Nell’ultima giornata, prima che le nazionali mettessero momentaneamente in ghiaccio la Serie A, sembra che i destini di Diego Simeone e Duvan Zapata si siano inesorabilmente intrecciati. Colpa di quella torsione innaturale che ha mandato in pezzi il ginocchio sinistro del colombiano. In quel preciso istante, con l’attaccante del Torino che si avviava nella pancia di San Siro sulla barella col viso solcato dalle lacrime, accompagnato dagli applausi di incoraggiamento del pubblico interista, il tempo s’è fermato. Una diagnosi durissima (lesione del legamento crociato anteriore, del menisco mediale e laterale) mette infatti i granata con le spalle al muro. Il campionato del centravanti 33enne, finora vero trascinatore della squadra di Vanoli a suon di gol – ne ha messi insieme tre – e sgomitate, finisce qui.   

Complice la sosta, pare che ci sia stato un incontro tra il presidente Cairo ed il diesse Davide Vagnati. Entrambi condividono l’idea che al momento Sanabria e Ché Adams possano sostenere le sorti della prima linea. Ma a medio termine serve comunque un intervento importante al mercato di gennaio. Si parla anche già di cifre. Secondo i soliti bene informati, il Toro potrebbe offrire al Napoli circa 10 milioni di euro per chiudere l’operazione El Cholito. Mentre la società partenopea ne vorrebbe addirittura 15 per l’argentino.

Simeone avanti nelle gerarchie

Innegabili le differenze tra lo scorso anno e la stagione appena iniziata: Simeone ha riconquistato un mucchio di sicurezze con Conte in panchina. L’indole da guerriero non gli è mai mancata. Però l’anno passato la proverbiale garra aveva lasciato il posto a una insicurezza infinita. Oggi ha confinato in fondo alle rotazioni Raspadori. L’ex Sassuolo è bravo a cucire la manovra. Si abbassa e collabora alla costruzione offensiva come pochi. Tuttavia, lavora il pallone perlopiù all’indietro. Talvolta scarica lateralmente, connettendosi coi terzini assai aperti in fascia. Ma occupare l’area gli riesce complicato. Meglio allora affidarsi a Simeone. In effetti, il figlio d’arte è diventato il cambio ideale per far rifiatare Lukaku. Ogni volta che entra in campo, oltre a cercare la porta con feroce cattiveria agonistica, appare maggiormente coinvolto. Sicuramente più dentro il gioco offensivo degli azzurri.

Insomma, essere letale negli ultimi sedici metri è la caratteristica che gli ha consentito di scalare le gerarchie nelle scelte di Conte; nonché solleticare l’interesse morboso del Torino. Complice il fatto che a Vanoli piace sviluppare molto la risalita della palla sulle corsie esterne, attraverso le scorribande dei laterali a tutta fascia.

A Napoli c’è un progetto che nella testa della proprietà doveva procedere per gradi e invece cresce in maniera esponenziale, capace di rilanciare immediatamente le ambizioni in ottica alta classifica. Tatticamente, tutti gli offensive player in maglia azzurra possono esaltarsi, all’interno di un contesto tattico che porta un mucchio di uomini nella metà campo avversaria. Nondimeno, Simeone potrebbe decidere di averne abbastanza di un minutaggio limitato. In questo scenario, nulla vieta di immaginare che qualora volesse davvero rimettersi in discussione, l’argentino possa cedere alle lusinghe “mercantili” del Torino. Che gli garantisce un posto da titolare inamovibile là dove piace a lui: nello spazio compreso tra la trequarti altrui e la lunetta dell’area di rigore.

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