A Radio Punto Nuovo nel corso di Punto Nuovo Sport Show è intervenuto Alessandro Barbano condirettore del Corriere dello Sport:

“Il campionato italiano è arrivato ad avere 4 miliardi di debiti, con lo stop alla al pubblico negli stadi più lungo d’Europa: è chiaro che paghi un prezzo molto salato con tanti addii pesanti in questa finestra di mercato. Il caso Ronaldo è emblematico: anzi, è un indebolimento piuttosto contenuto rispetto alle previsioni, con tanti allenatori scesi in campo che sono una garanzia di qualità e anche di sperimentazione e di audacia. Complessivamente è realisticamente non ci possiamo lamentare. Ci sono società come la Juventus che hanno un margine molto basso di agibilità, pagando gli errori delle stagioni precedenti. Più che preoccuparci dell’indebolimento, dobbiamo sperare che la lezione sia stata imparata e che finalmente il calcio italiano abbia capito che per concorrere con i petrodollari dei qatarioti occorre tornare a fare quello che l’Italia ha saputo fare, ovvero una manifattura di alta qualità. Quindi bisogna dare fiducia agli allenatori di grande qualità, puntare sui vai e sui talenti internazionali giovani. Poi, ci sarebbe tutto un irrobustimento da porre in essere con gli stati per diventare il calcio nuovamente attrattivo per le famiglie. Tra Gattuso e Spalletti penso ci siano tre categorie di differenza, mi piace come il nuovo tecnico stiano raccontando il suo lavoro, motivando le sue decisioni.

Barbano sul lavoro di Spalletti

“Quello che ha fatto Spalletti fin qui mi piace, una delle sue preoccupazioni fondamentali è quella di velocizzare i cambi di gioco. Ormai, tutti giocano allo stesso modo, se questo lavoro lo fai veloce e di prima puoi mettere in difficoltà la squadra avversaria. C’è stato un lavoro specifico su questo. È stato bravo a motivare Ounas che ci eravamo convinti che fosse un mezzo giocatore, invece un giocatore di grande qualità e Spalletti lo ha capito. Nel secondo tempo contro il Genoa si è vista una fragilità atletica in mediana per una situazione che ha portato dall’abbondanza all’esiguità delle scelte. Un crollo che rischiava anche di diventare psicologico, ma hanno ripreso in mano la partita”.