Il Napoli che si appresta ad affrontare lo Spezia sembra aver raggiunto un’alchimia talmente perfetta da risultare inarrivabile per le altre squadre della Serie A. Anche contro la Roma, gli azzurri, alla lunga, hanno trovato pazientemente le contromisure per sottrarsi al piano gara di Mourinho. E poco importa che, per larghi tratti, le idee del tecnico portoghese, siano state in grado di arginare la capolista. Veicolando la netta sensazione che se ne possano interrompere i flussi di gioco, affidandosi al pressing alto.
Questa, al momento, appare forse l’unica strategia per tentare di imbrigliare il calcio qualitativo prodotto dagli uomini di Spalletti.
Gotti uomo su uomo
Proprio i giallorossi, quindi, avrebbero fatto scuola, “suggerendo” a Gotti un approccio al lunch match di domenica fortemente orientato uomo su uomo a tutto campo. Una fase di non possesso incentrata sull’obiettivo di togliere continuamente tempo e spazio agli azzurri.
In questo scenario, il 3-5-2 dei liguri avrebbe un impatto ancora maggiore rispetto alle scelte tattiche della Roma, potendo contare su due attaccanti assai dinamici come Verde e Shomurodov, che si alzano su Kim e Rrahmani. Chiudendo poi le linee di passaggio verso l’interno portando Ampadu su Lobotka, Bourabia e Agudelo sulle mezzali.
Tatticamente, impedendo di appoggiare il gioco sui centrocampisti, lo Spezia potrebbe concedere esclusivamente la soluzione esterna.
Terzini fondamentali
Insomma, se la pressione altrui impedisce di trovare ricezioni pulite, con i riferimenti centrali marcati, dunque costretti a scaricare all’indietro per sicurezza, allora il Napoli tenterà di uscire dal basso, lavorando in ampiezza. Situazione in cui risultano decisivi Di Lorenzo e Mario Rui. Fondamentale la loro posizione, specialmente quando Spalletti gli chiede di entrare dentro al campo.
Così, l’uomo di Certaldo intende adattarsi allo schieramento dello Spezia. Con i “braccetti” – Holm (o Ferrer) e Reca -, accoppiati agli esterni offensivi della squadra partenopea, Mario Rui e Di Lorenzo, accentrandosi, creano superiorità posizionale nella metà campo difensiva, favorendo la progressione del pallone o il mantenimento del possesso.
Evidente la volontà di sovraccaricare il lato forte. E dopo sfruttare un cambio gioco.
Passione in ampiezza
I vantaggi sono palesi. Se Di Lorenzo non ha opportunità pulite sul corto, si appoggia all’indietro verso Rrahmani, che esplora il lato opposto alla palla. Il movimento a stringere del terzino sinistro consente a Kvaratskhelia di rimanere molto aperto, con i piedi sulla linea. Ed a Zielinski di pensare esclusivamente a buttarsi alle spalle della mediana avversaria.
A sua volta, il polacco, può attaccare lo spazio fronte alla porta, oppure, se la giocata è diretta su Osimhen, trasformarsi nel “terzo uomo”, sulla catena composta dal mancino portoghese ed il centravanti nigeriano.
Lo stesso, ovviamente, dicasi con il capitano interno, fungere da raccordo centrale. Lozano (o Politano) isolato sull’esterno e Anguissa pronto a inserirsi in avanti.
Ovviamente, nel rispetto degli equilibri difensivi, alla “partenza” di un terzino corrisponde sempre la copertura dell’altro, qualora fosse necessario assorbire una perdita di possesso, con conseguente transizione avversaria.
Del resto, entrambi hanno capacità nelle letture e gamba tonica per scappare celermente verso la propria porta.
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