Quell’esplosione di gioia proprio quando ci si stava rassegnando ad un’altra delusione. Non che pareggiare in casa della Lazio sia un risultato da buttare, ma quando per la seconda volta consecutiva non si approfitta dei passi falsi delle milanesi allora è quasi un’autocondanna, un chiamarsi fuori da ogni sogno di gloria.

Mancavano poco più di una manciata di secondi, l’arbitro aveva già il fischietto tra le labbra, tempo di finire quell’ultima azione e tutti sotto la doccia. La Lazio poteva rammaricarsi per non essere riuscita a capitalizzare le occasioni prodotte in un grande primo tempo. Il Napoli per aver visto svanire la vittoria a due minuti dalla fine con un secondo tempo totalmente diverso rispetto al primo.

C’era Ounas largo a destra con la palla tra i piedi, servizio ad Elmas con davanti un corridoio centrale molto interessante, Insigne largo a sinistra, palla al capitano, il tiro a giro era una tentazione, magari poteva uscire una doppietta proprio nella serata del ritorno al gol su azione. Invece no, arrivava Fabian Ruiz a rimorchio, palla allo spagnolo che disegnava un capolavoro di quelli per i quali vale la pena pagare il biglietto. Nulla da fare per Strakosha, lo spicchio riservato ai tifosi napoletani era in estasi, in delirio, in visibilio.

Lo scenario tanto atteso

Tutti i giocatori lì sotto ad esultare, insieme a Spalletti e agli altri componenti della panchina. Quello non era un gol normale, ma uno che può valere tanto, non si sa cosa, e se fosse qualcosa di indescrivibile?

Come è stata indescrivibile la gioia a quel 94’, che segnava anche la fine del recupero assegnato dall’arbitro, un gol che è valso l’aggancio al Milan in testa alla classifica. È vero che l’Inter, potenzialmente, avrebbe ancora un punto in più, ma la squadra di Simone Inzaghi sembrava irraggiungibile, poi ha conquistato due soli punti in quattro partite e pare aver perso certezze.

Per salvaguardare la regolarità del campionato, è importante che la gara con il Bologna si giochi il prima possibile, ma nell’ipotesi peggiore, dando per scontati i tre punti in più ai nerazzurri, avrebbero solo una lunghezza di vantaggio sul duo Napoli-Milan con undici partite ancora da giocare.

Il Napoli, proprio prima della gara di qualche settimana fa contro i Campioni d’Italia in carica, sperava di imporsi per riaprire clamorosamente il discorso scudetto riducendo il gap a meno uno in caso di vittoria dell’Inter a Bologna, chi lo avrebbe mai immaginato a dicembre? Si è verificato ora quello scenario auspicato, tutto grazie a quel colpo di biliardo di Fabian Ruiz con un solo granello di sabbia rimasto nella clessidra.

Quel sogno nel cuore…

La tifoseria è ritornata a sognare ciò che manca da più di trent’anni e che più volte sembrava sfumato anche questa volta. Si sogna ciò che non è un obiettivo societario – generalmente sostenuto da investimenti – mentre il Napoli si è limitato a conservare la propria competitività mantenendo inalterato l’organico.

Essere ritornati in lotta per il tricolore è un merito ma anche un demerito di chi dava l’impressione di poter prendere il largo salvo arenarsi, il Napoli doveva farsi trovare pronto in caso di frenate altrui ed ecco che ora si ritrova di nuovo capolista. Con la possibilità, tra l’altro, di allungare su una antagonista come il Milan che domenica sarà di scena a Fuorigrotta in un Maradona che si preannuncia gremito in ogni ordine di posto.

Il Maradona delle grandi occasioni

Le ultime due partite attesissime al Maradona non sono andate secondo le aspettative: quella con l’Inter ha lasciato un po’ di amaro in bocca; quella con il Barcellona è stata disastrosa. È arrivato il momento che il pubblico partenopeo esca dal proprio stadio con una sensazione diversa, ricreando quella osmosi d’amore che ha fatto sì che tantissime big europee siano cadute venendo a Napoli.

Bisogna esorcizzare la sindrome di Napoli-Verona. Si spera di vedere lo stesso primo tempo della gara con l’Inter e il secondo tempo di domenica scorsa. Il Milan vanta un patrimonio genetico di chi non teme queste partite, basti ricordare le sfide di fine anni ’80 o anche alcune recenti. Sta al Napoli imporre la propria legge e cavalcare la scia di questa fresca e trionfale marcia in casa dell’aquila romana.

C’è bisogno della gara perfetta, non di regalare un tempo: nei primi 45’ dell’Olimpico il Napoli somigliava molto a quello irriconoscibile di Cagliari e preso a pallonate dal Barcellona, nella ripresa più quello del primo tempo con l’Inter.

Napoli, sei davvero cresciuto?

A volte questa squadra è un rebus: ogni volta che è andata oltre se stessa, poi ha fatto registrare preoccupanti passi indietro. Era andata oltre se stessa nella gara di Europa League contro il Leicester eliminando gli inglesi dalla competizione con più di mezza squadra indisponibile, pochi giorni dopo è stata beffata in casa dall’Empoli.

Era andata oltre se stessa con un blitz proprio in casa del Milan in pienissima emergenza, pochi giorni dopo lo Spezia è stato corsaro a Fuorigrotta. In entrambe le partite vinte contro i pronostici iniziali, il protagonista è stato sempre Elmas (doppietta con il Leicester, guizzo vincente a Milano), come lo è stato, anche senza timbrare il cartellino, all’Olimpico una volta subentrato allo spento Zielinski.

Se si cresce imparando dagli errori, mai come ora il Napoli deve dimostrare di essere cresciuto. Anche perché da questa crescita passa un sogno. Il solo immaginare che questo sogno possa diventare realtà mette i brividi.

Maurizio Longhi

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