Romelu Lukaku ha permesso di respingere l’assalto alla diligenza azzurra: il quartetto che insegue da vicino il Napoli (Inter, Atalanta, Fiorentina e Lazio) deve rassegnarsi: almeno per un’altra settimana la squadra partenopea assume nuovamente il ruolo lepre. Neanche il gol decisivo, però, è servito a salvare Big Rom dalla scure della critica, che l’ha comunque indicato tra i più deludenti nel match contro la Roma.

Nondimeno, la sequenza con cui il belga mette il punto esclamativo al ritorno in panchina di Claudio Ranieri avrebbe dovuto suggestionarli, manifesto emblematico del suo istintivo fiuto per la rete. Senza trascurare poi l’eleganza dell’azione collettiva sviluppata dagli azzurri, davvero degna di catturare l’occhio al più esigente tra gli esteti. In effetti, il suggerimento di Kvaratskhelia scova una linea di passaggio quasi visionaria, che spalanca una preteria all’inserimento di Di Lorenzo dietro alla compatta difesa a cinque ridisegnata dal tecnico capitolino nella ripresa.

Simbiosi tecnica e nessun mugugno

Eppure, il termometro emotivo del tifo napoletano non gli ha mai fatto pesare che (forse…) si era trasformato improvvisamente in un problema da risolvere con urgenza. Intrappolato in almeno un paio di prestazioni-fantasma, dove non aveva regalato uno straccio di giocata convincente. Con l’incubo della marcatura di Hien e Acerbi a tormentargli il sonno ristoratore. Probabilmente nemmeno lui ricordava cosa si provasse a essere brutalizzato dall’avversario diretto, al punto da sparire letteralmente dal campo.

Così qualche mugugno dagli spalti è diventata aperta ostilità nel commento di taluni “scienziati”, pronti a etichettarlo alla stregua di un’anima in pena. Mentre ogni volta che le telecamere lo inquadravano, sia il numero 11 che il suo allenatore non tradivano la benché minima traccia di tormento interiore: simbolo che la vitalità con cui lottava là davanti soddisfaceva comunque le richieste tattiche dell’Uomo del Salento.

Parole al miele per Lukaku

Insomma, nonostante qualcuno voglia far credere il contrario, Lukaku è vivo e lotta assieme ai compagni. Altro che inadeguato per esprimersi ancora a questi livelli. Il lampo sotto porta con cui ha rubato il tempo a Hummels e anticipato Svilar contribuiscono a dare una bella rinfrescata al motivo per cui Conte, appena sbarcato all’ombra del Vesuvio, abbia preteso che gli acquistassero il suo pupillo. Del resto, le parole al miele usate in conferenza stampa certificano quanto lo stimi.   

Sono contento per lui. E’ un ragazzo buono, forse fin troppo. Serve grande responsabilità per giocare nel Napoli, anche nei miei confronti. Ma lui deve pensare a fare Lukaku. Le altre responsabilità me le prendo io. Mi auguro che torni tutta l’autostima e la fiducia”.

Allora, non resta che attendere le prossime partite. Già la trasferta di Torino sarà l’occasione per dimostrare quanto un pò tutti (presumibilmente) abbiano sbagliato coi giudizi stroncanti su Lukaku. Eccessivi nell’arrivare addirittura a definirlo l’ombra di sé. In definitiva, il gol rifilato alla Roma potrebbe rivelarsi quello della svolta. In grado, cioè, di invertirne la rotta in fase di finalizzazione. Perché del suo rendimento funzionale a lavorare per i compagni Conte non s’è mai lamentato.    

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