Dopo aver conosciuto la prima sconfitta stagionale, il Napoli si interroga sui motivi che hanno portato un avversario nient’affatto irresistibile ad espugnare l’impianto di Fuorigrotta.
Ovviamente, la partita è stata abbondantemente condizionata dall’espulsione di Mario Rui.
E’ pur vero, tuttavia, che rinunciando a Osimhen dall’inizio, Spalletti ha scelto consapevolmente di adattare il Napoli ad un gioco diverso rispetto a quello prodotto finora.
Il tecnico toscano, infatti, sta letteralmente edificando la squadra partenopea intorno al suo centravanti. Assai migliorato nella selezione delle scelte.
Non solo, dunque, attacco alla profondità. Abilità innata, in cui eccelle da sempre. Tale da consentirgli di allargare e allungare le linee, tenendo costantemente sotto pressione gli avversari.
Ma anche capacità di associarsi con i compagni. Una evoluzione tattica in senso propositivo, che ne esalta le peculiarità. Non ingabbiandolo, al contempo, in movimenti precostituiti.
Davvero incontenibile, quindi, il nigeriano, in questa fase della stagione. Non si piglia proprio. E tiene costantemente sotto pressione le difese avversarie, quando aggredisce gli spazi.
Trenta minuti di Napoli dominante
La sensazione, però, che il match con lo Spartak Mosca fosse tutt’altro che incerto, senza l’entrata da psicopatico compiuta da Mario Rui, continua ad aleggiare a distanza di ventiquattr’ore dalle parti di Castel Volturno.
Gli azzurri la stavano gestendo comodamente, dopo averla sbloccata in un amen. Frutto di un approccio aggressivo, supportato da una giocata di qualità.
Del resto, pur schierando Petagna, un attaccante diverso per caratteristiche fisiche e attitudini strategiche, il piano-gara pensato da Spalletti contemplava comunque possesso palla e verticalità.
Basta avvolgere con la mente il nastro della partita, riguardandone gli highlights, per rendersi conto dei numerosi momenti significativi nel dominio del gioco, nonché in fase di finalizzazione, sviluppati dal Napoli in poco meno di mezz’ora.
Sicuramente eccessivo addossare tutte le responsabilità al terzino portoghese. In ogni caso, l’inferiorità numerica ha costretto l’allenatore toscano ad un atteggiamento maggiormente conservativo.
Ovvero, provare a ridisegnare la squadra con gli inserimenti di Osimhen e Anguissa. Cambi funzionali a fare un calcio obiettivamente elementare nei principi ispiratori.
Associando, contemporaneamente, l’intensità e la fisicità del camerunese, con l’impressionante esplosività del nigeriano.
Zieliński a singhiozzo, Malcuit impresentabile
Insomma, se la sconfitta deve essere imputata ad un episodio, che ha obbligato il Napoli a cambiare radicalmente il modo di interpretare la gara, è pur vero quanto Zieliński sia stato incapace di determinare poco o nulla nella fase di rifinitura.
Il polacco ha dalla sua la fortuna di agire in una posizione che, in teoria, dovrebbe consentirgli di esaltarne l’eleganza ed il dinamismo. Spalletti vuole che si muova all’interno di un sistema strutturato, completando un reparto d’attacco – la batteria di supporto alla prima punta – titolare di una buonissima proprietà tecnica. Oltre ad una certa sensibilità nella lettura e nell’interpretazione del gioco.
Ma al di là delle suggestioni, quand’è indolente come ieri sera, Piotr sembra piuttosto deleterio. Innanzitutto per sé stesso e dopo per l’intero collettivo.
Inoltre, contro i russi è apparso sin troppo evidente come il Malcuit attuale, disordinato e arruffone, sia improponibile a questi livelli. Il francese ha un passo decisamente inferiore rispetto a compagni ed avversari. E pure la pochezza delle sue doti tecniche lascia a desiderare.
Negli occhi di tifosi e addetti ai lavori restano le amnesie difensive, unite ad una incomprensibile mancanza di lettura delle situazioni. Anche quelle più elementari, come il posizionamento sull’azione del pareggio: una errata copertura in diagonale, che ha aperto una autostrada in fascia.
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