Sono sicuramente fuori da ogni logica le dichiarazioni con cui Mazzarri ha animato la consueta conferenza stampa post partita. Affermare che il Napoli avrebbe potuto pure vincere contro il Milan appare decisamente irreale. Al netto delle occasioni capitate sui piedi di Simeone, attivato da un ispirato Kvara, probabilmente il tecnico toscano dimentica le parate salvifiche di Gollini. Ma più in generale, soprassiede sull’atteggiamento assai rinunciatario con la quale ha deciso di affrontare i rossoneri, nient’affatto funzionale a raggiungere il quarto posto. Figuriamoci andare anche oltre, come pomposamente sentenziato dal Vate di San Vincenzo.

Attualmente, i Campioni d’Italia galleggiano in un limbo, desolatamente troppo vicini alla parte destra del teleschermo, che segna l’appartenenza alla media borghesia della Serie A. Lontana quindi dagli ambiziosi Top Club (o presunti tali…), che inseguono l’opulenta qualificazione alla Champions. Insomma, non lascia presagire nulla di buono la sconsolante posizione a centro classifica.

Mazzarri arcaico

E qui si scontrano due correnti di pensiero in voga all’ombra del Vesuvio. I meno pessimisti pensano che non tutto sia perduto. La distanza dalle quarte non sembra incolmabile, in termini di meri punti da recuperare. Al contrario dei disillusi cronici, ormai rassegnati al fatto che la stagione sia bella che andata. Complicatissimo sopravanzare ben cinque avversarie. Inutile dunque continuare a sperare in una inversione di tendenza: sarà una lenta e inesorabile morte per inedia!

In questo scenario si inserisce l’approccio letargico e poco propositivo alle partite dell’allenatore. Rimasto evidentemente indietro nel tempo, impaludato in un calcio a tratti improponibile, che – al di là dei moduli – non ammette soluzioni diverse dall’abbassare il baricentro nella propria trequarti. Rinunciando a qualsiasi ipotesi di pressing. Una stucchevole densità centrale, dall’indole improduttiva. Cha lascia il Napoli allo sbando, incapace di tirarsi fuori dalle sabbie mobili delle incognite tattiche prodotte dallo stesso Mazzarri. Che adesso non sa proprio come uscirne.

Paradossalmente, il mercato di “riparazione” ha contribuito a peggiorare la situazione: non si comprende quale collocazione logica possano mai avere Ngonge e Traorè nel 3-5-2. Una maggiore praticità, infatti, la garantiscono in questo sistema Mario Rui (o Mazzocchi) e Di Lorenzo. Peccato che derogando dal 4-3-3 si mortifichi l’azzurro più in forma, cioè Politano, obbligato a riciclarsi nell’insolito ruolo di “quinto”.      

Sostanzialmente, il gol di Theo Hernandez dovrebbe convincere Mazzarri a smetterla di affidarsi a strategie improvvisate, adeguando il gioco alle caratteristiche degli uomini in organico.

“Orrori” individuali e di concetto

Innegabile che il gol del Milan nasca da una sequela incredibile di orrori, posizionali e nell’adattarsi allo sviluppo situazionale della transizione rossonera, difensivamente assorbita nella peggiore maniera possibile. Concettualmente ci sta che Rrahmani si apra tanto, spingendosi in fascia per aggredire Giroud.

Ma sul movimento a uscire del francese, propedeutico allo scambio e all’imbucata, devono necessariamente partire le marcature preventive. Ergo, lo sbaglio è duplice: individuale e di reparto. Una volta che il kosovaro rompe la linea, accorciando ferocemente in avanti, non può poi permettere al francese di prendere posizione, coprendo il pallone. A quel punto, meglio una sonora “stecca”, con conseguente ammonizione. Nel frattempo, però, la squadra si risistema stretta e corta sottopalla.

Stranamente in ritardo pure Lobotka nel leggere e decodificare il potenziale pericolo: deve partire un attimo prima. Così che sulla sponda ha già blindato lo spazio interno, con una lunga diagonale di copertura. Senza dimenticare quanto fossero sballate le rotazioni. Ostigard scala su Leao, perché l’idea di Mazzarri è quella di tenere altissimo Di Lorenzo, obbligando Hernandez a rimanere sulle sue. Peccato che quando il francese strappi senza palla, il capitano azzurro gli prenda la targa e poco altro. 

Nel complesso, una fiera degli orrori, commessi da una squadra mentalmente evanescente, messa male in mezzo al campo dal suo allenatore.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

RESTA AGGIORNATO SUL NAPOLI: