Nonostante Luciano Spalletti abbia un contratto con il Napoli che scade nel 2024, mai come in questo momento l’idillio tra il tecnico toscano e la società partenopea appare tutt’altro che solido.
Le dichiarazioni rilasciate ai microfoni di Sky avranno fatto fischiare le orecchie ad Aurelio De Laurentiis, chiamato indirettamente in causa svariate volte dal suo allenatore.
L’idea che attualmente i due non riescano proprio a prendersi, ognuno sintonizzato su una personalissima frequenza, che ne impedisce la compatibilità, sembra dunque nient’affatto campata in aria.
La visione sul futuro della squadra partenopea diventa quindi un pretesto, che travalica le esigenze degli azzurri, dentro e fuori dal campo. Anziché meramente calcistico, il dubbio è più caratteriale.
Meret sfiduciato pubblicamente
La discordanza afferisce specialmente la decisione del club di prolungare il contratto ad Alex Meret, lasciando conseguentemente libero David Ospina di cercarsi un’altra sistemazione.
Il punto non è l’intenzione in sé di puntare sul talentuoso estremo difensore friulano, sperando che possa esplodere definitivamente, vivendo un’intera stagione da titolare indiscusso, senza infortuni o paurosi cali di rendimento.
Bensì, ciò che una scelta del genere si porta dietro, emotivamente e tatticamente. L’ex Udinese interpreta il ruolo in modo poco funzionale al calcio di Spalletti. Una filosofia che trasforma il “numero uno” nella prima opzione in fase di costruzione. Strategicamente idoneo a dialogare con i compagni e sottrarli alla pressione alta degli avversari.
Insomma, poiché utilizza il portiere alla stregua di un giocatore di movimento, stimolandolo continuamente alla trasmissione sul breve, l’allenatore non vuole correre alcun rischio, affidandosi ad una risorsa che non eccelle in questo fondamentale.
Spalletti vuole riflettere
In sostanza, il problema non è quanto sia bravo (o meno…) Meret nell’usare i piedi. Spalletti ne fa, invece, una semplice questione di dettagli. Imperfezioni che potrebbero insinuarsi come granelli di sabbia nel collaudato possesso palla della sua squadra.
Non va trascurato nemmeno l’aspetto emotivo. Adesso sulle spalle dell’Airone gravano aspettative enormi. Pressioni talmente onerose per un ragazzo dalle indubbie potenzialità, che però d’improvviso ha interrotto un progressivo e costante processo di crescita. Non necessariamente per colpe imputabili soltanto a lui.
Un carico di spinose responsabilità, che potrebbero risultare eccessive pure per un giocatore maggiormente strutturato a livello caratteriale.
De Laurentiis ha già scelto
In questo scenario si inserisce la policy aziendale imposta dalla proprietà. De Laurentiis intende dare vita ad una profonda rifondazione. In cui il taglio del monte-ingaggi è solamente il passo inaugurale di una precisa volontà, tesa a ridimensionare i costi. Una gestione ancora più virtuosa, economicamente sostenibile a medio/lungo termine per una realtà come il Napoli.
Spalletti, che non è uno sprovveduto, ha già maturato la consapevolezza di quanto sarà difficile lavorare in un simile contesto.
Perciò vorrebbe sciogliere il nodo legato al portiere, percependo come possa risultare poi decisivo all’interno di uno spogliatoio con ambizioni d’alta classifica a chi affidare idealmente la difesa della porta.
Con crudezza disarmante e senza tanti giri di parole, l’uomo di Certaldo l’ha dichiarato velatamente: di Meret ne farebbe tranquillamento a meno.
A Spalletti, tuttavia, va riconosciuto un grande pregio. Ovvero sapersi adattare al materiale messogli a disposizione. Una qualità fondamentale per andare d’accordo con Adl. Del resto, solo gli stupidi non cambiano mai idea…
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