Nel corso della sua lunghissima storia, il Napoli ha fatto spesso da palcoscenico a grandi attaccanti; giocatori capaci di infiammare il pubblico di Fuorigrotta a suon di gol. Anche Victor Osimhen rientra a pieno titolo in questa categoria, centravanti perfetto per la squadra di Spalletti: intuitivo tatticamente, veloce ed al contempo esplosivo, sul fiano fisico. In grado di vedere la porta come pochi. Il resto è puro istinto…
Del resto, con il gol rifilato alla Cremonese, non solo ha dato l’ennesima mazzata alle velleità di rimonta delle inseguitrici. Ha pure aggiunto un altro mattoncino al suo personalissimo score, che attualmente racconta di 17 reti in 18 partite di Serie A.
Numeri da Top Player
Da paura, dunque, i numeri di Osimhen. Ai limiti della illegalità calcistica, che accomunano il numero nove in maglia azzurra ad Harry Kane. Meglio addirittura di Erling Haaland, tra i bomber delle cinque principali leghe europee. Proprio il confronto con i due illustri colleghi della Premier League evidenzia quanto il nigeriano sia cresciuto tantissimo sotto la guida dell’allenatore toscano, ampliando in maniera esponenziale il suo repertorio tecnico.
L’inglese ama interpretare il ruolo in chiave dinamica. Piuttosto che stazionare negli ultimi sedici metri, come i classici attaccanti britannici, si muove tantissimo. Lavora sul concetto di anticipare la giocata; prendere la migliore postura possibile rispetto al marcatore diretto, per creare separazione e quindi ritagliarsi uno spazio libero. Non necessariamente all’interno dell’area di rigore. Spesso si abbassa talmente tanto, da somigliare maggiormente ad un rifinitore, che ad un mortifero finalizzatore.
Ancora più iconico il norvegese, che esula dai comuni canoni di attaccante. Veramente una forza della natura, che butta letteralmente giù gli avversari, manco fossero birilli. Qualcosa a metà tra un anticonvenzionale freak ed il modello ideale di offensive player moderno. Perché fisicato come un centroboa. Al contempo, evoluto nelle letture, alla stregua di una raffinatissima mezzala.
Nuove competenze e abilità
Ciò che rende praticamente immarcabile Osimhen in questa fase della stagione è l’abilità nel rendersi utile alla manovra, al di là della posizione tradizionale, ovvero nel cono di luce tra i due centrali difensivi.
Quando segue le tracce con cui, per esempio, Mario Rui lo stimola attraverso morbide sciabolate dalle retrovie, tagliando improvvisamente verso l’esterno, è impossibile quasi per tutti tenerne la traiettoria. Alla base di tutto ciò, rimane il tentativo dell’attaccante di mettersi intelligentemente in comunicazione con il compagno che sta gestendo il possesso della palla.
Il portoghese, ormai, è abituato a cercarlo lì. Nondimeno, l’attaccante partenopeo agevola l’inerzia della giocata. Facendo così, infatti, esplora la profondità, riuscendo a dominare ben due giocatori: il centrale, che ne assorbe l’iniziativa. Obbligato a stargli dietro per non perderselo. Ed il terzino di parte, impegnato a dare adeguata copertura.
Il futuro è di Osimhen
Insomma, rispetto al giocatore che sbarcò all’ombra del Vesuvio nell’estate del 2020, oggi Osimhen non è più solamente quel prospetto talentuoso, eppur a tratti primitivo. Esclusivamente istinto e fisico. Rimane la proverbiale voglia di sbranare la profondità dei primi tempi partenopei, quando si isolava, forzando l’uno contro uno.
La falcata imperiosa è rimasta. Tuttavia, altre caratteristiche ne hanno arricchito il dna. Viaggiando a una media impressionante, chissà che non possa mettere nel mirino il record di Higuain nella stagione 2015-16.
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