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