Romelu Lukaku è stato uno degli attaccanti più ricercati dell’ultimo calciomercato, fortemente voluto da Conte, che l’ha scelto per metterlo al centro del suo Napoli. Per qualcuno, decisamente ipercritico, in queste prime settimane all’ombra del Vesuvio Big Rom non ha messo in mostra tutte le sue doti, causa una condizione ancora da rifinire. Eppure, il belga s’è comunque speso in un lavoro oscuro, funzionale al bene collettivo, dimostrando una incredibile versatilità offensiva.
Per comprenderne appieno l’utilità, basta riguardare gli highlights delle ultime due uscite, contro Juventus e Monza. Pur non essendo particolarmente mobile, si piazza in post basso, offrendosi come preziosa sponda per i compagni. E spostarlo anche di qualche metro diventa complicatissimo, sia per Bremer che per Pablo Marí. In entrambe le circostanze, esprimendosi soprattutto spalle alla porta.
Interpretando dunque il ruolo con evidente spirito di abnegazione. Tra l’altro, col marcatore diretto abbarbicato alle caviglie. Un compito sottovalutato, specialmente dalla critica, forse per colpa di uno score imperfetto. Caratterizzato de facto da nessuna conclusione pericolosa scagliata verso Di Gregorio o Turati.
Le sponde di Lukaku, efficacissime
Insomma, gare solide, in cui il belga si è calato nella parte di pivot con grande sacrificio, all’interno di situazioni assai diverse: all’Allianz Stadium infatti era necessario mettere la contesa sul piano squisitamente muscolare. Fare a sportellate per tenere palla e permettere alla squadra di mangiare campo ai bianconeri. Al cospetto dei brianzoli, invece, serviva alzare maggiormente l’asticella della percezione tattica di sé e dei suoi movimenti, destinando una cifra importante della proverbiale fisicità al culto della verticalità. Visto e considerato l’atteggiamento tenuto dal Napoli nella ripresa: baricentro medio-basso e chiusura degli spazi. In attesa di ribaltare poi celermente il fronte, esplorando la profondità.
Scenario a cui bisogna prestare attenzione, poiché proprio lì si esalta l’innata capacità di Lukaku nel fare reparto da solo, orientando stop e sponde al concetto di efficienza per antonomasia. Una giocata vista spesso col Monza: il numero undici in maglia azzurra stazionava in una zona defilata, ai limiti dell’insignificante offensivamente parlando, nella trequarti brianzola. Nondimeno, la facilità con cui ha ricevuto con una postura rivolta quasi verso il centrocampo, e dopo ne ha approfittato, riciclando immediatamente il possesso, appare davvero disarmante. In definitiva, negli ultimi sedici metri Lukaku ha molti modi per far male alle difese altrui. Alcuni passano per azioni incisive quand’è rivolto verso il portiere avversario. Altre, favorendo l’avvicinamento all’area di rigore destreggiandosi di spalle.
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