Xavi Hernández è l’outsider spuntato per la panchina del Napoli. Stante l’ingaggio esoso di Spalletti, considerate le ambizioni elevatissime di Allegri e appurato che ADL non ama le minestre riscaldate, il presidente partenopeo sta sondando altre piste.
Ma analizziamo Xavi in termini di profilo di allenatore.
Se Pep Guardiola è stato considerato il successore a lungo termine del celebre Johan Cruyff a Barcellona, c’è chi spera che Xavi Hernández possa ripercorrere le loro orme. L’ex maestro del centrocampo, ritiratosi recentemente, che in carriera ha vinto non solo numerosi titoli nazionali, Copas del Rey e Champions League, ma anche la Coppa del Mondo e due Campionati Europei, avrebbe rifiutato un’offerta per succedere ad Ernesto Valverde prima della nomina di Quique Setién, ritenendo che non fosse il momento giusto.
Ci si aspetta comunque che sia in lizza per succedere a Koeman, quando, in futuro, quest’ultimo lascerà il Barcellona. Xavi ha accettato il ruolo di allenatore dell’Al-Sadd, squadra di Qatar Stars League nel 2019. Il regista catalano ha giocato con l’Al-Sadd dal 2015, anno in cui ha lasciato il Barcellona. Altrettanto significative sono le influenze che ha avuto. Tra queste spicca quella di Joan Vila, mentore del Barca. “Sa più lui del ‘Cruyffismo’ che Johan Cruyff stesso“, disse Xavi di Vila. “Uno studioso che ci ha impresso un nuovo modo di intendere il calcio“.
Stile di gioco
L’idea di gioco offensivo espressa da Xavi si basa sulla convinzione che più a lungo una squadra ha il possesso, più si avvicina alla vittoria. Il tecnico catalano rispetta tuttavia gli altri approcci e ha dimostrato di capire che, durante le partite, la sua squadra deve essere in grado di adattarsi. Finora l’Al-Sadd si è disposto principalmente con un 4-3-3, diventato all’occorrenza un 4-2-3-1 o 4-1-4-1 in fase di non possesso.
Se gli avversari prediligono il pressing con due punte, la squadra di Xavi rimane schierata con un 4-3-3. Se invece a pressare c’è solo una punta, adotta un 4-2-3-1 per creare un doppio pivot, avendo costantemente a disposizione un calciatore aggiuntivo dietro l’avversario che applica il pressing. Durante le prime fasi di transizione, i due centrali si allargano (come naturale che sia), di modo tale che i terzini possano avanzare, superando il centrocampo.
A tal fine, i centrocampisti, l’ex Udinese Guilherme, Santi Cazorla e Waad, si abbassano a turno a ricevere palla dal portiere, offrendo un’ulteriore linea di passaggio. Guilherme riveste un ruolo particolarmente importante. La responsabilità dell’equilibrio difensivo e offensivo dell’Al Sadd è affidata in gran parte a lui. Il brasiliano è il primo giocatore a cui i loro difensori cercano di giocare la palla ed è colui che detta il ritmo.
In avanti, la punta di diamante Bounedjah. Al suo fianco ci sono il coreano Nam e il qatariota Al Haydor. Sulla sinistra, l’attaccante si rende protagonista di scambi con il terzino sinistro Hassan, elemento dotato di un fisico alla Maicon. Quest’ultimo si sovrappone con continuità e sovente dialoga, appunto, con il centravanti Baghdad Bounedajh. L’algerino è assolutamente illegale per il campionato qatariota ed è dominante nei confronti dei difensori avversari. Essendo un pivot offensivo, non ha problemi a venire incontro alla palla e scaricarla su Nam o sull’esterno destro offensivo Al-Haydos.
Pressing e difesa
Come faceva il Barcellona, si parva licet componere magnis, l’Al Sadd attacca e difende da squadra. Il suo gioco posizionale richiede una riorganizzazione rapida per recuperare palla e poi riproporre trame offensive. All’inizio, la squadra applica un pressing alto nei pressi del portiere avversario. Se il pallone non viene recuperato, c’è una seconda linea di pressing. La pressione è guidata dagli attaccanti, mentre coloro che stanno dietro occupano posizioni tra gli avversari per limitare le linee di passaggio e costringere a giocare la palla lunga.
Se l’avversario riesce a superare il primo pressing, i centrocampisti Guilherme e Waad vanno a turno a bloccare l’avversario. Quando invece gli avversari superano la metà campo, la squadra di Xavi passa dal 4-3-3 a un 4-1-4-1 destinato a bloccare le linee di passaggio. Quando il possesso viene riguadagnato, l’Al-Sadd lancia gli attacchi sfruttando la consapevolezza degli spazi e le posizioni adottate.
Il fatto che Xavi sia anche vicino come mentalità al compianto Luis Aragonés, che sia stato allenato da Louis van Gaal e abbia giocato in squadre che facevano del possesso il loro cavallo di battaglia, come quelle guidate da Frank Riijkard e Vicente Del Bosque, prima degli anni d’oro con Guardiola, si può evincere anche dal suo approccio alla gestione della squadra. La sua priorità è quella di comunicare con i suoi giocatori singolarmente, con l’obiettivo di capire la loro personalità e spiegare loro le consegne personalizzate durante gli allenamenti.
Xavi dà fondamentale importanza all’aspetto psicologico, ritenendo che possa fare una differenza significativa a certi livelli, chiaramente allo stesso modo delle capacità tecniche, dell’aspetto fisico e della questione tattica.
“Pep ci ha reso tutti migliori“, ha detto Xavi di Guardiola, calciatore di cui ha anche ereditato il ruolo nello scacchiere del Barcellona. “Ti spiega i motivi di tutto, comunica molto. Inoltre, il suo modo di vedere il calcio è quello del Barcellona. Negli ultimi anni è stato il personaggio più influente del calcio mondiale“. Eppure, come spiegato in precedenza, Xavi sta prendendo ciò che ritiene il meglio da vari tecnici che lo hanno allenato ed è affascinato anche dal gioco di Klopp, soprattutto per quanto riguarda la fase di pressione e contropressione.