Nel ripercorrere il trionfo del Napoli si rischia seriamente di cadere in luoghi comuni triti e ritriti. Un mucchio di cose già dette, che potrebbero soltanto sminuire il peso di una vittoria storica, in grado di durare ben oltre il tempo di un’annata.
Allora, per restituire veridicità ad un racconto meraviglioso, basta dare il giusto valore ai premi attribuiti dalla Lega, che ha ufficializzato i riconoscimenti individuali destinati agli allenatori, ed ai migliori giocatori per ruolo della stagione.
Ovviamente, domina la squadra partenopea. Inimmaginabile pensare che potesse accadere qualcosa di diverso.
Spalletti MVP
Luciano Spalletti è stato eletto allenatore dell’anno. A gratificare l’uomo simbolo della panchina napoletana, una giuria composta dai Direttori delle principali testate giornalistiche sportive, che ne hanno considerato il lavoro sulla scorta di precisi parametri tattici, nonché sulla base di un criterio difficilmente contestabile: la qualità di gioco espresso dagli azzurri.
Il tecnico di Certaldo ha ridisegnato l’identità del Napoli in modo radicale, aggiungendo al proverbiale possesso intenso e ritmato, un’indole più diretta e verticale, in cui si sono esaltate le abilità di Osimhen e Kvaratskhelia nello sbranare la profondità come alternativa al classico giropalla avvolgente, funzionale a portare tanti uomini nella metà campo avversaria.
Questa varietà di soluzioni offensive, probabilmente, rappresenta appieno la grandezza del suo operato…
Azzurri dominanti
Inevitabile poi che in una stagione capace di esprimere una dominatrice assoluta venissero premiati alcuni dei grandi protagonisti della cavalcata Scudetto.
Victor Osimhen trionfa tra gli attaccanti, Kvhicha Kvaratskhelia è l’MVP del campionato, mentre Kim si prende lo scettro dei difensori. E se la nomina di Provedel nella speciale classifica destinata ai portieri appare tutto sommato meritata, a destare scalpore non è tanto il riconoscimento attribuito a Nicolò Barella, quanto la defenestrazione di Lobotka dal ristretto gruppo degli elegibili a centrocampo. Assieme all’interista, infatti, erano stati inizialmente candidati Adrien Rabiot e Sergej Milinković-Savić.
Giusto ricordare, inoltre, che nell’ideale Top Undici della Serie A, oltre ai tre azzurri premiati, c’è Giovanni Di Lorenzo ad occupare lo slot di terzino destro.
Osi-Kvara ingiocabili
A tratti totalmente ingiocabili Osi e Kvara: “gemelli del gol” azzurri. Alla vena realizzativa negli ultimi sedici metri, Osimhen ha aggiunto nuove competenze al suo bagaglio calcistico. Copre l’attrezzo come un tradizionale centravanti di posizione, che protegge palla e favorisce la risalita dei compagni, le volte che lo invitano ad accorciare nella propria trequarti, per ricucire la manovra. Nient’affatto impaurito nonostante la durezza di qualche intervento da dietro di troppo, ormai non si affida solo al suo istintivo senso del gol, per finalizzare, strappando in conduzione.
Kvaratskhelia ha stupito per l’elettricità nella sterzata, associata all’esplosività nel cambiare direzione in dribbling. Una pulizia nei fondamentali, partendo da fermo, quando riceve nei piedi, oppure è lanciato in corsa, che ubriaca chiunque tenti di disinnescarne l’uno contro uno, letteralmente accomodati con il sedere per terra o lasciati bellamente sul posto.
Kim e Di Lorenzo dominanti
Il coreano è la chiave strategica che consente al Napoli di avere un atteggiamento difensivo coraggioso, accettando talvolta anche situazioni di parità numerica. Perché è un centrale assai cerebrale, con grandissima personalità. Dotato di un tempismo tale da permettergli di mettere una pezza a qualsiasi falla si apra nella retroguardia, bravo nelle letture e negli intercetti.
Il Capitano è qualcosa d’altro di un semplice terzino. Spesso utilizzato come mezzala, preziosa nel favorire la progressione della palla in virtù di piedi educati e cervello fino. Efficace in entrambe le fasi: attaccando lo spazio in sovrapposizione, ansioso di inclinare il gioco dalla propria parte; abbassandosi, per assorbire gli inserimenti altrui.
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