Quella di ieri è stata la partita di Luciano Spalletti. Non solo perché ha evitato di reagire alle provocazioni gratuite della Dacia Arena. Al netto di un ambiente a dir poco ostile, infatti, il tecnico del Napoli ha continuato a mantenersi lucido.
Una serenità che s’è tradotta nella prontezza con cui ha impostato il piano-gara della sua squadra. Capace di soffrire inizialmente un avversario scomodissimo da affrontare come l’Udinese.
In effetti, nella prima parte del match, i padroni di casa hanno offerto la miglior versione di sé stessi. Specialmente quando hanno serrato i ranghi, chiudendo ogni spazio vitale alla manovra degli azzurri. E contemporaneamente, portando pressione al portatore.
Il peso difensivo dell’Udinese
Sin troppo evidente l’intenzione di Luca Gotti: inaridire le fonti del gioco altrui con un calcio aggressivo. In quest’ottica, gli accoppiamenti difensivi erano funzionali al progetto tattico dell’allenatore friulano.
E poiché il Napoli si appoggia lateralmente per determinare offensivamente, sviluppando quelle combinazioni tra esterno e terzino, che sono essenziali nel sistema di Spalletti, sulle fasce Insigne e Politano dovevano fare i conti con la tenace contrapposizione di Molina e Stryger Larsen.
A completare la fotografia perfetta della strategia bianconera sotto la linea della palla, almeno in avvio, l’atteggiamento dei tre centrali.
A turno, in base alla porzione di campo occupata da Osimehn, uno tra Becao, Nuytinck e Samir francobollava il nigeriano.
Al contempo, un compagno forniva adeguata copertura, rispetto ai movimenti del centravanti partenopeo.
Con la conseguenza pratica che il terzo, libero da oneri di marcatura, poteva alzarsi e lavorare difensivamente su chiunque, in maglia azzurra, provasse a buttarsi tra le linee.
Insomma, l’idea di puntare sulla fisicità, per distruggere e poi ripartire, non sembrava così peregrina.
Le certezze tattiche di Spalletti
Esemplare il contributo di Pussetto e Deulofeu, giocatori veloci e di qualità, con il pallone tra i piedi. Abili soprattutto nell’esaltare i ribaltamenti dell’Udinese.
Tutto questo, ovviamente, fino a quando i friulani sono riusciti ad appoggiarsi con efficacia negli spazi larghi. Aspettando di comprendere quale sarebbe stata la reazione del Napoli. Arrivata fragorosa e scintillante.
Dopo aver metabolizzato il contesto tattico in cui si stava facendo coinvolgere, la squadra partenopea ha prontamente smorzato gli entusiasmi dei bianconeri con la forza delle proprie idee.
Del resto, si è avvertito chiaramente proprio il peso dei solidi principi di gioco veicolati al gruppo da Spalletti, senza alcuna deviazione o ripensamento.
Sostanzialmente, il Napoli ha dimostrato per l’ennesima volta in questo scorcio di campionato, di essere pienamente consapevole di dover produrre calcio prevalentemente in una certa maniera.
Ovvero, alzando il ritmo della circolazione, intensificando il giropalla fino a portare allo sfinimento la controparte, riversando molti uomini nella metà campo avversaria.
Progetto in divenire, sulle ali dell’entusiasmo
In definitiva, pare davvero che Spalletti stia facendo crescere il collettivo a sua disposizione con passione, coerenza e determinazione.
In ogni azione offensiva che sviluppa il Napoli, si palesa un retaggio delle gestioni precedenti. Quindi, lunghe fasi di attacco posizionale. Che magari può dare l’impressione di essere sterile e improduttivo.
In particolare, quando si fossilizza nella risalita della palla dal basso o nella costruzione dei difensori, con la fattiva collaborazione di Ospina.
Ma che improvvisamente esplode, gratificando le catene laterali o la verticalità.
A Udine è andata così. Già dopodomani con la Sampdoria si attendono controprove.