Oggi è l’ultimo giorno che Dries Mertens sarà un tesserato del Napoli.
Siamo in piena estate, incombe l’apertura ufficiale del calciomercato, e come insegna la storia, sognare non costa nulla.
Certe volte, tuttavia, gli incubi peggiori si sovrappongono ai voli pindarici della fantasia. Generando una scossa emotiva fortissima nel cuore della tifoseria napoletana, che mai avrebbe immaginato un epilogo del genere.
Sciogliere il nodo rinnovi
In effetti, il Napoli deve ancora capire come intende continuare ad agire, dopo aver abbondantemente anticipato le mosse rispetto alla concorrenza. D’altronde, la società partenopea ha già riscattato Anguissa, oltre a perfezionare gli acquisti di Kvaratskhelia e Olivera, che arrivano a sostituire Ghoulam e Insigne.
In soldoni, bisogna comprendere se le prossime mosse della premiata ditta De Laurentiis–Giuntoli saranno orientare verso soluzioni (più o meno…) low-cost.
Oppure, in ossequio alla filosofia di occupare posti in organico dopo aver fatto spazio, se gli azzurri effettueranno altri acquisti. Preventivamente bilanciati da corrispondenti cessioni.
Ovviamente, il mercato del Napoli passa innanzitutto per la risoluzione del problema connesso ai (mancati) rinnovi.
In effetti, solamente dopo aver sciolto i nodi relativi a Mertens, libero a parametro zero dal primo luglio, Koulibaly e Fabiàn Ruiz, i cui vincoli contrattuali scadranno esattamente tra un anno, si potrà delineare il futuro della squadra di Spalletti.
Nessuna eccezione al salary cap
Partendo, però, da un presupposto: la proprietà ha imposto un drastico ridimensionamento del monte ingaggi. La strategia prevede, dunque, un rigido tetto salariale. E Adl non intende assolutamente derogarvi. Nemmeno per gratificare le richieste dei suoi calciatori più rappresentativi.
La decisione di tagliare il monte ingaggi resta la priorità da soddisfare ad ogni costo. A complicare ulteriormente lo scenario, una considerazione di carattere economico: in prossimità dello svincolo, nelle trattative, i calciatori hanno sempre il coltello dalla parte del manico. Una situazione di palese subordinazione, che una personalità egocentrica e dominante come DeLa difficilmente vorrà subire in maniera indolore.
Realisticamente, il club potrebbe scegliere… di non scegliere.
Ovvero, lasciare che Mertens vada in scadenza. A quel punto, bisognerà pensare a come rimpiazzare il miglior realizzatore nella storia calcistica dei partenopei: 148 gol in poco meno di 400 presenze.
Mertens utile, altro che romanticismo
Con Ciro fuori dai giochi, Spalletti deve necessariamente ripensare alla composizione del reparto d’attacco. Nonostante la scorsa stagione il rapporto con il belga non l’abbia convinto appieno, il 14 in maglia azzurra ha apportato qualità ed esperienza là davanti. Che si sposano con la capacità di costruirsi un tiro da solo, senza la collaborazione dei compagni.
Utilizzato tatticamente dall’allenatore toscano come alternativa ad Osimhen, spesso Mertens ha occupato anche la posizione di trequartista, nel ruolo di vice Zielinski, quando le esigenze della gara esigevano un immediato cambio di passo nel saltare l’uomo.
Da domani, allora, nell’organico del Napoli mancherà un profilo offensivo completo. In grado cioè di lavorare in campo largo e abbassare le difese. Oltre a cucire la manovra come pochi, in virtù di una innata abilità associativa.
All’ombra del Vesuvio, quindi, serpeggia un’unica speranza: che la firma funzionale a sancire una scelta romantica sia stata soltanto momentaneamente accantonata. Nondimeno, i tempi sono stretti, perché la controversia va definita prima della partenza del gruppo per il ritiro di Dimaro, che scatta il 9 luglio.
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