Uno vale uno è il motto più assurdo, volgare e fallimentare che una società adulta possa adottare.

Le competenze non si inventano. L’esperienza è frutto, spesso, di dolore e fatica. Sebbene questa falsa Modernità, rinneghi i valori dello Studio e dell’analisi lenta e ponderata, nessuno può considerarsi uguale ad un altro. Sostituire è possibile solo in un’ottica ben strutturata.

Senza menzionare passaggi politici recenti ed i suoi capitomboli, in nessun caso uno vale come un altro.
Gli uomini giusti al posto giusto, innalzano i valori collettivi e consentono vittorie. L’inverso produce mediocrità e fallimento aziendale.

La riflessione a proposito delle paventate partenze di Spalletti e Giuntoli.
Giuntoli non è un uomo “casuale”.

Il direttore che ha scoperto e preso a cifre irrisorie Kvsratskhelia non è “comune”. Chi ha messo a punto il Napoli 5.0 ed ha costruito il team che ha sfiorato l’impresa europea non è da considerarsi uno che vale uno. Napoli non è Roma, Spalletti non è Mourinho, Giuntoli non è Maldini o Nedved.

Non discutiamo la possibilità di aprire nuovi cicli, possibilmente più entusiasmanti, ciò non toglie cge che la riflessione deve essere attenta.
Nessuno si azzardi a pensare che Giuntoli sia sostituibile più o meno Spalletti. Se sostituzione si deve parlare, la cosa deve essere attenta e ponderata. Soprattutto organizzata. Occore anche in questo caso riflessione. Nulla accade a caso.

Uno vale uno, in politica, nella società produttiva e nel pallone è e resta una Bestialità.