Un luogo comune ormai un po’ banale presenta la sfida tra Juventus e Napoli come la quintessenza della contrapposizione filosofica, calcisticamente parlando. In effetti, il gioco espresso dalle squadre di Allegri e Spalletti certifica un certo modo di interpretare la partita. Speculare, a tratti addirittura conservativo, l’approccio dei bianconeri. Maggiormente proattivo, quello degli azzurri.

Ovviamente l’incompatibilità ideologica non è assoluta. Spesso, infatti, la capolista della Serie A rinuncia al possesso sofisticato, esplorando immediatamente la profondità. Un atteggiamento diretto e verticale, in grado di mandare in cortocircuito le difese avversarie, al cospetto della rapidità ipercinetica di Osimhen.   

La stessa Vecchia Signora, talvolta, sembra capace di sviluppare una manovra esteticamente accattivante, oltre che tremendamente efficace, tenendo il pallone costantemente rasoterra. Generalmente succede le volte in cui l’allenatore della Juve accantona il tradizionale 3-5-2, in favore di un sistema (teoricamente…) più funzionale a esaltarne la fase offensiva. Quel 4-3-3 in cui potrebbero idealmente incastrarsi le tessere del domino. Avendo il “Conte Max” in rosa esterni incisivi, dotati di gamba tonica e piedi educati – Di Maria, Kostic e Chiesa -; oltre a ben due centravanti fisicati (Milik e Vlahovic), abili nelle sponde e nient’affatto timorosi di fare a sportellate.        

Insomma, lo scenario che si profila all’orizzonte non è schematico come potrebbe apparire.

Perché è innegabile che quando la squadra partenopea può esasperare il dominio del possesso, associandolo ad una pressione intensa e organizzata, tale da consentirgli anche il recupero in zone medio-alte, si muove in maniera talmente armonica, da far strabuzzare gli occhi. Non solo ai suoi tifosi.   

E’ pur vero che la Juventus, tutte le volte che si compatta sotto la linea della palla, esprime feroce concretezza e intelligenza nelle letture. Nonché testimonia la saggezza di Allegri, consapevole che i suoi giocatori magari sono inadatti ad aggredire in campo aperto.

Allora meglio avere un baricentro basso. Coprire le linee di passaggio. E lavorare sulle transizioni.

Non resta quindi che attendere la consueta conferenza stampa della vigilia, in cui Allegri dovrebbe svelare le sue scelte tattiche…

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