Il sistema scelto da Luciano Spalletti, a tratti, pare cucito perfettamente sulle qualità tecniche di Zieliński. Il richiamo esercitato da un offensive player completo, capace di esaltarsi nel calcio dominante espresso dal Napoli, sembra la chiave narrativa più logica per raccontare in maniera semplice e diretta il primato degli azzurri.

Soprattutto in questa periodo della stagione, in cui il polacco appare tutt’altro che straripante. Poco intenso e reattivo. Emotivamente, prim’ancora che fisicamente, ai margini del gioco.

Questo, però, non significa che il culto del possesso, inteso come scelta tattica in grado di trascinare la squadra, renda Piotr poco centrale nel calcio prodotto dai partenopei.

Al contrario, proprio la sua latitanza impatta in modo determinante nel 4-2-3-1 spallettiano.

Zieliński sottotono

In effetti, il Napoli diventa efficacissimo se riesce a sfruttare le caratteristiche di Zieliński. In sostanza, quando la costruzione della manovra scorre attraverso un giropalla fluido, poi il momento della finalizzazione passa necessariamente per l’atipicità del trequartista azzurro.

Che crea con i suoi movimenti spazi utili, funzionali a consolidare per sé stesso ed i compagni la fase d’attacco. Senza trascurare l’innata abilità nel orientare le ripartenze, all’atto di ricevere tra le linee e strappare in conduzione, puntando gli avversari.

Quest’anno, spesso si è avuta l’impressione che, nel bene o nel male, fosse Piotr a decidere in quali circostanze si potesse dare forma e sostanza alla squadra partenopea negli ultimi trenta metri.

Da qualche settimana, tuttavia, le cose sono cambiate. Con il polacco che sta veicolando una strisciante sensazione di arrendevolezza. Esplosa fragorosamente contro la Lazio.

Insuperabile densità centrale

Domenica sera, Maurizio Sarri ha imposto ai biancocelesti di fare grandissima densità centrale. Così da concedere esclusivamente la risalita dal basso al Napoli sulle catene laterali.

Leggendo tra le pieghe del piano gara, la strategia impostata dall’allenatore laziale ha letteralmente tagliato fuori Zieliński dallo sviluppo del gioco, impedendogli di occupare lo spazio fra le linee e ricevere una verticalizzazione diretta nella zona di mezzo.

Bisogna considerare che le sofferenze nel primo tempo sono in parte riconducibili anche all’atteggiamento del Napoli. Spalletti infatti voleva dare al match una interpretare non ultra-propositiva.

Decidendo consapevolmente di impostare il baricentro ad un’altezza di campo medio-alto. Immaginando di innescare la pressione solamente in precise circostanze. Ovvero, con Politano e Insigne in posizione di controllo. Pronti ad alzarsi aggressivamente sullo scarico verso i terzini.

Un contesto nel quale Zieliński ha dovuto sobbarcarsi un surplus di lavoro senza palla, nell’ottica di mettere in ombra Lucas Leiva, primaria fonte del gioco altrui.  

Napoli con Elmas in più  

In definitiva, il Napoli ha comunque conquistato tre punti fondamentali, al netto di una partita complicata. Dov’è innegabile non si sia espresso al meglio delle sue potenzialità.

Una vittoria che ha un valore inestimabile per com’è maturata. In ogni caso, assai indicativa nel mostrare la varietà di alternative di cui gode Spalletti.

L’uomo di Certaldo l’ha ribaltata cambiando Zieliński con Elmas, un altro talentuoso tuttocampista dalle peculiarità ibride. Cioè tali da permettergli di esprimersi compiutamente sia da trequartista classico, che in veste di poliedrica sottopunta.     

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