Raccontare lo Scudetto del Napoli come la rivolta di un Davide qualsiasi, munito di fionda, contro il gigante Golia, forse è troppo semplicistico. Tuttavia, se si rifugge da una visione retorica, ammantata di romanticismo fuori dal tempo, nella vittoria della squadra partenopea si può cogliere una manifestazione evidente di dissenso avverso il “Sistema”.

Chiaramente, non è il preludio di una rivoluzione calcistica, perchè rimane comunque fortissima la correlazione diretta tra il lato finanziario ed il successo sportivo. Quindi, nonostante la capacità manageriale di trasformare il rispetto degli equilibri finanziari in successi sportivi, era inimmaginabile pensare che la vittoria del Tricolore potesse modificare radicalmente le prospettive della società amministrata da Aurelio De Lurentiis.

Magari questa cosa non piacerà alle frange della tifoseria che rappresenta emotivamente la passione più sfegatata per la maglia azzurra; quelli che andando oltre la cieca fede, probabilmente hanno la medesima devozione per il Santo Patrono della città.

Tuttavia, il modello ADL, al netto di una monolitica leadership accentratrice, garantisce l’integrità del club. In soldoni, la gestione improntata alla sostenibilità economica non pregiudica le esigenze della squadra. Una strategia identitaria, per cui qualsiasi operazione di mercato – in entrata o uscita – viene condotta senza perdere mai di vista la mission aziendale. A prescindere dal direttore sportivo. Talvolta addirittura senza l’avallo preventivo dell’allenatore.

Diesse, soluzione interna

In questo scenario, si inserisce l’idea di non sostituire direttamente Giuntoli. Virando, invece, su una soluzione interna per il ruolo di diesse. D’altronde, già adesso era Maurizio Micheli a setacciare il mercato. L’area scouting è sempre stata una sua specifica competenza, con Leonardo Mantovani a completare il lavoro, organizzando coerentemente la quantità di informazioni e appunti su miriade di prospetti, per crearne successivamente un profilo valutativo. E’ vero che le telefonate con procuratori vari e agenti assortiti vedevano quotidianamente occupato Giuntoli, novello Richelieu delle trattative. Alla fine, per venire formalmente a capo della contrattazione, l’unico in grado di esercitare il potere assoluto era il presidente. In buona sostanza, logico quindi immaginare che DeLa avrebbe potuto prendere chiunque. Ma piuttosto che fare un salto nel buio, ha puntato sulla decisone meno avventata possibile. Continuare a operare in prima persona, con la fattiva collaborazione di Micheli e Mantovani, rappresenta la condizione favorevole per le prossime trading.

Mister duttile e non dogmatico

Anche a scelta di Rudi Garcia non è affatto azzardato. Molti dei nomi circolati all’ombra del Vesuvio per raccogliere l’eredità di Spalletti erano oggettivamente fuori portata per il Napoli. Qualcuno, rischiando pure seriamente di rimanere momentaneamente disoccupato, ha preferito aspettare la chiamata di Top Club assai più prestigiosi degli azzurri. Comprensibile, dunque, virare su un allenatore che pur volendo dare un gioco chiaro alla sua squadra, invece di lavorare su princìpi tattici a limiti del dogmatico, attua un sistema duttile, negoziandolo sulle caratteristiche della rosa che gli viene messa a disposizione: 4-3-3, 4-2-3-1 oppure 3-5-2. A fare la differenza saranno gli interpreti.

Da non trascurare poi l’esperienza maturata alla Roma. Un ambiente altamente volatile e irrequieto, dove tifosi e addetti ai lavori sanno estremizzare come in pochi altri contesti gli umori della piazza, passando in un attimo dall’esaltazione al down depressivo. 

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