Con il Mondiale Under20 in Argentina viene archiviata una stagione lunga, a tratti faticosissima. Alla luce del nefasto Triplete inanellato nelle Coppe Europee, l’italico pallone ha dovuto rifugiarsi nei suoi talenti, affinché potesse avere qualche piccola soddisfazione. In un momento tutt’altro che roseo per il nostro movimento, dunque, la Nazionale dimostra di essere una piacevole sorpresa, dal punto di vista fisico e tecnico-tattico, arrendendosi solo all’atto conclusivo della manifestazione, contro l’Uruguay.

Un traguardo magari insperato, per una squadra che in questa categoria non ha mai vinto nulla. Tuttavia, al di là della sconfitta, il giudizio sul gruppo guidato da Carmine Nunziata travalica il mero risultato finale. Quindi, gli va riconosciuto di aver compiuto un percorso straordinario. Considerando pure le defezioni della vigilia. Del resto, mancavano alcuni tra i prospetti più futuribili, trattenuti nei club di appartenenza, perchè il Mondiale è andato in scena al di fuori della finestra FIFA.  

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Uno scenario in cui il Commissario Tecnico ha dovuto obbligatoriamente apportare dei cambiamenti, rispetto alla rosa che lo scorso anno disputò l’Europeo U19, uscendo in semifinale con l’Inghilterra. Lasciando a casa i tre centrocampisti titolari – Ndour, Fabbian e Miretti -, nonché un preziosissimo jolly d’attacco del calibro di Volpato.

Sorvolando poi su due nomi di livello assoluto per una rappresentativa giovanile, Gnonto e Scalvini, ormai convocati in pianta stabile da Roberto Mancini.   

Minutaggio risicato

Insomma, pur cambiando alcuni interpreti, gli Azzurrini non hanno affatto smarrito l’identità di gioco. Prendendosi così meritatamente la ribalta. Oltre ad aver dato una scossa benefica, in termini di energico entusiasmo e vitale rinnovamento, come solamente i ragazzini sanno fare. Una scelta obbligata, per un “Sistema” palesemente arido in tema di utilizzo di risorse prodotte nei vivai.   

Secondo una recente indagine condotta da una delle principali piattaforme di analisi statistica, infatti, la Serie A snobba drammaticamente gli under 21. In effetti, dal big data emerge con chiarezza un numero inconfutabile. Nelle cinque migliori Leghe del Vecchio Continente il nostro campionato si posiziona al penultimo posto per minutaggio dei calciatori sotto i ventuno anni: la miseria di 32.194 minuti complessivi, dietro soltanto alla Premier.

Ovviamente, l’unica società che punta davvero sui giovani rimane l’Atalanta, addirittura sesta in questa particolarissima classifica: Gasperini ha garantito ben 5.574 minuti ai suoi under 21. Il Napoli Campione d’Italia fa da contraltare agli orobici, non avendo concesso nemmeno un minuto a giocatori con meno di ventuno anni.   

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Futuro importante

Il Mondiale Under20 è stato sostanzialmente una salvifica boccata d’aria per il “Sistema” italiano. Nunziata ed i suoi ragazzi hanno creato un calcio propositivo, riuscendo a mettere in vetrina le qualità individuali di (potenziali…) fuoriclasse, tipo Casadei, Pafundi o Baldanzi.

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Coniugandole al collettivo, in cui il pressing e la volontà di riconquistare subito la palla, in virtù di una feroce aggressività in avanti, l’hanno fatta da padrone. Una squadra dall’indole decisamente proattiva, dalla quale trarre a breve anche linfa per la Nazionale maggiore.             

Adesso, però, non bisogna commettere l’errore di compiacersi troppo. Specialmente in occasione di selezioni giovanili, emerge sempre il dibattito sullo scopo che devono soddisfare: indubbiamente poco utile accaparrare trofei. Forse sarebbe meglio seminare in funzione della crescita dei giovani talenti. Un percorso virtuoso, che ne presuppone comunque la maturazione attraverso una costante presenza da titolare nei rispettivi club.

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