Prima della sosta, al Napoli girava tutto bene, dal punto di vista fisico e tecnico-tattico. Gli azzurri vincevano e convincevano con la facilità tipica delle squadre naturalmente abituate a fare da lepre in classifica, piuttosto che inseguire affannosamente.
Contro l’Inter, invece, la squadra partenopea ha dato ampi segni di stanchezza, in entrambe le fasi in cui si articola il gioco. E subito, sul futuro della capolista, un mucchio di addetti ai lavori hanno addensato nubi cariche di tempesta. Senza nemmeno aspettare la controprova. Manco il Napoli non avesse condotto la prima parte dell’annata calcistica, quella che ha preceduto il Mondiale, in maniera entusiasmante. A tratti, addirittura, spettacolare.
Tirapiedi in servizio permanente
Forse, le considerazioni sugli effetti nefasti prodotti dalla sosta sullo stato di salute della squadra sono frutto del pregiudizio ideologico, che vuole assecondare geograficamente gerarchie magari un tantino superate.
Oppure, peggio ancora, mere speculazioni di chi trae profitto dal veicolare pubblicamente un certo tipo di racconto. Ovvero, che all’ombra del Vesuvio sono inclini al tradizionale piagnisteo. E comunque, immaturi per traguardi vincenti.
Domani, dunque, il Napoli è atteso da un impegno gravoso, innanzitutto sul versante delle energie emotive. Perché la Sampdoria dovrà certificare che la prima sconfitta in campionato potrebbe essere stata semplicemente una piccola parentesi all’interno di una stagione fin qui perfetta o quasi.
Di sicuro, quello con i blucerchiati è il peggior incastro possibile, dovendo gli azzurri riannodare il filo là dove avevano interrotto il discorso. Pare passato un secolo dall’ultima vittoria, poco prima di metà novembre: 3-2 in casa contro l’Udinese. Eppure Marassi equivale ad un banco di prova psicologicamente fondamentale per scavallare ansie varie e paure assortite.
Come se la trasferta di Milano avesse interrotto il flusso positivo, spezzando d’incanto la magia palesata finora dagli uomini di Spalletti in serie A e Champions League.
Gambe pesanti e poca attenzione
Vero è che, storicamente, gennaio non ha mai rappresentato il periodo proficuo per eccellenza dell’Uomo di Certaldo. Infatti, rileggendo il percorso professionale dell’allenatore toscano, non raramente si inciampa nella incapacità delle sue squadre di affrontare efficacemente il primo mese del nuovo anno.
Ma il segno più tangibile sulla via della guarigione è senz’altro la consapevolezza di avere un problema. Nessuno a Castel Voltruno nega che ci possa essere un ritardo nella condizione. Del resto, quando le gambe pesanti non supportano adeguatamente le idee, cala drasticamente l’attenzione. E viene immediatamente meno la lucidità nelle letture.
Probabilmente, bisogna continuare a crescere, sia a livello individuale che come collettivo, affinchè il Napoli possa incrementare il ritmo del possesso offensivo. Nonché l’intensità nell’aggredire l’avversario, chiudendogli al contempo difensivamente ogni spazio utile.
Insomma, bisogna guardare avanti. Ergo, parafrasando la famosa battuta dell’ingenger Covelli, nel film “Vacanze di Natale”, magistralmente interpretato da Riccardo Garrone: “Anche questo Natale, se lo semo levato dalle palle…”.
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