Con il Napoli meritatamente primo in classifica in campionato, e in competizione in Europa League, puntualmente è arrivato il tormentone dell’utile sacrificio: meglio uscire subito dalla Coppa per concentrarsi sul campionato. Visti i (tristi) precedenti, temo che questo illuminante pensiero filosofico sarebbe emerso ugualmente, anche con un’altra classifica.
Fortunatamente, mister Spalletti ha preso le distanze dalla teoria della scelta strategica, ribadendo, ancora una volta, che ogni competizione (e partita) va giocata al meglio delle proprie possibilità, senza scappatoie. Avrà convinto i filosofi della exit strategy (e i loro numerosi seguaci)?
Difficile, in passato non ci sono riusciti colleghi altrettanto illustri. Più importante sarà la risposta dei suoi ragazzi. A partire da questa sera.
Una competizione (colpevolmente) snobbata
Senza giri di parole, l’Uefa Europa League è una coppa che non scalda i cuori dei tifosi Azzurri e, ad ascoltare le solite domande, evidentemente nemmeno gli animi di molti addetti ai lavori. D’altronde, lo stesso presidente, Aurelio De Laurentiis, non ha mai nascosto il suo scarso gradimento nei confronti di questa competizione. Anzi, ultimamente ha giudicato negativamente, perché non conveniente, anche la più “nobile” (e ricca) Uefa Champions League.
Un atteggiamento che, probabilmente, ha contribuito ad alimentare il partito del “meglio-uscire-subito”. Come scritto precedentemente (7 marzo 2021 Europa indigesta), sono un europeista convinto, senza distinzione di classe e coppe.
Conquistarsi un posto in Europa (Champions preferibilmente) e poi lamentarsi perché la partecipazione alla competizione europea (Europa League, in particolare) sottrae energie al campionato, è una scuola di pensiero alquanto contraddittoria, ai limiti della schizofrenia calcistica, che alimenta la cultura degli alibi (tipica dei perdenti).
Al contrario, la mentalità vincente di una squadra (e prima ancora di una società), si costruisce con le vittorie, partita dopo partita, e non sperando in una rapida eliminazione in una competizione internazionale giudicata “inutile”.
Vogliamo andare in Champions, è il mantra che ci accompagna durante tutta la stagione, qualcuno probabilmente anche in un’eventuale Super Lega (che si muove sottotraccia come un’ameba), ma intanto non siamo capaci di superare nemmeno i sedicesimi di finale di Europa League! Cercarsi coerenza… disperatamente.
L’importante è partecipare (e uscire presto)
Il Napoli è l’unica società calcistica italiana che, nelle ultime dodici stagioni, ha sempre partecipato ad una competizione europea per club. Il risultato è rimarchevole e va giustamente sottolineato, ma a leggere il quadro complessivo nel dettaglio, il bilancio appare mediocre e pericolosamente stagnante.
I numeri raccontano di sei partecipazioni ai giorni di Champions League, e sei a quelli di Europa League, più tre declassamenti dalla Champions all’EL. Nella coppa dalle grandi orecchie il Napoli solo tre volte è riuscita a superare la fase a gironi, ma è stata prontamente (e malamente) eliminata agli ottavi di finale (una vittoria, un pareggio e quattro sconfitte). Conteggiando anche l’eliminazione ai play-off (con il Bilbao), in totale gli Azzurri hanno disputato 46 incontri, con 20 vittorie, 12 pareggi e 14 sconfitte. 74 le reti realizzate e 62 quelle subite.
Se si esclude la parentesi refaeilita, non è andata meglio nemmeno in Europa League. Il Napoli è sempre riuscita a superare la fase a gironi (anche a fil di cotone) ma è stata eliminata per ben cinque volte già ai sedicesimi di finale (per mano di corazzate del calibro del Villarreal, due volte, Viktoria Plzeň, RB Lipsia e Granada).
Con Ancellotti, dopo il declassamento dalla Champions, arrivammo ai quarti di finale. Fummo eliminati dall’Arsenal, 3-0 complessivo. Solo l’allenatore spagnolo ha onorato la competizione (tra l’altro l’ha vinta due volte). Nella stagione 2013-2014, dopo la clamorosa eliminazione in Champions nonostante i 12 punti e il conseguente declassamento in Europa League, il Napoli fu eliminato agli ottavi di finale dal Porto. Nella stagione successiva arrivammo alla soglia della finale, eliminati in semifinale da Dnipro (e da un doppio arbitraggio alquanto rivedibile).
Complessivamente, in Europa League gli Azzurri hanno disputato 62 incontri (29 vittorie, 15 pareggi e 18 sconfitte). 103 i gol realizzati, 68 quelli subiti.
Sommando le due competizioni, nell’arco di queste dodici stagioni il Napoli ha disputato 108 incontri internazionali, 49 vittorie, 27 pareggi e 32 sconfitte. 177 reti realizzate e 130 subite. Un risultato dignitoso, nulla di più.
Ranking Uefa questo sconosciuto
Il coefficiente Uefa continua ad essere un oggetto misterioso, ignorato come un buon consiglio, incomprensibile come un oracolo. Purtroppo, sono stato triste profeta (non che servisse un ragionamento particolarmente geniale o raffinato). Dalla scalata fino alla 13-esima posizione, il Napoli è scivolato in 23-esima posizione (in fondo alla terza fascia). A breve, rischia seriamente di essere scavalcato dall’Atalanta (che smacco!) e dall’Inter.
Tifare per una rapida eliminazione in Europa League, oltre al danno d’immagine ed economico, significa condannare il Napoli alla quarta fascia, e portarsi sulle spalle una zavorra per un lustro. Perché il punteggio di quest’anno lo scaleremo solo tra cinque stagioni. Ripentendomi, il ranking uefa condiziona e influenza (in positivo o negativo) l’andamento nelle coppe (come i sorteggi nella fase ad eliminazione diretta).
Partire in seconda fascia significa evitare squadre altamente competitive, di conseguenza avere maggiori possibilità di qualificazione. Scivolare in terza o quarta fascia, ti condanna ad un funesto girone di ferro. Come accaduto al Milan nella stagione in corso. Attualmente, l’ultima squadra della seconda fascia, il Borussia Dortmund, ha 76,000 punti (inarrivabile, anche perché disputa la Champions League), noi 58,000, l’Atalanta 57,500.
Siamo sicuri che la strada migliore sia uscire dalla coppa il prima possibile? Dimenticavo la settimana tipo, così potremmo lottare per lo scudetto, come nelle stagioni precedenti. Ad esempio, nel celeberrimo campionato dei 91 punti, dopo l’eliminazione in Europa League, il Napoli nelle successive 7 partite (calendarizzate con la giusta cadenza) totalizzò 12 punti su 21. La Juventus 19. Forse lo scudetto lo perdemmo durante quei due mesi, e non a Firenze in albergo. Ma congediamo il passato (magari davanti un caminetto).
Porte scorrevoli
In Sliding Doors, pellicola di Peter Howitt del 1998, Gwyneth Paltrow è una giovane p.r. londinese. Dopo aver perso il lavoro torna a casa affranta. Il regista, anche autore della sceneggiatura, offre alla protagonista (e al pubblico) la possibilità di vivere due vite distinte, decise dal fatto che Helen riesca a prendere, o meno, la metropolitana. Porte scorrevoli, appunto.
Continuo a pensare che la crescita di una squadra come il Napoli, non abituata a vincere, debba passare attraverso tappe progressive, e non a rinunce preventive. La partita di questa sera potrà fornici indizi importanti. Vedremo che porta sceglieranno gli Azzurri, se quella della crescita o quella della rinuncia.