Il Napoli regala tre gol al Crotone. La prestazione degli azzurri, dalla trequarti in sù, è stata davvero devastante. Ma a garantire i tre punti ci ha dovuto pensare un terzino. Forse perchè là dietro hanno fatto veramente a gara per stabilire chi facesse la cappellata più grande, per ridare speranze ai pitagorici.
La vittoria è fondamentale, per continuare ad inseguire il quarto posto. Tuttavia, la prestazione a tratti deludente, lascia diversi dubbi circa l’effettiva forza di questo gruppo. Innanzitutto mentale, alla luce dell’approccio a tratti svogliato ed imbolsito con il quale i partenopei hanno affrontato il secondo tempo.
Insomma, qualche ombra, intervallata da diverse luci. Frutto comunque di giocate individuali. Capaci, in ogni caso, di mascherare il rendimento abbondantemente sotto la sufficienza di qualche giocatore di troppo.
Meret 5,5
Al di là delle tre reti subite, sulle quali non ha particolari responsabilità, trasmette un senso di insicurezza continuo, che certamente non fa bene al reparto arretrato. Resta costantemente inchiodato con i piedi sulla linea di porta. Per una squadra che difende alta, avere un estremo difensore che non accorcia lo spazio alle spalle dell’ultima linea difensiva è un suicidio.
Di Lorenzo 7
Un pomeriggio da assoluto protagonista. Sicuro in fase difensiva e nelle chiusure delle diagonali. Disinvolto nel momento in cui era necessario proporsi in fascia, per dare ampiezza alla manovra avvolgente del Napoli. Senza scomporsi o buttandosi all’arrembagio con sovrapposizioni prive di giudizio. E poi la ciliegina del gol vittoria. Voluto, cercato con prepotenza.
Maksimovic 5
Ripiomba nella mediocrità che spesso e volentieri ne caratterizza le giocate. Se il Crotone rimane in partita fino a pochi minuti dalla fine, c’è tanto di suo. Ovviamente, in collaborazione con il collega di reparto. L’incubo Simy non svanisce. Anzi, lo tiene in affanno. La macchia sul terzo gol risulta indelebile. Un gentilissimo cadeau che era meglio evitare. A salvarlo, gli spalti vuoti. Altrimenti, fischi e pernacchie lo avrebbero assordato.
Manolas 5
Non vince praticamente mai il duello fisico con Simy. Il centravanti copre la palla con maestria e non gliela fa vedere per tutto il match. Però il greco gli lascia ampio spazio. Molle come un budino sul rinvio che genera il primo gol dei calabresi. Inconsistente nell’andare a contrasto sul secondo gol. Incomprensibilmente stralunato.
Mario Rui 6
Si limita a svolgere il compitino, senza infamia né lode. Il Crotone non concede nessuna libertà, si compatta dietro la linea della palla, con i reparti stretti e corti. Magari allargare il gioco sugli esterni avrebbe potuto favorire lo sviluppo della manovra. Ma il terzino portoghese s’è proposto il giusto, creando pochi pensieri. Forse perché la squadra ha preferito sovraccaricare il lato opposto.
Bakayoko 5
Un fantasma. Che fosse lento è risaputo. Ma l’impressione che sia sempre più avulso, mentalmente e fisicamente, da questa squadra appare ormai evidente. Pachidermico a livello di reattività. Svelto di piede, nonché di pensiero, alla stregua di un bradipo. Si avverte quasi angoscia a vederlo caracollare, distante dai compagni e da se stesso.
(dal 17′ s.t. Elmas 6)
Corre, copre, suda e si sbatte. Si guadagna la pagnotta rispondendo presente ogni qual volta viene chiamato in causa. Con lui in mezzo, la fase di non possesso acquista un minimo di equilibrio.
Fabiàn Ruiz 6
Si prende l’onere di iniziare la costruzione dal basso, la manipola, cercando di orientare il palleggio nella metà campo avversaria. Il piedino è fatato, si sottrae alla pressione altrui con qualità, toccando il pallone con quell’eleganza innata. Disegna tracce velenose, arabesca veroniche e dribbling. Danza con la palla. Ma va in difficoltà quando bisogna sacrificarsi nelle chiusure.
Politano 6
Bello da vedersi, punta il diretto avversario con l’evidente intenzione di determinare superiorità numerica con il dribbling. Il fatto che il Crotone sia puntuale nel chiudergli la classica giocata verso il centro, con un’attenzione particolare alla densità in zona palla, suggerisce all’ex Inter di mettersi maggiormente a disposizione di Di Lorenzo. Favorendo le sovrapposizioni del terzino, coprendogli le spalle quando si sganciava.
(dal 17′ s.t. Lozano 6)
Entra subito in partita, neanche avesse l’argento vivo addosso. Sembra pienamente recuperato alla causa. Uno come il messicano, abile ad aggredire la profondità in campo aperto, con il Crotone riversato a caccia del pareggio, ha costretto Cosmi a fare particolare attenzione alle ripartenze del Napoli.
Mertens 7
Non si contano le pezze a colori messe in serie alla fase di possesso degli azzurri. Domina la trequarti offensiva, anima le ripartenze. La mette nel ferro su punizione, estasiando pure il ragno che tesseva la tela, sotto l’incrocio di un esterrefatto Cordaz. Per non farsi mancare nulla, un paio di ripiegamenti, con lunghe corse in diagonale, a contrastare nella propria area di rigore gli attacchi del Crotone, ne legittimano una gara sontuosa, per carattere e spessore.
(dal 28′ s.t. Zielinski 6)
Contribuisce a ridisegnare la squadra occupando solo nominalmente l’abituale posizione di sottopunta. In verità, si sbatte in costruzione, cercando di tenere la palla e favorire il palleggio, per provare a mettere in ghiaccio la vittoria, addormentando il ritmo, abbassando l’intensità e rinunciando ai suoi classici strappi in avanti.
Insigne 7
Quando decide che è arrivato il momento di prendersi la scena con prepotenza, non ce n’è per nessuno. E oggi ha messo subito le cose in chiaro. Omettendo almeno per un attimo l’apporto in fase propositiva, abbondantemente pubblicizzato da gol, assistenze e giocate sontuose, passa in cavalleria, troppe volte trascurata, la elefantiaca mole di lavoro che Lorenzihno si sobbarca nel collaborare con i compagni al giropalla. Senza dimenticare le coperture e tante altre piccole cose, che ne testimoniano l’acquisizione dello status di offensive player completo.
Osimhen 6
Si fa trovare pronto a spingerla in rete, ed è quello che si chiede ad un attaccante: essere al posto giusto quando occorre. Tuttavia, è indubbio che debba lavorare tanto su alcuni aspetti del gioco, affinchè istinto primordiale e movimenti rozzi seppur efficaci, si affinino al punto tale da trasformarlo in un centravanti in grado di spostare gli equilibri. Con evidenti limiti tecnico-tattici. Ed una velocità devastante. Oggi è sostanzialmente un prospetto in divenire.
(dal 45′ s.t. Petagna s.v.)
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