Nient’affatto casuale, finora, il campionato di Alex Meret. Senza ombra di dubbio uno dei portieri più regolari della Serie A. Cura manicale dei dettagli e certosina preparazione settimanale gli hanno permesso di sovvertire i pregiudizi maturati in ritiro sulla scelta del Napoli. Nell’immaginario collettivo, infatti, avergli affidato la maglia da titolare appariva un azzardo, dopo un’estate in cui sembrava sul punto di essere ceduto.

Oggi che ha dato ripetutamente prova delle sue qualità, contribuendo con prestazioni decisamente positive alla fuga solitaria in vetta della squadra partenopea, a nessuno par vero tesserne le lodi. Dimenticando come in passato, seppur a tratti, l’Airone aveva già messo in mostra grandi potenzialità.

Però, problemi fisici e difficoltà emotive nel tollerare l’alternanza con Ospina, avevano comunque prodotto conseguenze negative sulle sue performance. Un’altalena in cui Alex ha finito per non dare il meglio di sé. Generando, al contempo, una sensione di incompiutezza in chi ne aveva invece pronosticato un futuro da predestinato.

I fondamentali di Meret

Insomma, soltanto quest’anno Meret ha trovato quella continuità, che gli ha consentito di poter fugare i dubbi residui di certa critica avversa. Spalletti l’ha finalmente liberato da ogni angoscia, mettendolo al centro di un progetto costruito esclusivamente attorno a lui. Una rinnovata affidabilità, dunque, frutto di fiducia incondizionata dell’allenatore. Con l’evidente volontà di rilanciarne le ambizioni.

Ma pure tanto lavoro duro. Così da aggiungere varie dimensioni al suo modo di interpretare il gioco. Quindi, non solo capacità di coprire lo specchio della porta grazie a tecnica del ruolo eccelsa; anche sensibili miglioramenti nelle uscite alte e nella gestione del pallone coi piedi

A tutto questo, chiaramente, il numero uno degli azzurri ha aggiunto il suo incredibile talento. Perché è bene ricordarlo, alla base di un rendimento costantemente sopra la sufficienza, in grado di restituire la felicità all’estremo difensore di origine friulana, ci sono fondamentali di assoluto livello.

In definitiva, nelle scorse stagioni Meret ci ha abituato a grandi exploit e fragorose cadute. Nondimeno, nelle fortune del Napoli attuale, diventato ormai un contender credibilissimo nella corsa all’Obiettivo, sicuramente c’è il suo personalissimo apporto.

L’esplosività di Carnesecchi

Nell’analizzare la gara di domenica sera è inevitabile intrecciare il destino del portiere napoletano con il collega della Cremonese, reduce dalla grande stagione in B, culminata con la promozione.

Riguardando la traiettoria che ha portato Marco Carnesecchi a esordire in Serie A, netta è la sensazione di onnipotenza tecnica e fisica. Gli sono bastate poco meno di quattro annate da professionista per dimostrare di avere grandi riflessi, associati a devastante esplosività nella spinta sulle gambe al momento del tuffo. 

Un infortunio estivo ne ha temporaneamente rallentato l’ascesa; eppure il tempo perso lo sta celermente recuperando.   

Trascurando solamente per un attimo la deficitaria classifica dei grigiorossi, non vanno dimenticate le belle parate compiute dal 22enne cresciuto nel settore giovanile dell’Atalanta. I suoi interventi spesso miracolosi magari non fanno punteggio. In ogni caso, limita almeno i danni, mantenendo in vita le speranze di salvezza della squadra di Ballardini.

Altro che ordinaria amministrazione, non c’è partita in cui il capitano della Italia Under 21 non faccia letteralmente il fenomeno.

Contro il Napoli, volente o meno, sarà un momento spartiacque nel percorso professionale di Carnesecchi. Dovrà contrastare gli attacchi della capolista. L’unica domanda possibile che gli potrebbe frullare per la mente è: “come si ferma la premiata ditta Osimhen-Kvaratskhelia?”.

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