La vittoria contro i Rangers è arrivata perché il Napoli crede fortemente nel gioco, nonché nella qualità dei suoi interpreti, come presupposti imprescindibili per determinare il risultato.
Il calcio dei partenopei non è mai uguale a sé stesso. Anzi, cambia con una velocità senza precedenti, adattandosi alla stregua di una seconda pelle, all’avversario di turno.
L’impronta lasciata in Scozia dalla squadra di Spalletti racconta di come abbia interpretato il match sulla scorta di quello che gli hanno consentito gli scozzesi. Obbligando gli ospiti ad accettare consapevolmente un piano gara orientato alla sofferenza, così da assecondare l’intensità delle folate offensive degli uomini di Van Bronckhorst. Per poi coglierli di sorpresa con rapide transizioni.
Da Ibrox il Napoli esce rafforzato emotivamente, consapevole dei propri mezzi. Ora, guardando la classifica, c’è materiale in abbondanza per affermare che gli azzurri possono veramente mettere paura a chiunque, nel Gruppo A.
A questo punto la qualificazione al turno a eliminazione diretta non appare una chimera. Inoltre, sancirebbe la retrocessione in Europa League di una potenziale candidata alla vittoria finale della Coppa dalle Grandi Orecchie. Insomma, un doppio colpo da mettere i brividi all’ombra del Vesuvio.
Meret: 6,5
Decisivo sullo 0-0. Davvero prodigioso al 12’ sulla sventola dalla distanza: vola a levare praticamente dallo specchio della porta con la mano di richiamo la mazzata insidiosissima di Arfield. Attento al 25’, quando inchioda a terra la conclusione di Morelos. Nella ripresa pulisce l’area piccola con coraggio e giusto timing. Forse il Napoli ha ritrovato il portiere sul quale aveva investito tempo e danaro.
Di Lorenzo: 6,5
Soffre un pochino le sgasate improvvise di Kent, che va spesso in percussione dalla sua parte. Fatica a contenerne l’esuberanza. Eppure il tempismo e le letture preventive lo tengono a galla. Si propone con la consueta personalità. Ma stranamente impreciso nei passaggi.
Rrahmani: 6,5
Perde una palla sanguinosa dopo neanche un minuto in piena area di rigore per mera pigrizia. Da lì in davanti, spadroneggia, specialmente sui palloni alti. Copre il compagno di reparto, mostrandosi pure marcatore arcigno nei confronti di chiunque si azzardi a mettere il naso dalle sue parti. Privato della protezione emotiva di Koulibaly, quest’anno ha deciso di prendersi la scena con grande autorevolezza.
Kim: 7
Pronti, via e si lascia sfilare alle spalle Morelos in maniera puerile all’alba della partita. Quindi, comincia a prendere progressivamente le misure al bufalo colombiano, strutturalmente sovradimensionato. Nondimeno, governa facilmente lo spazio centrale contro un avversario nient’affatto banale. Assorbe i contrasti con spalle larghe e cervello fino. Inoltre, mantiene invariata l’efficacia dell’uscita dal basso. Al 42’ chiude in scivolata tempestivamente una imbucata potenzialmente pericolosissima.


