Il clamoroso passo falso del Napoli con la Cremonese, considerando il momento particolare in cui è maturato, vale a dire solo pochi giorni dopo l’esaltante vittoria nel big match contro la Juventus, non può assolutamente incrinare le certezze acquisite finora dalla squadra partenopea.

A rendere decisamente meno digeribile la sconfitta contro i grigiorossi, che ha decretato la prematura eliminazione dalla Coppa Italia degli uomini di Spalletti, il modo com’è maturata.

L’andamento della gara, infatti, ha certificato una prestazione condotta a tratti sotto ritmo, culminata con la rinuncia pressoché totale a sottrarre il possesso all’avversario, mettendola sul piano dell’intensità.

Esplorando la profondità

Di sicuro, nella memoria collettiva di tifosi e addetti ai lavori rimarrà l’immagine di Giovanni Simeone che attacca continuamente la profondità, andando a esplorare cosa potesse esserci di interessante alle spalle di Bianchetti.

Una giocata particolarmente ricercata dal Napoli in questo periodo. Da quando è ripresa l’attività agonistica post Mondiale, in diverse occasioni gli azzurri hanno cercato di arrivare in area con una soluzione diretta, in cui Osimhen dimostra di andare a nozze, banchettando dietro la linea difensiva.

In effetti, il sistema scelto da Spalletti martedì sera suggeriva di utilizzare l’uno contro uno tra il centravanti argentino e la retroguardia della Cremonese. Insomma, con Raspadori che si abbassava a ridosso del centrocampo per legare il gioco, attirando l’attenzione, a seconda della zona che occupava, di Hendry oppure Vasquez, El Cholito si spostava proprio in funzione dell’ex Sassuolo. Andando a cercare lo smarcamento in verticale, e allungandosi negli spazi. 

Inutile dire che all’interno di un simile scenario tattico, il terzetto difensivo di Ballardini non ha trovato mai le contromisure adatte a disinnescare il numero diciotto in maglia azzurra.

Gol pensato e costruito

Il repertorio offensivo di Simeone è talmente ampio da offrire un’arma in più a disposizione del tecnico di Certaldo. Simbolo della capacità di questo Napoli di modellare il suo gioco anche ricorrendo alle risorse accomodate in panchina.

Del resto, il gol che aveva momentaneamente ribaltato la Cremonese nasce da una estemporanea intuizione di Zerbin, che lavora con qualità il pallone in fascia, facendo collassare la difesa grigiorossa sul lato forte. Quindi, alza la testa e cerca con lucida follia l’assist al bacio.

Ragguardevole la caparbietà nell’andare a caccia dell’anticipo di Simeone, che legge la posizione di compagno e avversari, aggredisce decisamente lo spazio, impattando una palla che sembrava sotto il controllo dei difensori.

Ora sotto col derby

Ora però la brevissima avventura in Coppa Italia va archiviata, perché all’orizzonte si profila la Salernitana. Una partita nient’affatto abbordabile, al cospetto di un avversario tutt’altro che remissivo, intenzionato a complicare la marcia del Napoli in campionato.

Pure alla luce dei recenti sviluppi che ha preso l’esonero di Davide Nicola. Con l’allenatore mandato via dopo la sconfitta di Bergamo. E poi richiamato frettolosamente sulla panchina granata, per mancanza concreta di alternative.

Una situazione paradossale, gestita con un pizzico di pressappochismo, che probabilmente ha infuocato ancor di più un ambiente già abbastanza su di giri in vista del derby con la capolista.    

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