Tutti pazzi per Walter Mazzarri: il nuovo allenatore del Napoli è la principale novità del campionato, dopo la sosta dedicata alle nazionali.

Come debutto l’Atalanta sarà un avversario tutt’altro che abbordabile. Match delicatissimo dal punto di vista emotivo, dunque, pochi giorni dopo il ritorno del toscano sulla panchina azzurra. 

Prevedibile il piano con cui la Dea si approccerà alla gara: Gasperini, infatti, pretende dai suoi che vadano sempre in avanti, in maniera assai aggressiva, a caccia continua dell’anticipo. Lecito quindi, attendersi rigidi controlli uomo su uomo, e baricentro compattato ad altezza media. Con il tradizionale 3-4-1-2 orobico, indirizzato a recuperare attivamente il pallone con pressing e riaggressione dopo la perdita di possesso, che si contrappone al 4-3-3 dei Campioni d’Italia.

Disinnescare Gasperini

Costretti a fare i conti con la consueta diaspora di calciatori in giro per il mondo causa impegni internazionali, entrambi i tecnici avranno problemi di formazione. Il Napoli, per esempio, non sa ancora se potrà schierare Zielinski. In preallarme Elmas, qualora il polacco desse forfait.

Proprio a centrocampo si dovrebbe giocare la battaglia principale, con Mazzarri e Gasperini che cercheranno la migliore strategia per disarticolare l’altrui struttura difensiva.  

Tatticamente, i nerazzurri cercheranno di creare squilibri nella costruzione ai partenopei orientando il trequartista Pasalic su Lobotka, nonché gli interni (Enderson e Koopmeiners) rispettivamente su Zielinski e Anguissa.

In questo scenario, l’ago della bilancia, funzionale a scardinare un sistema di marcature individuali, può essere esclusivamente il movimento dei terzini, che in fase di possesso devono stringere molto, assumendo una posizione ibrida. Alla stregua di una “finta mezzala”.

Ovviamente, questa tipo di situazione la garantisce Di Lorenzo, perché Olivera non è affatto predisposto a venire dentro al campo, preferendo sovraccaricare il binario mancino. Il Capitano, nella risalita dal basso, collabora fattivamente con i compagni della mediana per consolidare il giropalla, lasciando tre difensori in copertura: Rrahamani, Natan e il mancino uruguagio, che nel frattempo, stringe centralmente. Riproducendo, sostanzialmente, il classico atteggiamento difensivo delle squadre di Mazzarri.  

Giocate determinanti

Lo sviluppo asimmetrico della manovra, in prevalenza a destra, oltre agli inevitabili accoppiamenti che verrebbero a generarsi in mediana, incide poi in zone di campo più alte. Con le mezzali azzurre portate per indole ad occupare i cd. “half spaces”, e gli interni di Gasperini che hanno gamba e fisico per assorbirne gli inserimenti.

A determinare un concreto spostamento degli equilibri, in questo contesto, gli esterni che si alzano, isolandosi nell’uno vs uno, opposti ai “braccetti” atalantini: Hateboer e Zappacosta. Il Napoli guadagnerebbe vantaggio in termini di spazio conquistato nella trequarti avversaria, poiché abbasserebbe la linea difensiva con gli strappi in conduzione di Kvaratskhelia e Politano.

Senza trascurare l’importanza di Raspadori, abile nel cucire il possesso come pochi. Ergo, il suo lavoro di sponda attiverebbe il gioco associativo, connettendo Jack con il resto del reparto d’attacco.

Tutte giocate strettamente correlate tra loro, (teoricamente…) idonee a destrutturare la densità sottopalla dell’Atalanta.

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