Il Napoli stende il Sassuolo e vola a + 18 in classifica. Certo, con una partita in più sull’Inter, che stasera attende l’Udinese. In ogni caso, l’ampio margine sulle inseguitrici sembra comunque lasciare poche speranze alla concorrenza.
Al di là del vantaggio cospicuo, però, è soprattutto l’impressione veicolata dagli azzurri di poter superare qualsiasi ostacolo si frapponga tra loro e l’Obiettivo (doverosamente con la maiuscola…) a destare scalpore.
La gara del Mapei era stata caricata di significati reconditi. Forse qualcuno sperava che una squadra in salute come i neroverdi, reduci da un filotto di 8 punti nelle ultime 4 partite, potesse fermare la corsa solitaria della capolista. Almeno questo era il clima che si respirava alla vigilia in certi salotti televisivi.
Interpreti diversi, stessa qualità
Quella con il Sassuolo, invece, ha finito per essere solo l’ultima perla del Napoli. Un gruppo in costante evoluzione, in cui le varie soluzioni tattiche a disposizione di Spalletti consentono sempre di trovare la strategia giusta.

Probabilmente, pensando anche alla Champions League, l’allenatore toscano ha apportato tre correzioni alla solita formazione. Chiaramente, Olivera, Elmas e Politano non fanno nulla di tanto dissimile rispetto a Mario Rui, Zielinski e Lozano. Magari l’ex Sassuolo parte da esterno offensivo, tagliando poi il campo in diagonale; come da tradizione, stringe maggiormente la posizione, per dialogare tra le linee.
Ma sono dettagli interpretativi, all’interno di uno spartito ormai imparato a memoria da tutti gli azzurri. Così, all’interno di un contesto dove nessuna delle due contendenti, utilizzando il medesimo sistema di gioco, aveva il vantaggio numerico a centrocampo, ha fatto veramente effetto vedere i partenopei dominare con pressione e riaggressione, piuttosto che attraverso il palleggio.
Insomma, al posto del classico giropalla assai qualitativo, che il Napoli continua a mostrare con inusuale precisione, ora la squadra partenopea dimostra di essere a suo agio alzandosi in pressing, con grandissima intensità, pure in zone di campo che prima non erano abituati ad occupare.
Il gioco nasce dalla retroguardia
E se Dionisi ha tentato strenuamente di sporcare la manovra degli ospiti, ostacolandone la costruzione dal basso, individuando lo scarico su Lobotka la situazione da disinnescare, allora Spalletti ha chiesto a Kim e Rrahmani di portare il pallone e produrre gioco.

Una scelta controintuitiva, che ha lavorato tantissimo sulle catene: a destra, Politano scivolava nel mezzo spazio, per fare posto alla sovrapposizione di Di Lorenzo. Sul versante opposto, le poche volte che Kvaratskhelia non creava superiorità grazie a immarcabili uno contro uno, ci pensava Olivera a riciclare il possesso, in attesa che l’azione si sviluppasse diversamente.
Ovviamente, quando i padroni di casa pareva potessero ben assorbire queste giocate, il Napoli si affidava all’alternativa Osimhen, connettendo direttamente la fascia sinistra con la corsa del centravanti.
Il timing del nigeriano nel seguire la traccia calibrata perfettamente, tagliando profondo dietro la linea difensiva, tiene in apprensione la retroguardia neroverde. Innegabile che su quel cambio di direzione, le marcature del Sassuolo non possano che arrivare con un attimo di ritardo.
In definitiva, nonostante manchino parecchie giornate per finire la stagione, la realtà appare davvero segnata: il Napoli si avvicina un po’ di più a mettere in ghiaccio il campionato. E con l’aria che tirava prima di ieri sera, non è cosa da poco.
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