Anche se è arrivato da poco, la vittoria in rimonta col Parma ha certificato che il nuovo corso del Napoli poggerà sulle spalle larghe di Romelu Lukaku. Sarà stata la spinta emotiva conseguente all’espulsione di Suzuki. Nondimeno, appare evidente l’intenzione di Antonio Conte: voler sfruttare appieno la stazza, oltre alle caratteristiche tecnico-tattiche del belga, per occupare l’area di rigore. Big Rom è capace di usare il corpo per proteggere la palla e nasconderla al marcatore diretto. Quindi, girarsi in una frazione di secondo, bruciando sul tempo l’avversario. Com’è accaduto in occasione del pareggio, quando ha letteralmente scippato il pallone a Sohm, che tentava inutilmente di assorbirne la fisicità devastante, prima di scaricare un rabbioso sinistro verso il povero Delprato, messo in porta a mo’ di vittima sacrificale, poiché Pecchia aveva già esaurito tutte le sostituzioni.
Ma il gol del temporaneo 1-1 non è stata l’unica opportunità in cui il centravanti ha mostrato le sue grandi potenzialità. Il gioco incontro, lo scarico verso gli esterni per dare ampiezza e respiro alla manovra offensiva, sono le classiche situazioni in cui il numero undici in maglia azzurra ha fatto subito la differenza.
Big Rom tatticamente utilissimo
Abbiamo capito perché l’Uomo del Salento ha spinto tanto affinché il club partenopeo inseguisse Lukaku senza crearsi nemmeno un’alternativa plausibile, qualora le cose non fossero andate come immaginato. Del resto, lo sbarco del belga all’ombra del Vesuvio rimane una delle telenovele dell’ultima sessione di mercato. Una trattativa lunga ed estenuante, che ha finito per incrociarsi inevitabilmente con lo sgradevole tira e molla imbastito dalla premiata ditta Osimhen–Calenda con la proprietà napoletana.
Insomma, bisogna inquadrare l’acquisto di Lukaku all’interno di uno scenario tattico che Conte sta tentando di cambiare profondamente. Inserendo in organico un attaccante autosufficiente, in grado cioè di lavorare in completa autonomia per produrre occasioni per far male agli avversari. Al contempo, però, funzionale ad esaltare lo stile di gioco di due offensive players che etichettare semplicemente come esterni diventa riduttivo.
Lukaku complementare agli esterni
Perché l’allenatore intende usare Kvaratskhelia e Politano (o Neres) alla stregua di attaccanti “veri”, pur giocando entrambi a piede invertito, come tradizionalmente vengono schierati nel calcio contemporaneo le ali d’attacco. Fondamentali per la strategia del Napoli l’idea di stimolarne le ricezioni in verticale, con movenze da seconda punta pura, che si spostano con i tempi giusti per occupare gli “half spaces”.
In definitiva, che taglino verso il centro, oppure ricevano direttamente all’interno dei corridoi, Lukaku deve lavorare in maniera complementare con i compagni che lo supportano alle spalle. Seguendo il suo istinto, da predatore dell’area di rigore, che riceve i cross da entrambi i lati per chiudere poi in rete. Solo così, incastrando a dovere tutti i pezzi del puzzle offensivo, sarà possibile stimolare spontaneamente gli automatismi. Favorendo la nascita di un nuovo Napoli, assai ambizioso e competitivo.
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