Probabilmente un inizio così deludente non se l’aspettava nessuno in casa Napoli: 8 punti dopo cinque giornate sono una miseria per chi ha il Tricolore cucito sulle maglie.
Un magro bottino, che non si registrava dalla stagione 2015/16, la prima di Maurizio Sarri all’ombra del Vesuvio. Quella volta gli azzurri avevano 2 punti in meno rispetto ad oggi. Dopo un’inaspettata partenza col freno a mano tirato, però, la squadra ritrovò d’incanto gioco e sicurezze. Gli uomini del Comandante toscano poi recuperarono il distacco dalla vetta inanellando una striscia di vittorie consecutive. Disputando un campionato straordinario, culminato con la conquista del secondo posto.
Nondimeno, le analogie tra quel Napoli e quello attuale si limitano al ritardo in classifica. Che in questo momento, per la squadra di Garcia, non deve essere affatto ignorato, perchè comincia ad avere già una certa consistenza. L’ampio ritardo dall’Inter capolista (meno sette) racconta parecchio ma non tutto. Tante le spiegazioni, e nessuna giustificazione, a supporto di una tale implosione.
Invertire un trend negativo
Impensabile che soltanto la cessione di Kim, seppur colmata in maniera approssimativa, abbia determinato l’involuzione palesata dai Campioni d’Italia. Un vuoto talmente grosso da rendere indecifrabile il male oscuro che sta attanagliando il gruppo. Forse schiacciato dal ricordo di uno scudetto dominato.
A complicare maggiormente le cose, il peso insopportabile di un avvio sicuramente non semplice. Per larghi tratti, in casa con la Lazio come a Marassi, piuttosto che nell’arrembante finale del Braga, il Napoli è stato in totale balia degli avversari. Letteralmente allo sbando dal punto di vista tecnico, con una condizione fisica precaria. E in evidente confusione tattica. Veicolando in tifosi e addetti ai lavori la sgradevole impressione di un crollo emotivo dell’intera struttura.

Come se la squadra – ma più in generale, l’ambiente partenopeo -, non fossero preparati ad esprimersi con continuità ad altissimo livello. Imboccando una ineluttabile parabola discendente. A Bologna, invece, l’encefalogramma del Napoli ha dato ampi margini di miglioramento rispetto alle proprie potenzialità. Una squadra compatta nelle due fasi in cui si articola il gioco: solida sottopalla, e quadrata all’atto di proporsi nella trequarti felsinea.
Insomma, la sensazione di equilibrio, solo parzialmente mitigata dal calo nel secondo tempo, si associa alla speranza quello visto al “Dall’Ara” sia la versione migliore del Napoli di Garcia. La gara di mercoledì sera con l’Udinese diventa quindi un bivio fondamentale in ottica futura. Concedersi ulteriori distrazioni avrebbe davvero del masochistico.
Cinguettio da pompiere
A proposito di chi sente fortissimamente il bisogno di associare al piacere una condizione di sofferenza, il redivivo De Laurentiis batte nuovamente un colpo. Il classico “cinguettio” presidenziale trasforma in pompiere uno dei più grandi piromani dialettici del calcio contemporaneo. Bene ha fatto, ADL a smorzare sul nascete qualsiasi tipo di speculazione circa il teatrino innescato da Osimhen un attimo prima di abbandonare anzitempo la contesa.

Adesso serve assolutamente smorzare i toni, evitare inutili polemiche. Pure pretestuose, perché il nigeriano, in piena trance agonistica, non sarà l’ultimo a fanculizzare il suo allenatore. Succede nelle migliori famiglie. Dunque, sospettate di chiunque voglia narrare la storiella benevola che gli spogliatoi sono santuari di educande, zeppi di verginelle.
Magari in questo preciso momento storico manca dalle parti di Castelvolturno il leader carismatico, capace di suscitare in tutte le componenti empatia, aggregando verso un obiettivo comune.
Ecco perché il Tweet di DeLa ricopre un grande valore intrinseco sulla vicinanza testimoniata al suo principale “collaboratore” tecnico: su Garcia ha fatto un investimento. Crede che sia adatto per professionalità e competenza, ad apportare migliorie, generando plusvalore. Che piaccia o meno, gli imprenditori si muovono sulla scorta di questi ragionamenti. I tifosi un po’ meno.
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