In diretta a “Punto Nuovo Sport Show“, in onda su Radio Punto Nuovo, è intervenuto Gianni Nanni, membro della Commissione medico-scientifica della Figc.
L’ex medico sociale del Bologna, chiamato a rappresentare all’interno della Federazione le istanze delle società, in questo particolare periodo storico, s’è espresso sull’andamento della curva epidemiologica, vera spada di Damocle che incombe sulla prossima stagione. “Ad un mese dall’avvio della Serie A, giudico il quadro epidemiologico abbastanza buono. Gran parte dei componenti dei diversi gruppi squadra sono vaccinati, almeno con prima dose. Ci sono pochi casi di non ancora vaccinati. L’auspicio è quello di arrivare alle prime gare ufficiali con percentuali ancora maggiori di sottoposti a doppia. Rispetto allo scorso anno è già un grande passo in avanti…“.
Il caso Spezia, con 8 giocatori e 4 membri dello staff ad essere risultati positivi ai tamponi, preoccupa non poco. Così come l’ipotesi che il vaccino venga reso obbligatorio, come in Premier. Sulla questione, il pensiero di Nanni è questo. “Quello inglese è di sicuro un modello drastico, ma anche molto efficace. Dinanzi ad una pandemia ci vogliono delle regole precise e bisogna assicurarsi poi che vengano rispettate. Dal punto di vista dell’applicabilità in Italia, non ne sono convinto. Non può esser data l’obbligatorietà per il vaccino. Si possono prendere, però, altre decisione: chi decide di non vaccinarsi, deve poi prendersi le proprie responsabilità e farsi carico delle spese mediche che ne conseguono. E se crei un focolaio all’interno di una squadra, di un’azienda o di una scuola, devi pagarne anche le conseguenze economiche. Le persone sono libere di decidere quello che meglio credono, ma poi devono assumersene le responsabilità morali ed economiche delle loro scelte. Non credo ci sia nulla di male...”.
Quello che preme di più ai presidenti, tuttavia, è la possibilità che in concomitanza con la ripartenza del campionato, si possano finalmente riaprire anche gli stadi al pubblico. in quest’ottica, le parole di Nanni sono ispirate ad un moderato ottimismo. “Lo sport senza tifosi è qualcosa di monco. Con il green-pass è possibile tornare a qualcosa di molto vicino alla vita normale. Possiamo aprire gli stadi, anche con capienze importanti, purché le gente che entra abbia il green-pass. Riportare la gente allo stadio sarebbe un segnale importante, soprattutto con persone che potenzialmente non potrebbero generare il rischio di nuovi focolai. Secondo me, la scelta di far entrare i tifosi col green-pass sarebbe una scelta vincente…“.
A questo punto, lidea che le società di Serie A possano addirittura far partire la campagna abbonamenti non appare del tutto campata in aria. “Questo è un problema che spetterà alle autorità sanitarie. Con le nuove aperture, anche le società si organizzeranno di conseguenza. Le uniche problematiche resterebbero le entrate e le uscite dallo stadio, ma con un po’ disciplina può risolversi tutto facilmente. Ripeto: con l’ausilio del green pass, il pericolo di contagio viene limitato moltissimo. Quasi azzerato…”.
Finale dedicato ad uno dei problemi più grandi che il calcio ha dovuto affrontare in tempo di Covid. Il fatidico protocollo. Nanni affronta l’argomento con sincerità. “Nuove modifiche al protocollo? Sono in programma. Prevedeva che i casi Covid guariti avessero un ulteriore richiamo vaccinale, a 6 mesi dalla prima positività. Adesso, sembra possibile spostare questo limite temporale ad un anno. Vedremo se modificare questo punto, aspetteremo anche le eventuali variazioni dettate dal Comitato tecnico-scientifico e dalle autorità sanitarie. Noi restiamo vigili e cercheremo di tenere aggiornato il protocollo, in base alle ultime direttive“.