A Skopje è iniziata ufficialmente la nuova vita calcistica di Luciano Spalletti. Contro la Macedonia, l’allenatore Campione d’Italia ha cominciato la sua avventura azzurra. Esordio complicato e delicatissimo per il tecnico di Certaldo, alla prima uscita nel ruolo di C.T. dell’Italia. Essendo principalmente un uomo di campo, Lucianone ha avuto ben poco tempo per trasmettere principi e idee al gruppo. Con neanche una settimana di allenamenti nella teste e nelle gambe degli Azzurri, però, era necessario andare sul sicuro e schierare una formazione solida. Infatti, serviva gente pronta subito a calarsi nella parte e risolvere una gara determinate per la classifica del girone, in ottica qualificazione diretta all’Europeo 2024.

In questo scenario, per disinnescare le velleità di un avversario che pur giocando in casa, tra l’altro su un campaccio da incubo, disastrosamente pieno di buche, occupa comunque il 68° gradino del ranking Fifa, era inevitabile che Spalletti facesse le sue scelte basandosi innanzitutto su una logica conservativa, almeno nell’undici di partenza.

L’indisponibilità di Chiesa e Pellegrini ha costretto il Commissario Tecnico a rivedere parzialmente i suoi piani, fermo restando il sistema di gioco. Questo, dunque, il 4-3-3 della prima Italia targata Spalletti:

Donnarumma; Di Lorenzo, Mancini, Bastoni, Dimarco; Barella, Cristante, Tonali; Politano, Immobile, Zaccagni.

Confortante primo tempo

L’Italia prende immediatamente in mano la deriva dell’incontro, con il classico possesso qualitativo che ha sempre caratterizzato il calcio spallettiano. Gli Azzurri muovono la palla avanti-indietro-dentro, alla spasmodica ricerca del “terzo uomo”. Strategia funzionale a creare gli spazi alle spalle delle linee macedoni, talmente strette e strette corte, da costringere la Nazionale a esplorare gli esterni, piuttosto che intasare centralmente la trequarti altrui. Un contesto tattico in cui vengono coinvolti tantissimi i terzini, in qualità di mezzali aggiunte. Un altro pattern tipico del Napoli scudettato, con Di Lorenzo che stringe la posizione, partecipando attivamente nella costruzione della manovra.    

Buona anche la reattività nel pressare in avanti, specialmente con Barella e Tonali, nel tentativo di riconquistare l’attrezzo, nonché togliere tempo ai padroni di casa per ragionare con il pallone tra i piedi. Meno coinvolto nell’impostazione Cristante, che verticalizza quasi mai. In ogni caso, un muro, il romanista, nel fare da copertura alla retroguardia.

A metà primo tempo, nell’arco di un minuto, l’Italia va vicina alla rete in due occasioni. Colpisce il palo con Tonali, lanciato verso Dimitrevski da un tracciante disegnato col contagiri di Barella. Quindi tocca a Cristante, sugli sviluppi di un corner battuto da Dimarco, toccare sottomisura, stoppato dalla difesa a pochi metri dalla segnatura.

La Macedonia risponde con un assolo di Elmas, che si isola sull’esterno mancino, parte lancia in resta, si accentra e stimola Donnarumma alla parata dalla distanza.

Ripresa meno lucida

La ripresa si apre con una sorpresa: la sostituzione di Politano con Zaniolo. Il nuovo entrato parte sparato e genera l’azione del vantaggio: supera l’avversario diretto, poi cross, sulla ribattuta si avventa Barella, che si coordina perfettamente e batte a rete. La palla centra la traversa, ma Immobile è lesto nel ribadirla in tap-in.

Ovviamente, adesso il piano gara della Macedonia va rimodulato, urge alzare il baricentro di una quarantina di metri. Una situazione che esalta il centravanti della Lazio, bravo ad abbassarsi fin dentro la propria trequarti, per legare il gioco, tenere palla e conquistare pure qualche fallo, in grado di far rifiatare la squadra.

Dopo un’ora, Spalletti deve ricorrere ancora alla panchina: Scalvini prende il posto di un claudicante Mancini.  

Nel frattempo, Zaniolo continua a tenere sugli scudi la difesa macedone con i suoi tagli. Non c’è che dire, l’ex giallorosso è entrato proprio bene. Le sue soluzioni offensive compensano l’atteggiamento meno propositivo nella ripresa delle due mezzali azzurre. Perlomeno in fase offensiva. Altra consistenza quando deve dare una mano difensivamente. Vedremo perché…

E’ innegabile che non riuscendo a chiudere il match, progressivamente l’Italia provi a gestire il possesso. La brillantezza si affievolisce ed i ritmi calano in maniera vistosa. Elmas suona due volte il segnale d’allarme, spaventando il suo ex allenatore al Napoli. Prima che Spalletti possa pescare per l’ennesima volta tra le “riserve”, la Macedonia pareggia. Zaniolo entra scomposto e provoca una punizione dal limite. La conseguente esecuzione di Bardhi – un mortifero interno collo, forte e tagliatissimo – muore alle spalle di Donnarumma, beffato sul palo di competenza.   

Il C.T. prova a superare le difficoltà fisiche inserendo contemporaneamente Biraghi e Gnonto per Dimarco e Zaccagni, evanescente nella seconda frazione, dopo un avvio di partita decisamente promettente. L’Italia chiude in avanti, con un iperoffensivo 4-2-3-1, ridisegnato nel finale in virtù dell’ingresso di Raspadori al posto di Tonali. Ma il pareggio non si schioda.

Ora per l’Italia il discorso qualificazione si fa veramente complicato…  

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