Il Napoli vuole assolutamente piazzare un colpo in difesa. La partenza di Koulibaly ha trasmesso nella tifoseria una sgradevole sensazione di fragilità difensiva, che deve necessariamente essere addolcita con un acquisto di spessore.

Ecco perché Cristiano Giuntoli sta decisamente provando a stringere per Kim Min-Jae, destinato a raccogliere l’eredità del “Muro” senegalese.

Il diesse torna così prepotentemente in corsa per il sudcoreano del Fenerbahce.

Trattativa a buon punto

In effetti, la scorsa settimana l’affare s’era complicato non poco, a causa della intromissione del Rennes.

Inizialmente, il Napoli non aveva ingolosito i turchi. Chiedeva, infatti, uno sconto e trattava sulla base di 15 milioni. Adesso pare che la direzione sportiva partenopea abbia proposto per intero il pagamento della clausola risolutiva, cioè 20 milioni di euro.

Circostanza nient’affatto secondaria, il club di De Laurentiis ne sfrutterebbe abbondantemente l’immagine per aumentare il fatturato sui mercati dell’estremo oriente.

Tuttavia, le vie del mercato sono infinite. Spesso, le operazioni si intrecciano e l’entrata in campo di una squadra produce effetti a cascata pure sulla concorrenza.

Per esempio, era dato per fatto il passaggio di Bremer all’Inter, invece, sembra che la Juventus sia passata in vantaggio per il brasiliano del Torino. Il sorpasso della Vecchia Signora obbliga i nerazzurri a guardarsi intorno.

Non a caso, dunque, il nome di Kim Min-Jae è finito nella lista della spesa interista.

Chi è Kim Min-Jae

Eppure il Napoli non mette in dubbio l’esito positivo della trattativa. Consapevole di come potrebbe inserirsi perfettamente nell’organico attuale il difensore del Fenerbahce.

Interessante, quindi, provare a capire che tipo di difensore sia: qualcuno lo accosta a Virgil Van Dijk. Indubbiamente, un paragone assai impegnativo, quello con l’olandese del Liverpool.

Nondimeno, Kim Min-Jae è un centrale da manuale. Qualità fisiche impressionanti (alto 1.90), duro il giusto in marcatura. Con notevole senso dell’anticipo. Cui associa buone letture nel decodificare le varie situazioni difensive, tali da compensare le carenze dei compagni di reparto.

Insomma, il classico difensore dominante. Bravo anche in fase di impostazione – abilità imprescindibile per inserirsi rapidamente nel sistema di Luciano Spalletti -, nonostante l’aspetto imponente suggerisca legnosità nei movimenti e piedi tutt’altro che educati, nell’uscita con il pallone dal basso.

Tatticamente, un profilo che riuscirebbe ad integrarsi al meglio nel gioco propositivo degli azzurri.

Per un allenatore che sceglie il possesso come strumento funzionale a forzare l’organizzazione della controparte, avere una solida coppia di centrali, in grado di accettare eventualmente la parità numerica, potrebbe risultare decisivo per le fortune della stagione.

Prove tecniche di “nuovo” Napoli

Chiaramente, le caratteristiche di Kim Min-Jae vanno inserite nel contesto del “nuovo” Napoli che Spalletti sta plasmando in ritiro.

A Dimaro s’è intravista qualche novità, specialmente nella fase di costruzione. Sotto pressione, Rrahmani e Juan Jesus, piuttosto che forzare personalmente la giocata, cercando magari un passaggio utile al possesso, sceglievano costantemente di appoggiarsi a Lobotka.

La novità è proprio questo diverso approccio alla risalita da dietro: poca responsabilità ai centrali, rispetto al recente passato, chiamati esclusivamente ad appoggiare la palla al pivote, staccandosi poi in copertura.

Dal canto suo, allo slovacco veniva chiesto un surplus di lavoro tecnico e cognitivo. Ovvero, abbassarsi in continuazione tra i due centrali, per ricevere e dopo sviluppare.  

In definitiva, bisogna aspettare. Solo i prossimi giorni ci diranno se avremo la certezza di poter ammirare il difensore centrale sudcoreano all’ombra del Vesuvio… 

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