Le sue motivazioni poi Chiariello l’ha espresse con dovizia di particolari: “Questo è un campionato che non può dare sentenze definitive a sei giornate dalla fine. L’Inter, resuscitata contro la Juve, nella migliore partita dei bianconeri, adesso ha ripreso il passo avendo battuto il Verona con discreta sicurezza. Sembrava aver abdicato, ora torna ad essere la favorita. Ma siamo sicuri che le vincerà tutte, le ultime sei, e anche il recupero a Bologna? Perfino il Napoli ha ancora possibilità, nonostante abbia perso 5 partite in casa. Attenzione però a guardarsi anche le spalle dalla Juve, che di riffe e di raffe è sempre là…”.
Insomma, durante a “Campania Sport” il padrone di casa ha cercato di rincuorare tutto l’ambiente, con dosi massicce di ottimismo: “Il campionato però non è finito, perché queste sei partite il Napoli le può vincere e la quota 84 è quella scudetto indicata da Allegri. Calma e gesso. Certo le speranze diminuiscono ma questo campionato non autorizza sentenze anticipate!”.
Piedi buoni e cuore freddo
Ovviamente, i calciatori non sono esentati dalle loro responsabilità: “Questa squadra è strutturalmente debole purtroppo, ci vuole gente di taglia e nerbo. Fabiàn Ruiz e Zielinski hanno l’oro nei piedi, ma il cuore freddo. Se rifondazione deve essere perché non si parte dalla cessione di questi due giocatori, che portano soldi e forse sostituiti da giocatori di carattere danno a questa squadra qualcosa in più. Demme è uscito completamente fuori dalle gerarchie; l’unico muscolare che può sostituire Anguissa…”.
Insomma, mai banale nelle sue considerazioni, Chiariello è tutt’altro che caustico verso determinati giocatori: “Abbiamo giocato con due uomini in meno e Politano a mezzo servizio. Quando a centrocampo lasci il solo Lobotka, non puoi pensare di vincere la partita. La responsabilità è sempre di chi va in campo; Fabiàn, che può tirare in porta, si guarda intorno e dà la palla agli avversari, è indecente…“.
Si salvano in pochi dagli strali della critica feroce. Uno su tutti, Victor Osimhen: “Non ha toccato palla, però ha corso talmente tanto che l’avversario è uscito distrutto e alla fine ha fatto assist e gol nonostante la pessima partita, perché il ragazzo dà l’anima!”.
La maledizione del 4
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