Se era noto l’assoluto valore di Scott McTominay, va comunque sottolineato quanto determinante sia stato lo scozzese nel pareggio contro la Juventus. Perché, se fosse possibile etichettare con un solo aggettivo la prestazione del Napoli all’Allianz Stadium, allora il termine giusto sarebbe tatticamente impeccabile. Nessuno può veramente avere alcunché da ridire se consideriamo il piano-gara di Conte orientato a imbrigliare la Juve con un controllo sagace degli spazi. Magari il suo approccio ha un po’ mortificato la creatività individuale di Kvaratskhelia.
Nondimeno l’idea di cambiare sistema di gioco, rispolverando un 4-3-3 tra l’altro interpretato non in maniera scolastica, bensì assai fluida, ha finito per incartare la squadra di Thiago Motta, ripagando ampiamente il tecnico salentino per la sua scelta coraggiosa. Anzi, è stato Di Gregorio a tenere in vita la Vecchia Signora con un paio di interventi importanti. Insomma, gli azzurri, seppur meno eccitanti rispetto alla trasferta di Cagliari, non hanno sofferto la qualità dei bianconeri. Gestendone il possesso senza grandi patemi.
Fluido e determinante
I padroni di casa, mai pericolosi dalle parti di Meret (e Caprile), si sono limitati a uno sterile e improduttivo dominio territoriale. Che però non costringeva i partenopei a schiacciarsi nella loro metà campo. Al contrario, era l’allenatore del Napoli ad aver deciso consapevolmente di tenere il baricentro a un’altezza media.
Una proposta calcistica basata su principi ben definiti: concedere grande libertà a McTominay, che partiva nominalmente da una posizione prestabilita, quella di mezzala sinistra. Da lì iniziava a muoversi, svolgendo svariati compiti, adattandosi allo schieramento dell’avversario. Spiccando per il per senso della posizione. Una garanzia col suo dinamismo. Tremendamente impattante sul piano fisico e tecnico-tattico.
In effetti, lo scozzese aveva la capacità di leggere la situazione ed a seconda del momento, connettersi coi compagni. Così da generare soluzioni alternative alla classica imbucata verso Lukaku. Alzandosi sulla stessa linea del belga, infatti, occupava specificatamente il ruolo di seconda punta. Aggiungendosi a Big Rom in campo aperto. Proprio questo atteggiamento nient’affatto conservativo ha contribuito a non far schiacciare il Napoli nella sua trequarti.
McTominay in crescendo
Senza trascurare il fatto che il primo tiro nello specchio della porta l’ha scagliato l’ex Manchester United, dopo un bel recupero alto. L’ennesimo segnale che gli ospiti erano tutt’altro che passivi. Del resto, avevano forzato la Juve a sbagliare il passaggio in uscita, nel cuore della loro trequarti difensiva, intercettandolo e ripartendo efficacemente in transizione.
In definitiva, il pareggio ha un duplice significato. Per il collettivo, conferma le ambizioni della squadra partenopea, in grado di giocarsela alla pari contro chiunque. Palesando brillantezza e personalità. Difficile capire se il nuovo corso possa già guardare a qualcosa di più impegnativo rispetto a entrare semplicemente tra le Fab Four. Il punto è che sembrano esserci ancora margine di miglioramento su cui Conte potrà lavorare. Un’occasione troppo grande per non farci almeno un pensierino.
Diverso il discorso su McTominay. Bisogna vedere come si comporterà il Napoli adesso che ha cambiato modulo. Un’analisi imprescindibile per comprendere come il centrocampo azzurro si stabilizzerà. In teoria, lo scozzese è quello più poliedrico, portato per intensità e abilità nei fondamentali a spendere il suo gioco nelle due fasi. Allora, con Conte che sembra voler costruire una squadra che si assesti sul blocco medio, avere in rosa un giocatore abituato a inserirsi in avanti, nonché spendersi in pressing e nei rientri come il numero 8 in maglia azzurra, potrebbe davvero raggiungere un livello (quasi) inarrivabile.
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