Meret: 6

Si trova spesso coinvolto in una sorta di loop, capace di contribuire ad aumentare quel pregiudizio che qualcuno ha voluto veicolare in questi anni su di lui, accusandolo di una eccessiva emotività. Sostanzialmente, l’Airone tenderebbe a subire gli eventi, piuttosto che controllarli. Eppure, l’errore con il Bologna non ne ha indebolito la credibilità agli occhi dell’ambiente. Anzi, la prestazione di stasera è il riflesso di una tranquillità che va ben oltre quei (presunti…) limiti mentali che, invece, sembrano non appartenergli affatto. Con estrema lucidità e freddezza, dunque, aspetta al varco Morelos, innescato da un rarissimo errore in disimpegno di Lobotka e resta in piedi quel tanto che basta a restringerli lo specchio della porta. Poi va giù reattivo.

Di Lorenzo: 6,5

La sgroppata finale, il tentativo di stimolare il “rimorchio” meglio piazzato, quando avrebbe potuto facilmente concludere di persona un’occasione limpidissima, solo davanti alla porta, racchiude le caratteristiche del vero capitano: sostanza, altruismo, voglia di accantonare parzialmente un po’ del proprio ego calcistico a favore del bene superiore, quello collettivo. Ara letteralmente la fascia, creando un ambiente ospitale per garantire ampiezza alla manovra.

(dal 85’ Zanoli: s.v.)

Garbage time. Però una bella scorribanda offensiva lungo l’out di competenza.

Kim: 7

Ancora una volta perfetto. I Rangers lanciano lungo a causa del pressing alto del Napoli ed il coreano non perde un contrasto. Le seconde palle sono tutte sue, legge perfettamente il movimento di Morelos e decide di seguirlo ovunque, staccandosi e andando a prenderlo assai alto. Addirittura nella sua trequarti. Alza l’intensità della marcatura, annulla la profondità con le preventive, senza concedere uno spiraglio di luce all’attaccante colombiano. Insomma, produce azioni determinanti, alla stregua di chi la butta dentro oppure estrae il coniglio dal cilindro con giocate illuminanti in mezzo al campo.

Østigård: 7

Il suo apporto difensivo diminuisce sia le occasioni limpide per i Rangers, quelle per inciso con l’uomo libero davanti al portiere. Tanto è vero che nell’unica parata degna di nota compiuta da Meret, in ogni caso il norvegese aveva tenuto il passo dell’attaccante in blu, contribuendo a ritardarne la conclusione. Sia quelle dovute alla riconquista alta del pallone. Meravigliosa la torsione ed il timing portano al definito 3-0. 

Mario Rui: 7

Il dibattito infinito sul portoghese è stato alimentato, fino alla scorsa stagione, dalla volubilità del suo calcio: devastante nelle giornate di grazia, irritante quando palesa improvvise amnesie. Tuttavia, la discontinuità nel rendimento appare veramente un lontano ricordo. Oggi rappresenta il prototipo del terzino moderno, abile nel incanalare irruenza e frenesia in un atteggiamento maggiormente ordinato, tale da permettergli di spostare gli equilibri in entrambe le fasi. L’assistenza con il contagiri per il 2-0, unita al salvataggio nei pressi della propria porta nel finale, sconforta chi continua erroneamente a ritenerlo solamente il classico gregario è null’altro.

Ndombele: 6,5

Non deve essere facile rimettersi in discussione, accettare di calarsi nella parte del comprimario. Neppure dopo che il Tottenham ti ha praticamente estromesso dalle rotazioni, costringendoti ad un anno di (quasi…) inattività. Spalletti l’ha preservato, favorendo progressivamente l’inserimento tra i titolari, anche a costo di compiere scelte inizialmente impopolari. Una volta ritrovata parte della brillantezza perduta, s’è trasformato d’incanto in una preziosa risorsa, tanto da diventare finalmente credibile. Tecnicamente completo, fisicamente portato alla sopraffazione dell’avversario in virtù di potenza tenuta sotto controllo. Esplode un destro che spacca la traversa e disegna un paio di pennellate sublimi che meriterebbero maggiori fortune.

Lobotka: 6,5

Al momento è l’insostituibile per eccellenza, nello scacchiere azzurro. Il metodista a cui davvero non si può rinunciare. Quindi, preservarne l’usura centellinandone magari il minutaggio non rientra tra le ipotesi prese in considerazione dall’allenatore. Ha quel modo di stare in campo nient’affatto vistoso, al contempo funzionale alle esigenze della squadra. Lasciando comunque stare il paragone con Iniesta, è impossibile non riconoscergli la leadership del Napoli. Attualmente uno dei pivote più decisivi d’Europa.

