Meret: 6
Imparare ad essere il portiere di una squadra che ormai non si nasconde, ed insegue l’Obiettivo (doverosamente con la maiuscola…), significa pure contribuire, senza tuttavia cercare a tutti i costi di finire sotto i riflettori. L’Airone, con attitudine e costante concentrazione, sbriga l’ordinaria amministrazione.
Di Lorenzo: 6,5
In un contesto tattico orientato ad ampliare la qualità del possesso palla anche attraverso l’uso dei laterali, il capitano inizia a familiarizzare con la possibilità di creare superiorità numerica con le sue conduzioni palla al piede. Saggia la reattività di Carnesecchi, stimolandone due volte i riflessi, con un tiro secco dalla distanza e spizzando un angolo velenosissimo.
Kim: 7
Leader imprescindibile e dominatore dell’aria sulle palle alte, il coreano è quel genere di centrale in grado di trasmettere sicurezza alla retroguardia. Lo si capisce soprattutto dalla volontà di tenere la linea alta. Un atteggiamento che disinnesca Afena-Gyan e Tsadjout, che magari si muovono molto, scambiandosi la posizione. Se il posizionamento è impeccabile, le letture sono eccezionali. Rompe la linea e difende in avanti, facendo la differenza nel rubare tempo e spazio agli attaccanti della Cremonese.
Rrahmani: 6,5
Quando il gioco si fa duro, quelli come Amir decidono di prendersi prepotentemente la scena. Potrà sembrare banale per un centrale difensivo, ma dalle piccole cose si denota la sua importanza. Supporta Kim quando si stacca, coprendolo egregiamente. Controlla uno Tsadjout abbastanza evanescente. Un tantino più ruvido e strutturato Ciofani. Perché lavora con il fisico. Ma comunque la vede poco con il kosovaro.
Mario Rui: 6,5
Piace nella versione tuttofare. Le sue caratteristiche, del resto, offrono svariate soluzioni alla progressione del pallone in avanti. Ovunque si posizioni, riesce a calarsi nella parte in maniera funzionale. Innanzitutto, allineandosi ai centrocampisti al momento della costruzione, garantisce una connotazione fortemente propositiva alla sua partita. Stranamente impreciso in un paio di appoggi, eppure mai svagato. Specialmente quando si tratta di assorbire le scorribande di Sernicola.
(dal 70’ Olivera: 6)
Arzillo e voglioso di andare, con gamba e spirito propositivo.
Anguissa: 6,5
Sempre disponibile grazie all’efficacia e all’intelligenza con cui fa da raccordo tra difesa e centrocampo. Sposta gli equilibri con un’innata propensione alla versatilità, così da fornire un contributo significativo nelle due fasi. Per il camerunese, l’essenzialità è un requisito prezioso.
Lobotka: 6,5
Ha perfezionato talmente tanto quel movimento di risalita dal basso, legato a filo doppio con la zona che occupa in campo, da produrre conseguenze di natura pratica ed emotiva sull’intera manovra degli azzurri, con la sola presenza da metodista puro. Rispetto a chi si ostina a mettergli un uomo addosso per limitarne drasticamente il raggio d’azione, Ballardini preferisce giocarsi la gara senza speculare. E lo slovacco tiene in equilibrio il Napoli, ne coordina il giropalla, mettendo continuamente ordine con disarmante sicurezza.
(dal 85’ Demme: s.v.)
Immeritato il minutaggio limitatissimo che ne sta caratterizzando la stagione. Ma il rendimento di Lobotka finora è stato stellare. Allora il tedesco si cala nella parte del cambio di lusso. Consolida il possesso con calma e pacatezza, veicolando nei compagni una sensazione di tranquillità.
Zielinski: 6,5
Dinamico alla stregua di un mediano portatore d’acqua, elettrico nel saturare i mezzi spazi come una mezzala di tocco e rifinitura. Stasera a proprio agio soprattutto in zone vicino alla porta di Carnesecchi. Si muove tra le linee per ricevere palla sui piedi o suggerire passaggi e soluzioni ai compagni. Il polacco ama la verticalità, che esplora direttamente, con i classici strappi in conduzione. Oppure arretrando, per avere maggiormente imprevedibile. Oltre ad una visuale più completa.
