Il Napoli ha ufficializzato l’accordo con Luciano Spalletti e l’ambiente partenopeo s’è fatto subito incandescente.
Probabilmente, i dubbi che albergano in una parte della tifoseria circa l’effettiva capacità di riuscire a calarsi nella realtà calcistica napoletana, sono influenzati dal piglio autoritario con cui il tecnico toscano ha affrontato lo scontro fratricida con Totti e Icardi. Due casi che non hanno certamente giovato alla sua carriera.
Tuttavia, al di là delle speculazioni mediatiche attorno all’uomo di Certaldo, risulta evidente che ovunque abbia allenato, ha sempre dimostrato di essere estremamente meticoloso. Soprattutto nel lavoro quotidiano sul campo.
Una metodologia di allenamento talmente ossessiva, fondata essenzialmente sulla ripetizione continua dei movimenti che i giocatori dovranno poi eseguire durante la partita, da sembrare quasi maniacale.
Il marchio di Spalletti sulla Roma
Innamorato del bel gioco, il profilo scelto da ADL è sicuramente in grado di sviluppare in profondità un progetto di crescita tecnico-tattica, funzionale a dare al Napoli un’identità chiara e definita.
Nonché, il personaggio ideale per veicolare una certa etica lavorativa all’interno del gruppo.
Del resto, la tendenza a interpretare un calcio gradevole ed organizzato appare chiaramente visibile nelle precedenti esperienze professionali maturate da Spalletti.
Della sua prima volta alla Roma, tutti ricordano il 4-2-3-1, considerato il marchio di fabbrica dell’allenatore toscano. Un sistema assai offensivo e spettacolare, che in verità nacque per fronteggiare una situazione d’emergenza.
Il 18 dicembre del 2005 i giallorossi sono ospiti della Sampdoria senza Cassano, Montella e Nonda. L’unico vero attaccante a disposizione è Okaka, a quel tempo poco altro che un 16enne di belle speranze. Spalletti decide di far giocare prima punta Francesco Totti. Posizione che, da quel momento in poi, il Pupone non lascerà mai più.
I movimenti in uscita simili al Napoli attuale
Ritornato all’ombra del Cupolone, dopo gli anni allo Zenit San Pietroburgo, Lucianone cambia le carte in tavola.
Consapevole di possedere grande qualità sugli esterni, in fase difensiva, punta essenzialmente a marcare l’uomo, piuttosto che avere come riferimento primario la posizione della palla.
La Roma difende meno di reparto. Privilegiando i duelli individuali. Nondimeno, le manca la capacità di intensificare il pressing. Per questo motivo predica un calcio più attendista e posizionale, poco orientato a difendere in avanti.
Del resto, in rosa c’erano difensori e centrocampisti con caratteristiche tecniche ben precise. Il blocco centrale composto da Manolas e Rudiger, con i quali collaboravano Strootman e De Rossi, era in grado di favorire la risalita della palla dal basso con efficacia, gratificando il possesso ragionato. Anche in virtù dell’attiva collaborazione dei terzini.
Stretti e corti come l’Inter
Un contesto tattico molto simile alla strategia utilizzata dal Napoli quest’anno, finalizzata ad invogliare la controparte ad alzare molto le linee di pressione, affinchè si creino poi gli spazi per attaccare la profondità.
In effetti, gli azzurri potrebbero ricalcare i movimenti fondamentalmente utilizzati da Spalletti per l’Inter, senza dovere necessariamente adattarsi a traumatici cambiamenti di giocata.
Tenendo presente che per indole, i nerazzurri facevano grande densità in zona possesso, arrivando a posizionare pure dieci giocatori sotto la linea della palla.
I due centrali difensivi occupavano i rispettivi half-spaces, mentre ai due mediani in mezzo al campo veniva delegata la regia. Se la pressione avversaria impediva a Vecino e Borja Valero di ricevere lo scarico liberi, allora i laterali, Dalbert e D’Ambrosio, portavano in avanti l’attrezzo.
Un coinvolgimento attivo dei difensori nella fase di impostazione, per mandare in sottonumero gli avversari “invitati” a pressare.
Quante aspettative sul tecnico di Certaldo
Insomma, al netto delle eventuali operazioni in entrata ed uscita, con Spalletti si prospetta un lavoro teso a mantenere in vita determinate situazioni di gioco.
Un progetto orientato alla continuità tattica. Da adeguare, comunque, al contesto dello spogliatoio di Castel Volturno. Quindi, necessariamente da modificare in stretta connessione con quelli che saranno i protagonisti principali del Napoli che verrà arricchito dal mercato…
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