Se l’ennesima figuraccia stagionale contro l’Empoli aveva sostanzialmente segnato il punto di non ritorno per il Napoli, decidere poi chi dovesse assumersi l’onere del post Garcia non è stato affatto semplice. Prima di sciogliere la gloria, infatti, De Laurentiis ha voluto sondare la disponibilità degli unici due candidati alla successione del francese, incontrando a Roma – in rigoroso ordine cronologico – Igor Tudor e Walter Mazzarri.

Inizialmente, il croato sembrava in netto vantaggio. Si aspettava solo l’annuncio ufficiale, dopo le tradizionali consultazioni con la proprietà, così da permettere all’ex Marsiglia di iniziare l’esperienza partenopea già oggi, per la ripresa degli allenamenti a Castelvolturno. E invece, con il più classico dei colpi di teatro, tipici dell’uomo di cinema, il presidente ha improvvisamente virato sul toscano. Smentendo innanzitutto sé stesso, sempre restio, per sua stessa ammissione, ai ritorni di fiamma.   

Cosa abbia indotto Adl a invertire radicalmente la rotta probabilmente non lo sapremo mai. Chissà che non abbia pesato l’indole di Tudor, caratterialmente orientato a imporsi attraverso una ferrea disciplina, modellando il gruppo con scelte radicali, esposte anche a muso duro: Payet a Marsiglia ne sa qualcosa.

In questo particolare momento, forse avrà pensato con lungimiranza strategica il cineproduttore, all’ombra del Vesuvio serve qualcuno che metta a tacere fischi e critiche lavorando tanto sul campo, ed al contempo tranquillizzando la piazza. In questo scenario, Mazzarri simboleggia la sicurezza del buon padre di famiglia. Del resto, le stagioni dal 2009 al 2013 rimangono tra le più esaltanti della recente storia azzurra. Una squadra ferocemente determinata, con una mostruosa cattiveria agonistica, che faceva divertire, esprimendo un calcio assai qualitativo. In grado di sfiorare lo scudetto e vincere comunque una Coppa Italia.

Insomma, Walter ha lasciato un buon ricordo, conosce l’ambiente come le sue tasche e rappresenta una sorta di taumaturgico usato sicuro, capace di garantire esperienza ed equilibrio.

Studio e aggiornamento per cambiare

I soliti detrattori hanno espresso perplessità legittime, ipotizzando una innaturale propensione di Mazzarri ad adattarsi al Napoli attuale. Ricordando come sia affezionato alla difesa a tre, mentre la rosa appare nata e cresciuta per esprimersi compiutamente con la linea a quattro.   

Sicuramente un falso problema, poiché l’intransigenza e l’integralismo non rientrano nel bagaglio culturale dell’allenatore toscano. Che magari in passato è scivolato su qualche dichiarazione banale di troppo. Nondimeno, al netto di rumorosi inciampi dialettici, a far maggior rumore sono state sicuramente le sue intuizioni tattiche.

D’altronde, nel lasso di tempo in cui è rimasto ai box – l’esonero dal Cagliari risale al maggio 2022 – Walter ha girato con manicale costanza, a caccia di tendenze innovative.

Un anno e mezzo in cui ha studiato aggiornandosi sulle ultime novità calcistiche, che presumibilmente mutuerà nella sua nuova creatura. Quindi, nient’affatto ostaggio del 3-5-2. Veicolando la sensazione che non tenterà di imporsi radicalmente, come Garcia, bensì cercherà di costruire una squadra a immagine e somiglianza del tradizionale 4-3-3. Una rivoluzione silenziosa, che sigilli il Napoli di oggi con quello di ieri.

Dunque, torneranno a brillare le catene laterali, con i terzini che garantiscono ampiezza oppure superiorità numerica posizionale, accentrandosi alla stregua di “finte mezzali”. Si rivedranno le rotazioni continue dei centrocampisti, funzionali a creare spazi tra le linee, oltre che sottrarsi alla pressione degli avversari. Il mantenimento del pallone, invece di certificare un possesso sterile e monocorde, fotograferà situazioni di gioco intense e qualitative.

C’è ancora futuro

In definitiva, il nuovo che avanza, al vecchio telefona. Sperando che possa bastare per invertire il trend negativo. Perché il Napoli è quarto in classifica, lontano solamente 2 lunghezze dal terzo posto occupato dal Milan, e 8 dalla Juventus, che insegue in seconda posizione la capolista Inter, staccata di 10 punti.

Senza dimenticare la qualificazione agli ottavi di Champions, vicina nonostante il pareggino con l’Union. Sussistono i margini per ribaltare una stagione non ancora del tutto compromessa dalla gestione scellerata del francese.

I Campioni d’Italia sono in ritardo sulla tabella di marcia, ma non irrimediabilmente tagliati fuori.

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