Nonostante la vittoria del Napoli ieri sera non sia mai stata in discussione, la squadra di Gennaro Gattuso sembra ancora alla ricerca di una precisa identità tattica.
La superiorità palesata dagli azzurri contro la Roma, comunque, è stata lampante. Frutto, probabilmente, del faticoso compromesso fra le ambiziose idee di Ringhio e la consapevolezza che una parte della rosa si adatti a giocare nella maniera che vuole lui. Piuttosto che venirgli naturale…
Nondimeno, appare evidente quanto l’allenatore abbia lavorato pur di nascondere le lacune della squadra in albiceleste. Che in alcuni frangenti ha dato davvero l’impressione di poter amministrare senza grossi problemi i tentativi dei giallorossi di trovare il modo per rientrare in partita.
Almeno in questo momento della stagione, Gattuso, dunque, deve adattare il piano gara, pur senza stravolgere la sua filosofia.
Ovviamente, pur essendo per certi versi il Napoli ancora una squadra ibrida, i margini di crescita del progetto sono supportati dalla coerenza di fondo garantita dall’allenatore.
Che non poggia più soltanto sulla lucidità di un attendo giropalla per accerchiare l’avversario. Ma anche su altre armi. Alternative valide, tipo la forza straripante della verticalità garantita da esterni veloci e dotati di qualità tecniche superiori alla norma.
Magari la sceneggiatura della partita con i capitolini sembrava scritta apposta per esaltare la leadership oscura di Demme. Il classico pivote che ama gestire il pallone. Messo sempre bene con il corpo, per ottimizzare la ricezione e immediatamente dopo cercare il compagno meglio piazzato.
Uno che riesce costantemente a controllare l’intensità. Senza sentire l’onere, al contempo, di farsi schiacciare dalla responsabilità di dover mettere in ritmo i compagni.
Specialmente quando Paulo Fonseca chiamava il pressing. Permettendo così alla Roma di rimare corta e alta nella trequarti partenopea.
Una situazione obiettivamente poco comoda, per l’ex Lipsia.
Nondimeno, al netto degli spazi che si restringevano, il Napoli è apparso perfettamente a suo agio nell’uscire dalla pressione aggressiva in avanti.
Demme e Fabiàn Ruiz hanno determinato il gioco, indirizzandolo attraverso la paziente risalita dal basso della palla. Che diventa, nello sviluppo della manovra, attacco agli spazi e ricerca della profondità alle spalle delle linee giallorosse.
Fondamentali le traiettorie di passaggio verso i giocatori posizionati nei mezzi spazi, occupati dai due terzini in ampiezza. Mentre lo scarico “a specchio”, come valvola di sicurezza, era garantito indietro sui centrali difensivi.
Ad accompagnare questo incessante lavoro, i due mediani si alternavano, abbassandosi l’uno per ricevere e produrre gioco, mentre l’altro si alzava in diagonale, garantendosi reciproca copertura e soluzioni di passaggio.
Un’ultima curiosità. Gattuso ha creato le migliori condizioni possibili affinché i suoi metodisti potessero esprimersi al meglio, in funzione delle proprie caratteristiche tecniche.
Ovvero, li ha schierati piede opposto. A dividersi l’ampiezza: il tedesco, destro naturale, sul centro-sinistra. E lo spagnolo, tutto mancino, da intermedio opposto.
Con la conseguenza pratica che i due riuscivano a sottrarsi all’aggressività della Roma, rubando il tempo alla pressione e anticipando la giocata, calciando con l’interno piede.
Quasi senza guardare, una sorta di no look, verso i laterali, Di Lorenzo e Mario Rui.