Mario Rui: 6,5
Ruvido nei contrasti. Anticipa il dirimpettaio e subito tenta di ribaltare il campo, sfruttando la rapidità nello stretto, costringendo Tavernier a corrergli appresso. Si mette in proprio al 43’ e sfiora la traversa da fuori.
(dal 77’ Olivera: s.v.)
Il dai e vai con Raspadori mette l’ex Sassuolo davanti alla porta per il raddoppio.
Anguissa: 7
Stupisce per l’innata abilità con cui si sottrae al pressing, conducendo la palla con una sensibilità magari poco convenzionale per un centrocampista con la sua prorompente fisicità. Fa apparire e scomparire l’attrezzo. Nel recupero strappa dalla spazzatura un pallone che poi serve con freddezza e lucidità a Ndombele per il sigillo alla serata.
Lobotka: 6,5
Probabilmente, Spalletti rivede in lui le sembianze morfologiche di un vecchio pupillo, quel David Pizarro che cantava e portava la croce nella prima Roma dell’uomo di Certaldo. Per inciso, quella che sfiorò lo scudetto. Il pivote slovacco conserva serenità e intelligenza sotto pressione, conservando il possesso. Senza, tuttavia, strafare o forzare la giocata. La vera architrave del centrocampo del Napoli.
Zielinski: 6
Conferma l’impressione che negli ultimi tempi in molti hanno maturato nei suoi confronti. Ovvero, svincolato dall’impegno ossessivo sotto la linea della palla, riesce a esprimersi assai meglio, avendo nelle doti offensive il suo brand di riferimento. D’altronde, le sue accelerazioni non sono meri barocchismi, ma incontrovertibili punti di forza. Spacca letteralmente il palo con un tracciante di controbalzo al 2’. Strappa e serve su un piatto d’argento un cioccolatino a Simeone, che l’argentino purtroppo non scarta appieno. Più che fallire il primo rigore, è McGregor a compiere un intervento prodigioso. Sulla ripetizione, invece, gli calcia tra le braccia. Al 76’ mette la palla nel ferro, ma il portiere scozzese gli nega ancora la via della rete. Sul voto finale pesano gli errori dal dischetto, ma il giudizio sulla prestazione è certamente positivo.
(dal 81’ Ndombele: s.v.)
Entra ferocemente determinato e si fa trovare pronto ad accompagnare il recupero altissimo di Anguissa, traducendo in gol l’assistenza del camerunese.
Politano: 7
Esterno offensivo dalla sensibilità elevatissima, che accarezza la sfera come fosse sul tavolo da biliardo. Viaggia che è una bellezza in spazi ampi. Da applausi a scena aperta al 53’ il doppio scambio con Zielinski, nello stretto, rifinito con tiro a lato di poco. L’arbitro gli strozza in gola la gioia per aver ribadito in rete da posizione non agevola la respinta sul primo rigore di McGregor. Lui stesso, dagli undici metri, incrocia il mancino secco e angolato che sblocca (finalmente…) il risultato.


(dal 77’ Zerbin: s.v.)
Fa progredire l’azione in verticale e stimola il portiere alla parata.
Simeone: 6,5
L’allenatore gli chiede di stare vicino alla porta altrui, lavorando in modo fluido. El Cholito si muove come prima punta, da tipico centravanti posizionale. Ma si abbassa anche, per dialogare sulla trequarti e cucire la manovra. Al 17’ si ritrova solo davanti a McGregor, che però lo ipnotizza. Si procura il penalty, aggredendo lo spazio alle spalle dei difensori e mettendo Sands in condizione di essere espulso.


(dal 77’ Raspadori: s.v.)
La rete restituisce una sensazione di completezza, come se in due, tre tocchi abbia palesato tutto quello che sa far bene: controllo orientato, protezione della palla con il corpo e rasoiata mortifera.


Kvaratskhelia: 7
A chi piace il calcio, non può esimersi dal rimanere incollato alla tv a guardare l’elegante semplicità con cui punta l’avversario e lo siede puntualmente con il sedere per terra. Esteticamente bello a vedersi. Al contempo, tremendamente pratico le volte in cui capisce che c’è necessità del suo uno contro uno per creare superiorità numerica. Come al 26’, quando al culmine di uno stop and go in un fazzoletto, rientra e cerca il palo lontano. Oppure al 44’, con taglio interno e tiro che si spegne ad un amen dal gol.
(dal 89’ Elmas: s.v.)
Garbage time e null’altro.
Allenatore Spalletti: 7
Ha saputo modellare le certezze del Napoli su nuovi presupposti. Un’idea tutt’altro che banale, in grado di lasciare l’amaro in bocca agli scozzesi. L’atteggiamento tattico non ha fatto perdere le tradizionali certezze difensive. Senza rinunciare alla creatività dei suoi centrocampisti, all’interno di un sistema comunque equilibrato, capace di esaltare tecnica e talento dalla cintola in su. Ben poche squadre, a questi livelli, si permettono contemporaneamente due esterni estremamente offensivi, tali da sviluppare la manovra sempre in profondità.


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