La sconfitta contro l’Atalanta può essere utilizzata per comprendere l’inerzia a livello tecnico, atletico e mentale che sta attraversando Romelu Lukaku. Sicuramente la Dea è una squadra d’élite, che rischia il pressing alto e cerca duelli individuali in ogni zona del campo. Uno scenario in cui la solidità del lavoro in post del numero 11 è stata messa duramente alla prova. Con Hien incollato alle caviglie, a stargli costantemente col fiato sul collo per rallentare i tempi dell’azione, era davvero complicata la giocata “a muro”. Che al momento Conte sfrutta nel tentativo di trovare spazio in uscita dalle retrovie. Specialmente al cospetto degli orobici, talmente aggressivi che ad un certo punto lanciare lungo per il belga era l’unica possibilità per setacciare la trequarti in cerca di un po’ di respiro. Evitando così di restare schiacciati dall’aggressività bergamasca.
Hien vs Lukaku: duello tra muscolari
Forse per questo la difesa nerazzurra ha avuto vita facile nel comprimere gli spazi all’attacco del Napoli. Peccato che finora ben pochi si siano accorti di come Lukaku interpreti il suo ruolo. Mosso da una logica solo in apparenza elementare, che gli suggerisce di aggredire la profondità, sfruttando un atletismo clamoroso. Oppure ricevere spalle alla porta: classica situazione in cui attira il marcatore fino quasi a sentirne il respiro, gli nasconde il pallone in virtù dello strapotere muscolare. E poi lo scarica al sostegno. Quindi, corre a saturare l’area di rigore, in attesa del cross. Contesti che siamo abituati a vedere, con lo stupore di chi ammira Big Rom scappar via in scioltezza, avvantaggiato dalla fisicità straripante. Piegare a suo favore qualsiasi margine di errore, facendo sembrare tutto facile.
Numeri comunque confortanti
Insomma, Conte gli chiede di muoversi in funzione dei compagni, a caccia di soluzioni offensive meno dirette o scontate. Convinto che Lukaku faccia sostanzialmente cose che in Serie A solamente una ristretta cerchia di attaccanti può realizzare. Perciò sollevare periodicamente dubbi per criticarne l’uso in stile pivot, equivale a trascurare ciò che rappresenta nelle dinamiche del Napoli attuale. Chi vuole esacerbarne i punti deboli, accentuandone alcuni limiti, in fondo lascia intravedere una parte marginale del modo di stare in campo del centravanti azzurro. Talvolta potrà veicolare l’impressione di essere goffo o inappropriato nelle scelte. Ma quant’è prezioso nei duelli individuali, ripulendo palloni sporchi in zone congestionate dalla pressione avversaria.
Il problema è che per migliorare il livello prestativo, Conte deve necessariamente trovare un compromesso tra i principi di gioco e le caratteristiche del suo pupillo. Un problema orami ricorrente in questo inizio di stagione, al netto di cifre comunque interessanti: 4 reti e 4 assist non sono affatto da disprezzare.
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