L’incoerenza delle decisioni dello Stato Italiano non hanno fine, in modo particolare quando si tratta di creare delle soluzioni per contenere la propagazione del virus SARS-Covid19.
Sembrerebbe che il virus non circoli nei luoghi medio-borghesi, al contrario dei luoghi di aggregazione del “popolino” nei quali il virus si propaga alla velocità della luce.
Ovviamente questa è una provocazione, ma perché si è resa necessaria? Analizziamo nel dettaglio quello che sta accadendo in merito alla questione “partecipazione delle manifestazioni pubbliche”.
Accesso agli stadi
L’assemblea della Lega ha deciso di riunirsi con una certa urgenza dopo la telefonata tra il presidente del Consiglio Draghi e il presidente della federcalcio Gravina.
Sembrerebbe che i due, all’unanimità, abbiano convenuto nel decidere di limitare la capienza degli stadi, per le giornate del 16 e del 23 gennaio, ad una capienza massima di cinquemila spettatori chiudendo i settori ospiti per evitare la trasferta dei tifosi da regione a regione.
Sempre più perplessità…
Decisione presa per limitare i contagi della nuova variante Omicron, rispondono i più, senza ricordare che i tifosi di calcio, ma in generale di tutti gli sport, sono già stati confinati fuori dagli stadi e palazzetti sportivi, applicando la regola che per accedere vi è necessario l’uso del Super Green Pass e non più del tampone antigenico, il quale assicurava la negatività al Covid-19.
I tifosi si sono assoggettati anche a questa regola. Però con l’avvento del Festival della Canzone Italiana a Sanremo sembrerebbe che gli animi siano cambiati.
Perché Sanremo è Sanremo!
A differenza degli stadi, nel teatro Ariston sembrerebbe che le regole siano ben differenti, quasi come se la città dei fiori non facesse parte dello Stato Italiano.
E’ bastato accendere la tv, e vedere la prima serata del Festival per accorgersi che il teatro (luogo al chiuso) sia gremito di spettatori che sono accorsi da tutte le regioni d’Italia per assistere allo spettacolo della Rai.
Inoltre da come dichiarato dal Comitato per l’ordine e la sicurezza pubblica, riunitosi alla Prefettura di Sanremo: “ Gli addetti ai lavori saranno super controllati. Le persone che accederanno al red carpet, per poi entrare all’Ariston, dovranno essere munite di Green Pass rafforzato, mascherina Ffp2 e di tutte le autorizzazioni previste. Per gli spettatori sarà sufficiente soltanto la certificazione verde, ma niente tampone”.
La beffa arriva proprio durante il festival fortunato, nel quale i presentatori si permettono di prendere in giro, con un ironia ai limiti della terza media, tutti coloro i quali hanno scelto di non sottoporsi all’inoculazione del siero contro il Covid-19, mancando di rispetto non solo alla categoria erroneamente definita NoVax ma anche a tutti coloro i quali pur avendo concluso il ciclo vaccinale non possono entrare all’interno di uno stadio per supportare la squadra del cuore.
In questo modo è palese la consapevole vessazione della classe medio – borghese nei confronti del popolo che in questo periodo orrendo ha come unica distrazione lo sport del cuore.
A questo punto diverse domande necessitano di una risposta
La prima domanda è: Perché negli stadi, che sono all’aperto, non si può accedere, ma solo nel teatro dell’Ariston, che di fatto è un luogo al chiuso e quindi più rischioso per i contagi, è possibile accedervi?
La seconda domanda è: Le decisioni prese in merito al Festival di Sanremo rispettano veramente i protocolli di sicurezza, calcolando che non vi è l’obbligo di tampone per l’accesso al teatro?
La terza ed ultima domanda è: La ragione delle scelte prese in merito alla partecipazione al Festival della Canzone hanno qualcosa a che vedere con il fatto che la manifestazione di Sanremo è creata dalla Rai ossia dalla televisione di Stato?
Probabilmente le risposte a queste domande le conosciamo già, anche se non arriveranno mai in chiave ufficiale. La cosa certa è che come sempre ci sono preferenze, in particolar modo quando gli interessi economici superano quelli sanitari. Ma in periodo di manifestazioni artistiche è bene citare una famosa frase di Alberto Sordi nel Marchese del Grillo che riassume tutta questa vicenda: ” Me dispiace, ma io so’ io, e voi nun siete un cazzo”.





