Quando la scorsa estate Giuseppe Ambrosino, reduce da una stagione devastante con la Primavera del Napoli, dove i gol si contavano a pacchi, è andato in prestito (secco) al Como, non pochi addetti ai lavori hanno storto un pochino la bocca. Lo sbarco in riva al Lario del talentuoso centravanti classe 2003, infatti, è coinciso con il contemporaneo acquisto di Cutrone. L’ex di Milan, Fiorentina ed Empoli, ha scelto di tornare nella sua città natale dal Wolverhampton per sposare l’ambizioso progetto della neopromossa. Che aveva già arruolato due offensive players importanti per la Serie B: Cerri e Mancuso. Insomma, un vero lusso per la cadetteria, il reparto offensivo del Como.
In questo scenario, rimane un mistero come Ambrosino potesse tornare utile ad una squadra con un roster così lungo in attacco. Indubbiamente complicato ritagliarsi quello spazio che gli consentisse di maturare un pizzico di esperienza tra i “grandi”. Visto e considerato quanto fosse ormai diventato ingiocabile con i pari età. E’ vero, non va trascurata l’opportunità di “rubare” con gli occhi il mestiere ai marpioni che ha davanti. Tuttavia, il ragazzo di Procida deve accontentarsi di starsene in panchina, con un ruolo sostanzialmente da comprimario. Almeno con la sua squadra di club. Perchè in Nazionale la storia è ben altra. Nient’affatto agrodolce, oppure addirittura indigesta.
Devastante in Nazionale
L’Italia Under 20 è una squadra piena di talento. Il C.T. degli Azzurrini, Carmine Nunziata, ha costruito un sistema proattivo, adatto alle caratteristiche tecnico-tattiche di Ambrosino. Capace di esaltarne la facilità con cui sente la porta. E spesso annichilisce i difensori avversari. Com’è accaduto in questi giorni, nel doppio impegno valido per il “Torneo 8 Nazioni”, contro Romania e Repubblica Ceca (entrambe vinte 2-1).
Giovedì scorso, ad Arad, in casa dei rumeni, il numero nove di proprietà del Napoli si è messo in proprio, segnando una rete al culmine di una sontuosa azione personale: ha ricevuto sulla trequarti, lasciando sfilare il pallone per girarsi. Dopo, ha tenuto fisicamente il contrasto col marcatore diretto. Infine, con un un brillante tocco di interno collo, il classico tiraggiro, ha disegnato una traccia bellissima e assassina.
Poi s’è ripetuto lunedì, a Sassuolo, andando sù forte e impattando con perfetto timing un calcio d’angolo, convertendo la capocciata in una efficacissima palombella. Una traiettoria ad arco, che muore alle spalle del portiere ceco, inutilmente proteso in tuffo.
Ambrosino a caccia di fiducia
A vederlo segnare con disarmante continuità, viene da chiedersi se il Como non stia sottovalutando il talento di Ambrosino. Forse è il contesto a rendergli la vita difficile, poichè la concorrenza cannibalizza presenze e minutaggio.
In ogni caso, le prestazioni con l’Italia certificano l’abilità negli ultimi sedici metri dell’attaccante procidano. Determinante non soltanto le volte in cui prende posizione in area di rigore, occupando il cono di luce tra i centrali avversari. Una presenza, dunque, che va al di là delle qualità in fase di finalizzazione.
Che sono arricchite da una intelligenza nelle letture, invidiabile per un giocatore della sua età, in grado di interpretare in chiave moderna il ruolo di terminale offensivo. Sviluppando prerogative associative con i compagni, abbassandosi per partecipare alla manovra, Pppure defilandosi nei cd. “mezzi spazi”. Un movimento funzionale a creare lo spazio per gli inserimenti dei centrocampisti, che arrivano da dietro a rimorchio.
In definitiva, Ambrosino attende pazientemente un’occasione da titolare. Nel frattempo, ha mandato un messaggio emblematico alla società lariana.
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