Pare che soltanto la sosta per il Mondiale sia stata in grado di fermare la marcia del Napoli. Con l’Udinese arriva l’undicesima vittoria consecutiva in campionato, che manda in naftalina la Serie A fino al prossimo 4 gennaio. Quando, alla ripresa dell’attività agonistica, gli azzurri cominceranno nuovamente la loro rincorsa a San Siro, contro l’Inter.
Certo, il finale dei friulani ha generato qualche brivido di troppo. Bisogna, dunque, riconoscere che sono stati bravi a giocarsela fino in fondo.
Un sistema ipercinetico, il 3-5-2 dei bianconeri, comunque incapace, nella prima frazione, di contenere la capolista. Nonostante gli ospiti abbiano tentato di fare grande densità in zona palla, oltre ad occupare preventivamente gli spazi.
Protagonisti vecchi e nuovi
Ma il Napoli ha disinnescato questa strategia, ricorrendo al suo proverbiale marchio di fabbrica. Ovvero, enfatizzazione del gioco sulle catene laterali, con Lozano imprendibile. E Zielinski perfettamente calato nel ruolo di incursore. Veramente irrinunciabile per la naturale predisposizione a smarcarsi tra le linee e sgranare le distanze fra i reparti.
Il polacco trasforma la fase di possesso, che trova con lui un senso logico, grazie a tecnica sopraffina e letture intelligenti. El Chucky, invece, dimostra sempre più di essere il classico esterno che spacca letteralmente in due le difese avversarie, attraverso le corse profonde e l’istinto per il dribbling. Un tempo puramente barocco, oggi mai banale.
Il vero ago della bilancia, però, è stato Elmas. Giocatore associativo a tutta fascia, con licenza di lavorare in ampiezza. Oppure stringere il campo, liberando il binario di sinistra per gli inserimenti senza palla di Olivera o Mario Rui. Questa la parte tangibile della sua partita. Ma il macedone ha saputo fare un po’ di tutto, coniugando dinamismo e piedi educati: la ruleta con cui rifinisce l’azione del terzo gol vale da sola il prezzo del biglietto.
Osimhen implacabile
In questo scenario tattico, pressing e riaggressione dell’Udinese sono stati indubbiamente manchevoli. Anche perché Osimhen non gliel’ha fatta mai prendere a Perez, Bijol e Ebosse.
Ormai il centravanti del Napoli non è solamente impattante fisicamente, in virtù di straripanti corse in progressione e accelerazioni devastanti, quando il campo si apre, simile alle acque del Mar Rosso al cospetto di Mosè. Sta sbocciando come attaccante completo, capace di influenzare la manovra in maniera capillare e destreggiarsi spalle alla porta.
Udinese mai doma
Tutt’altro discorso, invece, la ripresa. O meglio, l’ultimo quarto d’ora. In cui la squadra di Andrea Sottil ha messo la gara in discussione. L’idea era semplice: pressione alta a intensità elevatissima. I friulani, infatti, vincevano molti contrasti, nonché arrivavano con una frazione di anticipo su ogni seconda palla.
Innegabili i meriti del tecnico dell’Udinese, reduce da una proficua esperienza sulla panchina dell’Ascoli. D’altronde, lo scorso anno è stato una rivelazione della Serie B, totalizzando il maggior numero di punti nel girone di ritorno (36, uno più del Monza), trascinando i marchigiani in poco meno di un anno e mezzo dalla zona retrocessione ai playoff.
L’Udinese ha impiegato appena tre minuti per ribaltare l’inerzia emozionale di un match che appariva abbondantemente già in ghiaccio, sporcando le linee di passaggio e ripartendo in transizione nel modo più diretto possibile.
Nestorovski ha ereditato il peso dell’attacco da Beto. Kim non è riuscito a decodificare il cambiamento di stile, passando da un centravanti compassato ad uno più mobile e reattivo. Mentre l’intera retroguardia partenopea è apparsa pigra e passiva sulla combinazione che ha portato al tiro Samardzic.
Prospettive future
Al di là del brivido provocato dalla rimonta parziale, adesso urge gestire una parentesi lunga quasi due mesi. Con il Napoli che “presterà” ben cinque suoi giocatori alle loro nazionali in partenza per il Qatar.
Insomma, è decisamente presto per ipotizzare quale possa essere il reale obiettivo di questa squadra. Specialmente in una stagione anomala, in cui i reali valori potrebbero venire alterati da un calendario compresso causa Mondiali. Nondimeno netta è l’impressione veicolata finora dagli azzurri: i margini di crescita sono ancora tutti da scoprire.
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