Meret: 6

Ordinaria amministrazione. Fino al 90’, quando una palla sanguinosa persa malamente da Anguissa attiva la ripartenza di Lammers, che serve Bajrami: l’Airone risponde da par suo con rettività.

Di Lorenzo: 6,5

Il Napoli non può fare assolutamente a meno del Capitano. Anche stasera ha coperto tutta la fascia, difendendo in parità numerica, se Bajrami si allargava. Addirittura in condizione di inferiorità, le poche volte in cui l’Empoli alzava pure Bandinelli. Impeccabile dal punto di vista propositivo, nel velocizzare il possesso sotto pressione: sia in ampiezza che andando forte in sovrapposizione.

Østigård: 6,5

Gli tocca curare Baldanzi, trequartista atipico, che approfitta della spinta propulsiva di Di Lorenzo, per andare a lavorare principalmente sul centrodestra. L’idea di sfilarsi dal cono centrale e favorire l’inserimento senza palla del “rimorchio” non è nemmeno campata in aria. Se il norvegese non l’anticipasse puntualmente.  

Kim: 6,5

E’ diventato veramente la pietra angolare su cui Spalletti ha edificato la retroguardia. Mai attendista su Satriano, lo anticipa braccandolo ovunque. Si percepisce a naso che là dietro veicola in compagni (e avversari…) la sensazione di padroneggiare tatticamente ed emotivamente la scena.

Mario Rui: 6,5

Difende e poi si propone. Nella stessa gara, riesce a essere il laterale che si spende nei ripiegamenti sottopalla. E immediatamente dopo facilita la risalita del campo in ampiezza. Sa farlo abbastanza bene. Inoltre ha energie e fiato per assecondare le giocate alla massima velocità, di piede e di pensiero. Il portoghese ha avuto una crescita costante, legata probabilmente alla voglia continua di superare i propri limiti, soprattutto quelli legati alla mancanza di centimetri.

Anguissa: 7

Incanala una forza fisica a tratti davvero straripante per favorire la struttura maggiormente associativa del centrocampo partenopeo. Chiunque in maglia azzurra abbia una difficoltà, è consapevole che passare la palla al camerunese equivale a metterla in cassaforte.

Lobotka: 7

Manipola ritmo e intensità del giropalla, in base alle esigenze della squadra, spostando a piacimento l’attrezzo sul terreno di gioco, come se lo stesse muovendo con il joystick. Una differente lucidità nel decodificare la dimensione spazio-temporale, da far sembrare che gli altri vadano al rallentatore, rispetto alla sua visione a tutto tondo. Questa la caratteristica più vistosa del rendimento dello slovacco, certamente la meno aleatoria, visto che a Bergamo è stata una delle pochissime prestazioni incolore da quando veste la maglia azzurra. 

(dal 89’ Demme: s.v)

Entra nel finale per far rifiatare un esausto Lobotka.

Ndombele: 6

A confronto dell’oggetto misterioso di inizio stagione, per certi versi, sta riscoprendosi in questa versione surrogata di Zielinski. Ovviamente, non la classica mezzala che strappa e attacca lo spazio alle spalle della mediana altrui. Piuttosto uno che aiuta a consolidare il possesso. Distribuisce il pallone con grande calma, forse troppa. Cala alla distanza.

(dal 64’ Zielinski: 6,5)

L’adattabilità del nuovo entrato nel muoversi liberamente gli ha permesso di trovarsi quegli spazi dietro il centrocampo di Zanetti, che ha contribuito – da un lato ­­- ad aumentare la spinta offensiva dei partenopei; dall’altro, ad abbassare ulteriormente la mediana degli ospiti. Bravi a generare densità in zona possesso napoletana, ma incapaci di leggere gli smarcamenti fuori linea del polacco.  

Politano: 6

Quando taglia con leggerezza il campo, genera isterismo nel dirimpettaio, che tenta di assorbire il movimento dall’esterno verso l’interno, correndo all’indietro per ripiegare. La tranquillità dell’esterno azzurro palla al piede, fa da contraltare alla frenesia di Parisi, disperatamente a caccia del giusto timing per intervenire e disinnescare il pericolo.

(dal 64’ Lozano: 7)

Esce dalla panchina in maniera assatanata, con l’evidente intenzione di spaccare in due la deriva che stava prendendo il match. Il calcio diretto e verticale lo esalta. Stop orientato e uno contro uno, manco fossimo ai Salesiani, lo rendono devastante. Lui capisce che puntare gli avversari può generare situazioni interessanti, e ne approfitta. Parte lancia in resta come se niente fosse, incurante di pochi compagni in zona e, soprattutto, un mucchio di avversari a frapporsi tra lui e la porta. Crea costantemente superiorità, determina l’espulsione di Luperto. Trasforma il rigore con una rasoiata che Vicario riesce solamente a intuire. Insomma, si erge a protagonista.  

Osimhen: 6,5

In virtù di uno stato di forma eccezionale, emotivo prim’ancora che tecnico, incute un timore debordante nei toscani. Che si comportano di conseguenza, mettendogli Luperto abbarbicato alle caviglie e un centrocampista pronto a raddoppiare. Morale della favole, poche opportunità di ricevere nelle sua posizione preferita, ovvero faccia alla porta. Mentre il sistema difensivo empolese collassa, lui gioca di sponda, tipo centroboa. Dimostrando una maturità ormai acquisita anche quando non può sbranare la profondità, rendendosi utile diversamente. Raccatta letteralmente dalla spazzatura il pallone con il quale si procura il rigore.

(dal 89’ Simeone: s.v.)

Garbage time e garra senza timori reverenziali.

Raspadori: 6

Un controsenso immaginare che possa interpretare sulla sinistra il ruolo alla stregua di Kvaratskhelia. In realtà, la poliedricità di Jack ne definisce la natura nel sistema di Spalletti. L’evoluzione in chiave moderna di offensive player completo, in grado di cantare e portare la croce, determinando in entrambe le fasi, non è affatto campata in aria, se associata all’ex Sassuolo. Nondimeno, Stojanovic lo tiene bene, limitandone la componente istintiva del suo calcio. Eppure, l’unico tiro scagliato nello specchio della porta del primo tempo è il suo, al culmine di una magistrale azione in catena, sulla destra.

(dal 64’ Elmas: 6,5)

L’equilibratore del gioco, elemento che fa da raccordo, non necessariamente un attaccante esterno puro. Al contempo, una risorsa che parte larga, in grado di rifinire l’azione offensiva. E all’occorrenza svolgere compiti di copertura.

Allenatore Spalletti: 6,5

L’impronta dell’uomo di Certaldo sulla capolista è evidentissima: ridisegna l’assetto con i tre cambi a metà ripresa. Al di là della mossa specifica, appare evidente che in questo Napoli c’è meno frenesia rispetto alla gestione precedente. In ogni caso, pur essendo una squadra propensa al dominio del gioco attraverso il controllo del possesso palla, sfrutta la verticalità che può garantirle giocatori tipo Osimhen o Lozano. Inutile nascondersi: il primato in classifica è meritatissimo, legittimato dalla netta superiorità palesata finora dagli azzurri rispetto alle avversarie di Serie A.  

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