Dopo un anno assai positivo, culminato con la promozione dalla cadetteria, in casa Genoa si respira un’aria interlocutoria. E c’entra poco l’acquisizione dell’Everton da parte del “Gruppo 777 Partners”, la holding company americana proprietaria anche del club rossoblù. Gilardino, infatti, è consapevole di quanto la sua squadra sia completamente diversa rispetto a tre mesi fa. Il tecnico, dunque, sta ancora valutando la bontà della rosa, figlia di un mercato funzionale alle esigenze della ritrovata Serie A.
La scoppola subita all’esordio stagionale al cospetto della Fiorentina ha suggerito all’allenatore del Grifone di riassestarsi in fase difensiva, passando alla difesa a quattro. Accantonando così il classico 3-5-2 con cui lo scorso anno aveva preso il volo, chiamato dalla Primavera al posto dell’esonerato Blessin. Altro che incarico ad interim. I 51 punti in 23 giornate sono valsi a Gilardino la conferma nel massimo campionato.
Il nuovo sistema di gioco ha reso subito giustizia. Evidente il cambio di passo contro la Lazio. Il Genoa che espugna l’Olimpico ha palesato una rinnovata solidità sotto la linea della palla, dimostrando di aver assorbito bene l’impatto con le scelte controintuitive di Gilardino. Che, dal canto suo, pur essendo un esordiente, sembra avere la stoffa per stare a questi livelli.
Giocatori chiave
Effettivamente, mantenendo un blocco medio, i liguri cercano di mettere nelle condizioni ideali il terzetto d’attacco per impattare efficacemente sulla partita. L’idea rimane quella di ingolosire l’avversario a pressare in avanti. A quel punto, creata una certa profondità, sfruttarla per trarne vantaggio attraverso la varietà delle soluzioni offensive. Gli strappi di Gudmundsson, oppure stimolando il piede educato e qualitativo di Malinovskyi.
In alternativa, appoggiandosi direttamente su Retegui: specialmente quando la manovra fatica a risalire dal basso, Gilardino pretende dai suoi che esplorino il gioco lungo, alla ricerca dei movimenti dell’italo-argentino. Imprescindibile, quindi il centravanti, all’interno di uno scenario tattico in cui bisogna spesso lavorare spalle alla porta, per fare da raccordo con i trequartisti.
Tutte situazioni orientate a portare tre offensive players nella trequarti altrui, con l’obiettivo di sfruttare la superiorità numerica, pure in virtù degli inserimenti di almeno un centrocampista, tra Strootman e Frendrup.
Costruzione qualitativa
In questo momento della stagione il Genoa è legato indissolubilmente alla continuità garantita in costruzione da Badelj, che generalmente accorcia a supporto di Bani o Dragusin per gestire il possesso. Ricevuto lo scarico dai centrali difensivi, il croato innesca immediatamente la giocata in verticale verso la punta, qualora venisse sottoposto a feroce pressione.
Invece, se ha il tempo di ricevere e alzare la testa, può ribaltare eventualmente il pallone sul lato debole. Magari azzardando un’imbucata per Strootman e Frendrup. Nel frattempo che il metodista ragiona, a turno, uno dei supporti laterali in mediana si alza sempre alle spalle del centrocampo avversario. Mentre il terzino vicino alla zona palla si apre in ampiezza.
Una mossa che permette ai rossoblù di avere soprannumero in zona d’impostazione e lo sfogo verso il laterale opposto al possessore.
Sabato sera vedremo se tutti questi accorgimenti saranno in grado di regalare un hype che meriterà di essere conservato tra gli highlights della quarta giornata.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
RESTA AGGIORNATO SUL NAPOLI, SEGUICI SUI PRINCIPALI SOCIAL: