Pare che Luciano Spalletti abbia finalmente raggiunto l’intesa con il Napoli. L’accordo tra le parti sarebbe in via di definizione, mancherebbero solo piccoli dettagli. Da limare, innanzitutto, la composizione del supporting staff.

Una volta che saranno trovati gli accordi con il gruppo di collaboratori che seguiranno il tecnico di Certaldo nella sua avventura all’ombra del Vesuvio, lo step successivo sarà quello di formalizzare i contratti. Mettere nero su bianco, dando il crisma dell’ufficialità ad una cosa ormai (quasi…) scontata.

Ambiente depresso, urge una scossa

Nel frattempo, l’ostinato silenzio stampa imposto dalla società ai tesserati incancrenisce il malessere dei tifosi. Già feriti nel morale dal rocambolesco finale di campionato.

Il fatto che nessuno poi abbia sentito l’esigenza di esporsi, mettendoci la faccia, provando a dare una spiegazione ad uno dei più grossi suicidi nella storia del calcio moderno, ha reso la situazione maggiormente incandescente.

Indubbiamente, nell’ambiente partenopeo serpeggia un certo malumore. E le notizie circolate finora sui possibili eredi di Gennaro Gattuso non hanno contribuito a rasserenare gli animi.

Il toto-allenatore viene interpretato come una cortina fumogena, stesa artificiosamente, per narcotizzare la rabbia di chi si è sentito defraudato dalla mancata qualificazione alla Champions League.

Spalletti già divide i tifosi

In quest’ottica, il nome di Spalletti, piuttosto che risvegliare gli entusiasmi, ricompattando tutto l’ambiente, ha prodotto ulteriori divisioni. Mai prima d’ora, infatti, un allenatore in procinto di accomodarsi sulla panchina del Napoli ha subito un tale accanimento, senza aver potuto dimostrare alcunchè, circa il suo reale valore.

L’impressione è che la fiction “Speravo de morì prima”, basata sull’autobiografia di Francesco Totti, abbia generato una strana fusione tra il borioso e saccente personaggio interpretato da GianmarcoTognazzi e l’allenatore toscano. Crocifisso nella serie di Sky come il principale responsabile del ritiro del Pupone.   

La realtà, tuttavia, è ben altra. Luciano ha dovuto gestire la parabola discendente di un vero Top Player, che per sua stessa ammissione postuma, non era pronto a dismettere gli scarpini.

Uno che, giocando sostanzialmente da fermo, pur avendo piedi fatati, non aveva ancora preso piena consapevolezza di poter dare un contributo minimo alle sorti della squadra giallorossa. 

Allenatore di carattere, avulso dai favoritismi

Nondimeno, la gestione del caso-Totti è sintomatica di come, nei momenti decisivi, quelli in cui l’allenatore deve palesare al gruppo la ferrea volontà di non discriminare nessuno, mettendo tutti sullo stesso piano di importanza, Spalletti non abbia fatto un passo indietro.

Dimostrando di affrontare non soltanto a chiacchiere i problemi all’interno dello spogliatoio. Ma con carattere e mentalità, coerente con un principio fondamentale, che ha rimarcato spesso nel corso della sua carriera.

Ovvero, che il calcio è un gioco di squadra, dove tutti valgono uno…

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