Quando nel 2016 l’allora presidente dell’Aia, Marcello Nicchi, annunciò la sperimentazione della VAR (Video Assistant Referee), ovvero la possibilità di rivedere le azioni da parte dei direttori di gara, il calcio è radicalmente cambiato.

Che lo strumento attraverso il quale gli arbitri, in teoria, possono risolvere situazioni dubbie, fosse destinato ad incidere come mai nessun’altra riforma regolamentare, appare indiscutibile.

Tuttavia, immaginare che, nonostante la rivoluzione tecnologica, si continuasse a polemizzare ed arrabbiarsi per decisioni sbagliate o azzeccate, è inaccettabile. 

Il silenzio degli innocenti

Insomma, la Var, nata originariamente per cercare di correggere il più possibile gli errori, s’è progressivamente trasformata in una macchia indelebile sull’intero sistema. Perché certi svarioni non solo condizionano e indirizzano le partite. Ma mettono addirittura in discussione la buona fede di qualcuno.

Ovviamente, bisogna partire dal presupposto che le sviste arbitrali non potranno mai essere eliminate del tutto, in quanto, in campo come al monitor, c’è una persona. Ed il fattore umano va sempre preventivato, poiché strettamente connesso allo sviluppo dinamico del gioco.  

Tuttavia, quando la topica è davvero palese, gli arbitri non vengono richiamati, o peggio, anche dietro la video review si persiste nel vederci poco e male, la generale delegittimazione del designatore, dei suoi principali collaboratori, nonché di fischietti esperti o giovani, si profila appena dietro l’angolo. Giustificando proteste e vittimismi assortiti.

A fomentare l’isterismo collettivo provvede quella norma ormai anacronistica, nell’era dei social e della comunicazione globalizzata, che impone agli arbitri, a fine partita, il silenzio assoluto con il mondo esterno.

Così, persistendo l’atteggiamento omertoso, dove nessuno sente l’esigenza di uscire allo scoperto e assumersi la responsabilità di un fischio controverso, l’unico modo per comprendere veramente se un decisione sia stata giudicata errata è aspettare di vedere le designazioni. Contando poi le punizioni esemplari, cioè il numero delle giornate in cui verranno tenuti ai box arbitri distratti e varisti miopi.      

VAR rivoluzionata

In questo scenario, si profila per la prossima stagione una vera rivoluzione in chiave VAR.

Verrà concesso sempre più potere agli arbitri in campo, pure nelle situazioni-limite. Mutuando in Italia quello che il presidente della Commissione Arbitri della UEFA, Roberto Rosetti, ha già imposto nelle Coppe Europee.

Quindi, meno interventi da Lissone – la struttura pensata per aiutare a fare chiarezza sugli strafalcioni compiuti in Serie A e B – ha fallito clamorosamente. Dunque, la novità prevede che ci sarà un nuovo responsabile (Andrea Gervasoni), emanazione diretta dello staff di Gianluca Rocchi.

Prima donna in A

Ma dal cassetto delle novità, il designatore unificato, ha estratto la nomina più interessante: Maria Sole Ferrieri Caputi, prima donna arbitro alla Can A e B.

Chiaramente, almeno all’inizio dei campionati, si prevede un suo utilizzo (quasi…) esclusivamente in cadetteria, dove potrà “rodarsi”, maturando la giusta esperienza.

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