(dal 70’ Elmas: 6,5)
Il giudizio rispecchia l’utilità del macedone ovunque lo metti, a prescindere dal minutaggio. Lì nel mezzo, da mezzala di lotta e di governo, se la cava bene. Ancora meglio, però, da esterno destro del tridente offensivo. Perfetto il timing di inserimento e la rasoiata del definitivo 3-0.
Lozano: 7
In un match complicato, Spalletti gli concede piena fiducia. Contro una Cremonese stretta e corta, infatti, il rischio che correva la capolista era di appiattirsi e farsi schiacciare dalla grande densità cremasca. Schierare quindi un esterno capace di ripartire rapidamente ha rappresentato un valore aggiunto per tentare di manipolare il compatto blocco attestato nella propria trequarti. Per questo motivo sono emerse le comprensibili titubanze di Aiwu nelle scelte da compiere contro El Chucky. Se gli dava agio di attivare i retrorazzi, se lo perdeva. Ma cercando l’anticipo, veniva irretito dal tradizionale stop and go. Insomma, contenerlo una utopia. Salvifica la lunga diagonale di copertura con cui al 9’ scippa il pallone a pochi metri da Meret dai piedi di Vasquez. Ne provoca poi l’amonizione con un altro intercetto difensivo, con immediato ribaltamento, provvidenzialmente fermato dal centrale degli ospiti. Da applausi la serpentina del 52’ con cui si presenta a tu per tu con l’estremo difensore della Nazionale Under 21, che risponde a tono.
(dal 82’ Ndombele: s.v.)
Entra con passo pimpante, altro che garbage time.
Osimhen: 7
Pur se vessato da Chiriches, che l’ha tallonato inesorabilmente, il centravanti partenopeo è riuscito comunque a esprimere fino in fondo il suo proverbiale modo di interpretare il ruolo. Spalletti l’ha trasformato in un offensive player a tratti letteralmente ingiocabile. Perché accorcia verso i centrocampisti, per favorire la fluidità del giropalla. Andando poi in profondità. Spesso svuota il cono di luce centrale, sul lancio dalle retrovie di Mario Rui, obbligando i tre centrali di Ballardini ad adattarsi alla situazione. In definitiva, il nigeriano ha accettato di rimettersi in discussione, per appropriarsi di nuove abitudini e movenze. Questo cambiamento mostra emotività e cultura del lavoro che possiedono solamente i Top. Quelli che poi mettono il sigillo sul loro match, facendosi trovare pronti all’appuntamento con la rete, come il più classico dei rapinatori d’area di rigore, lesti nel tap-in.
Kvaratskhelia: 7
La serata del georgiano racchiude un repertorio ampio di geniali giocate, talvolta veramente irreali, che ne certificano quanto sia talentuoso. Che si isoli sulla sinistra in uno contro uno. Piuttosto che converga verso il centro, affinchè Mario Rui si sovrapponga, è lui l’uomo che raddoppiano. In ogni caso, indipendentemente da come decida di rendersi pericoloso, resta sé stesso. Ovvero ubriaca il dirimpettaio accennando finte di corpo, e poi spostandosi il pallone, per generare separazione. Dunque mette cross tesi e veloci, che tengono sulle spine gli avversari. Evita caparbiamente il corner, non si accontenta e si fa un regalone per il compleanno, sbloccando una gara più complessa di quanto dica il risultato consegnato agli almanacchi.
(dal 82’ Raspadori: s.v.)
Riesce ad avere ugualmente impatto sul gioco pur piazzandosi largo a sinistra.
Allenatore Spalletti 7
Bisogna riconoscere i meriti di Luciano da Certaldo, se il Napoli sta dominando in lungo e in largo la scena, inanellando una striscia di risultati davvero straordinari. L’allenatore toscano studia gli avversari nei minimi dettagli e progetta gli strumenti per trarre benefici dai loro punti deboli. La consapevolezza di poter realizzare un’impresa affascinante crea inevitabilmente pressione. Nondimeno, Spalletti è bravo nel riuscire a conciliare mentalità vincente e scelte di formazione delicate. Scomode, necessarie per scrivere un pezzetto di Storia.
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