Nel bel mezzo della tempesta mediatica che investe Napoli per la smobilitazione spinta da De Laurentiis, a Dimaro arriva un giovanotto bassino, robusto e col passo deciso. Incontra Spalletti ed il mister gli fa un simpatico inchino. Quel giovanotto è slovacco.
Archiviato il girone di andata, archiviato quello che abbiamo definito il torneo di Apertura in salsa italiana, il Napoli si appresta alla vasca di ritorno. Lunga e quasi certamente più impegnativa. Tocco e virata. Si riparte e si respira ogni 4 bracciate. Resta il fatto che di questi 100 metri stile libero, il Napoli al tocco dei primi 50 è abbondantemente primo.
Vantaggio netto. 12 punti. Il Milan è dietro, l’Inter pure, la Juventus attualmente dispersa.
Il resto è chiacchierare. Diversi i punti fermi su cui il Napoli 5.0, poggia la sua fortuna, diversi i punti su cui far leva già a giorni contro Mourinho. La Roma sta facendo bene e la penalizzazione Juve apre scenari Champions inattesi.
Punti inamovibili abbiamo detto. Di questi punti, il Napoli ne ha uno che fa da architrave.
Essenziale ed imprescindibile. Nome e cognome,
Stanislav Lobotka, il giovanotto di Dimaro e dell’inchino.
Metronomo stile Pirlo, regista innanzi alla difesa, catalizzatore di palloni, organizzatore e mediatore del gioco partenopeo ed altri cinquecento “modi” per definire il centro nevralgico della banda Spalletti. Volete un personaggio da film per un paragone ironico?
Oscar Pettinari. Senza dubbio Oscar Pettinari. Il comico e sgraziato personaggio di Carlo Verdone in Troppo forte. Tenero, romantico e sognatore ragazzone di periferia romana col sogno del cinema e di Hollywood.
Lobotka come Pettinari, Stanislav come Oscar.
Il Napoli non può farne a meno. Testa, mente e pensiero di un sistema studiato per vincere.