(dal 82’ Zielinski: s.v.)

Entra per far rifiatare un esausto Lobotka e ne prende posizione e mansioni.

Elmas: 6,5

Dal macedone ci si attende sempre lo switch che ne cambi lo status, certificandone a pieno titolo un ruolo non esclusivamente da comparsa all’interno di questo gruppo. Il momento che lo definisca come centrocampista completo, in grado non solo di uscire dalla panchina. Ma pure di giocare dall’inizio, determinando le dinamiche della mediana con qualità associata a corsa e dinamismo. Riesce a incidere con sostanza e intelligenza tattica.

(dal 72’ Gaetano: s.v.)

Agisce da mezz’ala d’inserimento, non sono mancati i momenti in cui s’è proposto con personalità affinchè i compagni gli scaricassero la palla e lui la gestisse in completa sicurezza.

Politano: 6,5

Il passaggio al sistema di Spalletti non ne ha sminuito la vena offensiva, che in realtà non gli ha mai fatto difetto. Arricchendola con un grande lavoro di raccordo nella risalita della palla dal basso. Ovviamente, il core business rimane la creazione degli spazi e la superiorità numerica momentanea, puntando l’avversario diretto. Qualità che lo rendono un esterno offensivo pensante e non semplicemente un esecutore di ordini tattici dell’allenatore. Così, è imprescindibile, poichè sa adattarsi. Stringendo o andando lungo il binario a seconda delle diverse situazioni di gioco.

(dal 72’ Lozano: s.v.)

Rimaneva incollato alla linea per sfruttare le manchevolezze difensive dei Rangers, riversati in avanti alla spasmodica ricerca del gol della bandiera. Qualche volata palla al piede nella prateria concessa dagli scozzesi e poco altro.

Simeone: 7,5

Terminale offensivo dall’istintività dominante. Capitalizza al massimo le occasioni a disposizione per mettere la firma sulla partita. Il rapporto tra volume di palle giocate ed efficacia negli ultimi sedici metri sono la testimonianza di quanto sia impattante El Cholito nell’economia dell’attacco partenopeo. Una circostanza strettamente connessa all’interpretazione del ruolo: tutti i suoi movimenti riconducono ad un calcio immediato, diretto e verticale. L’1-0 racconta come l’argentino, al culmine di un sontuoso triangolo in fascia sulla catena Politano-Di Lorenzo, aggredisce lo spazio dietro la linea difensiva scozzese, si aggiusta il pallone e brucia McGregor in controtempo. Minimalista il raddoppio: satura l’aria e si fionda con ferocia a impattare il cross perfetto di Mario Rui. Manca la tripletta perché l’estremo difensore  degli ospiti lo mura, tipo hockey. Poi spedisce d’un soffio a lato. Tre aggettivi, un solo centravanti: cattivo, essenziale determinato.

Raspadori: 6,5

E’ andato oltre sé stesso, esplorando un diverso modo di rendersi utile, rispetto a quanto fatto finora. Tutt’altro che semplice uscire dall’ingombrante vuoto lasciato da Kvaratskhelia. Nondimeno, Jack ha dimostrare di poter alzare il suo livello, indipendentemente dalla posizione occupata in campo. Talvolta ha pagato dazio nei momenti chiave sottorete, denotando scarsa lucidità, perché lavora tanto per la squadra, dando una grossa mano ai compagni nel consolidare il possesso.

(dal 82’ Zerbin: s.v.)

Sul processo di crescita si inseriscono un paio di cose buone fatte vedere nel finale.

Allenatore Spalletti 7

Se il Napoli mostra l’efficacia di un calcio ideologicamente proattivo, coniugandolo però ad un fruttuoso pragmatismo, tantissimi meriti vanno ascritti all’uomo di Certaldo. Rispetto alla concorrenza, gli azzurri non sembrano dipendere esclusivamente dal talento dei migliori in organico. Le incognite dovute alle assenze, finora, sono state decriptate senza perdersi d’animo. Anzi, il gruppo appare talmente granitico, senza distinzioni apparenti tra titolari e seconde linee, che renderebbe felice qualsiasi allenatore. Spalletti pare aver trovato il segreto per far rendere tutti alla stessa maniera.

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