Chissà quali pensieri staranno animando le giornate di Luciano Spalletti, chiamato a preparare durante la sosta per le Nazionali una partita fondamentale in chiave scudetto.
Impossibile non trovare le giuste motivazioni, al netto dei problemi di formazione, strettamente connessi a squalifiche e infortuni. Che obbligano il tecnico del Napoli ad una profonda riflessione, circa i rischi di giocare in una certa maniera, domenica prossima, alla ripresa del campionato.
Uno dei principali errori commessi da chi affronta l’Atalanta, infatti, è l’eccesiva passività con cui ne viene contrastato il pressing.
Dea aggressiva
La squadra di Gasperini è notoriamente a suo agio quando può attaccare, pressando altissima. I nerazzurri si spingono sistematicamente in avanti, fin dentro l’area di rigore avversaria, e portano quanti più uomini possibile a occupare la trequarti altrui.
Creando grande densità in zona palla, l’idea di fondo dell’Atalanta resta quella di muoversi all’unisono per disinnescare attivamente la costruzione del gioco da dietro, piuttosto che subirne staticamente gli effetti.
La foto, tratta dalla partita contro la Lazio di Sarri, rappresenta emblematicamente questo tipo di interpretazione.
Al cospetto di un allenatore che cerca sempre di dominare le partite, attirando la controparte con il possesso, per andare a saturare successivamente lo spazio alle spalle della prima pressione, appare evidente l’indole aggressiva degli orobici.
Così, l’Atalanta determina i presupposti per bloccare tutte le linee di passaggio, con Pasalic sulle tracce di Cataldi e Freuler che segue Luis Alberto. Mentre Ilicic chiude lo spazio interno a Reina e Zapata mette in ombra il potenziale ricevente.
“Battezzare” gli accoppiamenti
In quest’altra immagine, invece, riferita alla gara con il Milan, si possono constatare i principali vantaggi derivati dall’accoppiamento uomo su uomo del sistema di Gasperini.
I giocatori atalantini enfatizzano il concetto di “attacco e copertura” sopra la linea mediana in avvio dell’azione, in modo da sporcare, attraverso rotazioni costanti, la risalita della palla dal basso alla squadra di Pioli.
Un virtuosismo tattico capace di manipolare lo spazio a proprio vantaggio, funzionale poi a generare un cortocircuito cognitivo nella fase di possesso avversaria.
Nonché togliere contemporaneamente un tempo di giocata al possessore, che privato dei bersagli, ormai marcati, non potrà progredire con lo sviluppo della manovra. Un effetto domino, dove chi ha la palla dovrà necessariamente forzare lo scarico.
Spalletti orientato a gestire
In questo senso, il calcio proposto dall’Atalanta è assai ambizioso.
Probabilmente legato anche alla necessità di rendere la struttura difensiva adeguata a garantirsi la superiorità numerica in fase di non-possesso.
La fotografia, estratta ancora dal match con i rossoneri, palesa le intenzioni della Dea. Che attestandosi su un baricentro medio, tiene comunque le distanze fra i reparti strette e corte. Lasciando davvero pochissimo spazio centrale per subire imbucate tra le linee o verticalizzazioni in profondità.
Insomma, Atalanta-Napoli si prospetta come una grande partita a scacchi tra due sopraffini strateghi, che cercheranno di influenzare vicendevolmente l’atteggiamento del dirimpettaio di panca. Del resto, il calcio implica dinamiche situazionali che devono però fare continuamente i conti con le scelte dell’avversario.
Spalletti tenterà quindi di gestire il possesso. Contrariamente a Gasperini, orientato di riflesso al pressing alto: sostanzialmente, un gioco proattivo (gli azzurri), contrapposto a quello reattivo (i bergamaschi).
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